Il 48enne di origine rumena, ancora in carcere, ha chiesto di essere processato con rito abbreviato

di Francesca Marruco
BASTIA UMBRA Va verso lo sconto di un terzo della pena il 48enne di origine romena arrestato a gennaio per aver violentato per anni – almeno 5 secondo il capo di imputazione – la nipotina undicenne. I suoi avvocati infatti, Ilario Taddei e Melissa Cogliandro hanno avanzato richiesta di rito abbreviato. Ieri mattina si sarebbe dovuta tenere l’udienza preliminare ma è stata rinviata e il nuovo appuntamento in aula è per novembre. Una storia tremenda che diventa più cupa e orribile a ogni passo in più fatto dalle indagini. L’uomo è accusato non solo di violenza sessuale aggravata ma anche di detenzione di materiale pedopornografico. All’interno del suo telefono cellulare – che aveva provato a ripulire dai messaggi minatori che inviava alla nipotina per costringerla al silenzio – e degli altri supporti informatici che i carabinieri di Assisi – l’uomo e la bimba vicina di casa risiedevano a Bastia – avevano sequestrato era stato infatti trovato materiale pedopornografico da far impallidire pure gli investigatori più navigati. Secondo l’accusa, in particolare, l’uomo deteneva scatti ritraenti parti intime di un bambino, suo connazionale, risultato deceduto qualche anno fa a Roma perché malato, e che, forse, potrebbe essere stato anche lui oggetto di molestie da parte del 48enne. Per quanto riguarda invece l’accusa di violenza su minore, è emerso che l’orco – ancora in carcere a Regina Coeli – minacciava la nipotina, costretta a subire pratiche sessuali irripetibili, e le diceva che se avesse raccontato a qualcuno cosa accadeva, sarebbe morta come lui. E come la bambina di cui le aveva fatto sentire l’audio – una conoscente comune deceduta -, terrorizzandola dicendole che sarebbe andata in cielo come lei se avesse parlato. La spaventava a morte in ogni modo possibile: le diceva che se l’avesse denunciato, lui sarebbe stato in grado, non solo di far morire lei, ma anche di far del male ai suoi familiari.Nel corso delle indagini : il Dna del pedofilo era stato trovato sugli indumenti intimi della vittima. Mentre il profilo genetico della bambina in oggetti, non di uso comune, sequestrati in casa dell’arrestato.

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