Il rapporto col dg “Milioto mi ha voluto e io ho accettato,poi sul mercato è stato super, prendendo i giocatori giusti”-Pallone d’oro I colleghi lo hanno premiato nello scorso galà e lui si sta confermando anche in Eccellenza
BASTIA – Si sta per chiudere un anno speciale per Rosario Scarfone.Il tecnico ha vinto il campionato e portato per la prima volta nella sua storia il San Venanzo in Eccellenza. Al gala del Pallone d’Oro è stato nominato dai suoi colleghi miglior allenatore dell’anno per la categoria ed è stato così premiato. In estate il passaggio al Bastia e la prima posizione portata a casa, con tanto di titolo di inverno in cassaforte.Il tecnico nativo di Catanzaro è stato messo alla prova dal destino. Poco meno di due anni fa, Scarfone perdeva la moglie Cristina in un tragico incidente stradale. La sorte, per quel che vale, ha aiutato a restituirgli serenità attraverso i risultati conquistati sul campo. Lui sicuramente è stato bravo a non mollare.Il 2011 è stato l’anno di Scarfone.“Calcisticamente parlando -dice il tecnico del Bastia – tante cose sono andate per il verso giusto.Partendo da San Venanzo. È stata una esperienza fantastica.L’impresa che abbiamo realizzato resterà per sempre nella storia,visto che la squadra non aveva mai partecipato al campionato di Eccellenza. Al di là degli impegni sul campo, eravamo riusciti a creare un rapporto speciale tra tutte le componenti.Eravamo partiti per fare un buon campionato. C’era un gruppo solido e collaudato. Ma sicuramente non c’era nessuna pretesa di vittoria finale. Le pretendenti erano ben altre. Però dopo poche partite ho avuto come la sensazione che si poteva raggiungere un traguardo importante”. Quale è stato l’episodio in cui ha capito che quel campionato lo avreste vinto? “Paradossalmente dopo una sconfitta. Un pesante 3-0 rimediato in quel di Orte. Mi ricordo come fosse ieri il rientro negli spogliatoi e il lungo faccia a faccia che ho avuto con i giocatori e i dirigenti. La cosa è proseguita in settimana. Abbiamo parlato fuori dai denti. Coinvolgendo la società. È li che è scattato qualcosa di magico. Che ci ha accompagnato in quella che poi è diventata un’autentica cavalcata trionfale”. In primavera Agostino Milioto le ha fatto una corte serrata e l’ha convinta ad accettare il progetto Bastia. Dopo la prima del girone di ritorno,siete primi e avete staccato la Narnese battendola nello scontro diretto del Comunale. Come è nato questo rapporto con il Bastia? “Si sono fatte scelte oculate. La consapevolezza di fare un certo tipo di campionato c’era. A quel punto abbiamo cercato di reperire sul mercato gente con valori prima umani e poi tecnici. Sia dell’uno che dell’altro vado in cerca quando devo scegliere un giocatore. Oggi mi sento di poter dire che siamo una squadra consapevole dei propri mezzi, che sa bene cosa vuole quando scende in campo”. Dopo un girone intero, cosa possiamo dire di questo campionato di Eccellenza? “Inutile nascondere il fatto che le squadre umbre più blasonate siano per la maggior parte in serie D. Nonostante questo, ci sono buoni giocatori e il livello medio è discreto. Difficile assistere a partite dall’esisto scontato”.Il percorso non è stato però lineare. L’infortunio di Borrelli vi ha complicato i piani…: “Lo stop di Mimmo non ci voleva.Avevamo costruito la squadra puntando forte sull’integrazione tra Pica, lo stesso Borrelli e Battistelli.Perso lui abbiamo provato con Tomeo. Ma anche lui dopo una sola partita ha accusato un infortunio. Qui è salito in cattedra Milioto e ha reperito con Tomassini l’uomo capace di aiutarci in questo frangente”. I suoi allievi la elogiano per il rapporto che riesce a costruire con loro. È cos’anche per lei? “Sono una persona schietta e sincera.
Se ho qualcosa da dire, lo dico in faccia. Senza giri e senza intermediari. Penso che la cosa sia apprezzata. In un mondo in cui forse c’è troppa ipocrisia.
Sincerità, schiettezza ed umiltà.Questo è il mio credo. E questi sono i valori che cerco in un giocatore.Avevo fatto sei anni di serie D ma ho accettato senza problemi di ripartire dalla Promozione.Non ho fatto pesare a nessuno la cosa. Anzi, ho cercato di lavorare ancora di più per tornare a certi livelli”. Con Milioto come è scoccato l’amore? “Anche in questo caso dicendoci in faccia, senza giri di parole, quello che cercavo l’uno nell’altro. È giovane, ma sa di calcio. Oggi posso dire di avere, oltre che ottimo direttore sportivo, un amico in più al mio fianco”.
di SIMONE MAZZUOLI
La carriera In Umbria comincia ad allenare i bambini della Vis Foligno, poi l’ascesa. Sei anni in D prima di San Venanzo
Da calciatore ha giocato con Palanca e Ranieri al Catanzaro
BASTIA – Rosario Scarfone è un classe 1960, nativo di Catanzaro. Proprio nel settore giovanile della squadra della sua città muove i primi passi. Fino alla prima squadra.Era il periodo del calcio scommesse, e Scarfone esordì in serie A quando il suo allenatore era un certo Carlo Mazzone. Compagni di squadra il “mitico” Palanca e l’attuale tecnico dell’Inter Claudio Ranieri. Salutata la massima serie, inizia a girovagare per l’Italia. Conoscendo sopratutto la serie C. Sangiovannese, Monopoli e Turris sono le prime tappe. A Torre del Greco si ferma per quasi un anno a causa di un infortunio al ginocchio. Riprende da Crotone e poi finisce a Venezia. Chiude con il professionismo ed inizia ad allenare. Intanto si stabilisce in Umbria e la sua prima esperienza è con i bambini della Vis Foligno. “È stata una esperienza fondamentale – ricorda Scarfone – quando vedi che hai davanti persone che pendono dalla tue labbra diventi molto più responsabile”. Scarfone passa poi per la formazione allievi del Parlesca e giovanissimi del Deruta. In entrambi i casi riesce a vincere il campionato. Dopo di che arriva una chiamata da Foligno. Per via del precedente tesseramento con il Deruta non può assumersi la carica da solo, e allora viene affiancato da Pino Lorenzo. Chiude la stagione con la salvezza e riparte li anche nell’anno successivo. Entrambi però vengono esonerati a dicembre. Scarfone allora intraprende la carriera “solista”. Parte da Tolentino, in serie D, e vi resta per due stagioni. Approda poi alla Monturanese, sempre in D. Per due anni, dal 2006 al 2008, diventa il selezionatore della Rappresentativa di serie D. Poi rientra in Umbria. Prima per pochi mesi alla Nestor. Poi compie un mezzo miracolo a San Venanzo, riuscendo a salvare la squadra in corsa. L’anno successivo di miracolo ne fa un altro, portando il San Venanzo in Eccellenza. Oggi è il tecnico del Bastia. Ha girato al primo posto dopo il girone di andata,mostrando buon calcio e convinzione di
poter raggiungere quella serie D che manca da diversi anni in casa biancorossa.