Bastia

UNA FAMIGLIA DI BASTIOLI «DOC»

Lanciotto era profondamente innamorato di Bastia Umbra

Di Francesco Fratellini

BASTIA UMBRA – Da documenti giacenti presso l’archivio del monastero delle suore Benedettine, risulta che già dal 1600 era presente a Bastia la famiglia Lolli. Dopo qualche secolo, il 15 gennaio 1866, da Nicola LOLLI e Barbara PETRINI, nasce Luigi, fondatore, nel 1924, della “Fabbrica Conserve Alimentari Luigi Lolli e Figli”.
Luigi sposò Augusta Emilia FRANCHI da cui ebbe 5 figli: Lanciotto (il primogenito, morto nel 1976), Adelmo (morto a 24 anni nel 1919 per una malattia contratta durante la Prima guerra mondiale), Pietro (ingegnere e Preside di scuola ad ASSISI, morto celibe nel 1988), Nicola (medico presso l’Ospedale di Perugia, morto nel 1987) e Nelda vedova del medico professor Antonio Chiasserini).
La famiglia Lolli abitava in piazza Mazzini 66, proprietaria dell’omonimo palazzo, noto per aver dato i natali a Colomba ANTONIETTI, martire della Repubblica Romana. Il 17 giugno 1944 Luigi morì colpito da una scheggia sul portone di casa, appena si affacciò sull’uscio per vedere l’arrivo a Bastia della prima autoblindo inglese. Insieme a lui perse la vita il titolare della vicina edicola Umberto Plini. E’ alquanto strano che la lapide posta dal comune il 17 giugno 1994 sul palazzo durante le celebrazioni del 50° anniversario del passaggio del fronte, non riporti i nomi dei due cittadini bastioli che in quell’occasione persero la vita quando "un colpo di artiglieria trasformò il giubilo in dolore" come recita la lapide.
Nel 1933 Lanciotto Lolli assume la direzione dello stabilimento ed inizia una fase di espansione i cui benefici si propagarono in tutta l’Umbria attraverso l’indotto, dai trasportatori agli agricoltori. La fabbrica oltre ad occuparsi della lavorazione del pomodoro sviluppò anche reparti collaterali come la falegnameria con i bottai (che oltre a fabbricare le botti per contenere la conserva, provvedevano anche a riparare le cassette di legno per la raccolta del pomodoro nei campi) e quello della stagneria dove la latta veniva trasformata in barattoli con i 2 coperchi.
Quando, purtroppo l’Italia fu teatro della seconda guerra mondiale, lo stabilimento rappresentò una risorsa fondamentale per i bastioli, grazie, tra l’altro, alla possibilità di reperire il sale necessario alla conservazione della carne di maiale, perchè per produrre la conserva e mantenerla inalterata nel tempo era indispensabile l’aggiunta del sale, che era all’epoca quasi introvabile (valeva più dell’oro). La fabbrica ne disponeva in grande quantità e i bastioli poterono usufruirne e superare più facilmente il problema della fame che attanagliò l’Italia in quel periodo.

Un passato da difendere e valorizzare!

A Bastia, sembra che la memoria non esiste e se esiste, si tende a nasconderla. Perché?

BASTIA UMBRA – Finisce qui la prima parte della storia recente di un angolo di Bastia. Affascinante vero? Non credevo che le strade e le pietre della nostra città avessero da raccontare tanto a chi la abita. Eppure è così, dalla lettura di questa breve relazione, si capisce subito che ogni luogo ha una storia e il suo passato è parte integrale del suo essere. A Bastia, però sembra che la memoria non esiste e se esiste, si tende a nasconderla. Perché?
Perchè, sembra, che questa città tenda a occultare, in qualche caso a distruggere, le tracce di coloro che hanno segnato in qualche modo, nel bene o nel male, il suo sviluppo?
La storia di Bastia ha origini antiche, e la sua terra era abitata prima dell’avvento degli Etruschi e dei Romani, per quale motivo dal Medioevo si vuole saltare a piè pari gli anni che l’hanno portata ad essere ciò che è oggi?
Perché ho sentito di qualcuno che sostiene: “qui non c’è nessuna testimonianza del passato da tutelare”?
Se chi ha abitato questo mondo prima di noi avesse usato lo stesso ragionamento oggi non potremmo godere della vista delle Piramidi o del Colosseo.
Ciò che oggi è nuovo tra trecento anni sarà antico e non è mai bene cancellare le tracce del passato, perché è su di esso che si basa il nostro presente e osservandolo attentamente, sapendo distinguere i pregi dai difetti, potremo costruire un futuro migliore per tutti.

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