Bastia

Via libera del Tar per la demolizione

Mignini – Petrini Accolto il ricorso del Comune contro la Soprintendenza che si opponeva all’abbattimento della vecchia struttura

Possono partire i lavori di recupero dell’area anche se inserita nel Censimento delle architetture italiane

di Flavia Pagliochini
BASTIA UMBRA Potrebbe ripartire il rilancio dell’area Mignini-Petrini nel centro di Bastia, dopo che il Tar ha accolto il ricorso promosso dal Comune nella precedente legislatura targata Lungarotti sulla questione del vincolo che dichiarava l’interesse culturale importante sull’area Petrini-Mignini. Provvedimento di vincolo impugnato anche dalla proprietà che ha visto accolte le sue ragioni. Bisognerà però capire cosa vorrà fare la nuova giunta guidata da Erigo Pecci, visto che l’opposizione oggi maggioranza, a dicembre 2023 votò contro l’ordine del giorno che impegnava la giunta a fare ricorso al Tar. La storia per sommi capi è questa: circa cinque anni fa la proprietà annunciò l’inizio dell’attività di smantellamento totale del complesso industriale, presentando una proposta di Piano di iniziativa mista. Successivamente nel 2022 la proprietà presentò una Scia per demolire subito e solo in seguito presentare un progetto di riutilizza dell’area. Cominciò un giro di pareri e relazioni, fino a quando nel 2023 non venne apposto un vincolo dalla Sovrintendenza fondato sul riconoscimento del sito come “ …elemento identitario connotante fortemente il contesto urbano di Bastia Umbra con il suo skyline …” oltre che sul “…suo rilevante interesse storico-artistico…” sancito dal suo inserimento nel Censimento nazionale delle architetture italiane del secondo ’900 promosso nel 2018 dal ministero della Cultura. Tra le altre cose infatti la proprietà aveva chiesto di demolire il silos ottenendo il sì del Comune, ma la Sovrintendenza aveva detto no, portando quindi anche a un no del Comune. La proprietà fece ricorso impugnando il diniego, sostenendo che non c’erano i presupposti per il no: non si può – la tesi dell’azienda – apporre un diniego perché si vuole avviare un procedimento di vincolo, peraltro in una proprietà privata per vincolare la quale servono maggiori “motivazioni” rispetto a un vincolo sul bene pubblico. E anche il Comune fece ricorso, sostenendo che la Sovrintendenza stesse bloccando la riqualificazione di un centro nevralgico. Il Tar ha accolto tutti i ricorsi, e motivato i motivi dell’annullamento del provvedimento, spiegando tra l’altro, viene chiarito, che la presenza di un’area o un edificio nel “Censimento nazionale delle architetture italiane del secondo Novecento della Regione”, non può essere un presupposto per apporre un qualsiasi vincolo, ma casomai avrebbe potuto, al più, costituire il punto di partenza per lo svolgimento di ulteriori approfondimenti di competenza della Soprintendenza. Ufficio che tra l’altro, interpellato nel 2018, disse che il silos andava demolito e non ricostruito uguale, ma riqualificando l’area.

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