Il medico legale Paglicci Reattelli: “Era affetto da cardiopatia ipertrofica”
BASTIA – Un cuore troppo grande per un corpo piccolo come quello di un ubambino di 13 mesi. È quanto sostiene il e medico legale Laura Paglicci Reattelli, perito di parte nel processo perla morte di Edoardo all’asilo “Piccole orme” di Basti Umbra. Imputate la titolare dell’asilo e una delle educatrici, difese dagli avvocati Giancarlo Zuccaccia e Aurelio Pugliese.
Il medico sostiene nella perizia che il bimbo soffriva di una cardiopatia ipertrofica del ventricolo destro, più grande tre volte rispetto al sinistro. E sarebbe stata proprio questa malformazione a provocare una sorta di infarto e la morte del bambino. Il vomito trovato in bocca al piccolo Edoardo e sul lettino sarebbe la conseguenza dell’infarto e delle manovre di rianimazione.
Una ricostruzione che va a sostegno di quella fatta da un altro perito di parte, il dottor Luca Lalli, il quale nella precedente udienza aveva individuato le cause della morte in una variante della morte in culla: la sudg. Cioè una sorta di scarica che parte dal cervello e paralizza il cuore, facendolo smettere dibattere.
Edoardo, di 13 mesi, è morto il 13 marzo del 2008. Era al’asilo, lo avevano messo a letto per il riposo pomeridiano. Erano le 17,30, le maestre lo avevano controllato poco prima e tutto era a posto;poiil piccolo deve aver rigettato e le insegnanti lo avevano trovato con la faccia riversa nel lettino.
Con lui c’erano le maestre ed altri 5 piccoli (in tutto la struttura ospita una ventina di bambini, ma a quell’ora erano quasi tutti a casa). “L’avevamo controllato un minuto prima – aveva spiegato una delle dipendenti – e tutto sembrava a posto. Il tempo di dare uno sguardo agli altri bambini e ci siamo accorte che Edoardo aveva vomitato il latte e non si muoveva più”. I soccorsi erano stati immediati. Mentre la responsabile della struttura chiamava il 118, una delle maestre era corsa in strada a chiedere l’intervento dei pediatri che hanno uno studio poco distante dalla casa d’infanzia.Ma non c’era stato nulla da fare.Chiamato in causa anche il responsabile civile, rappresentato dall’avvocato Marta Covino.di UMBERTO MAIORCA
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