Salemme e il suo ‘Astice al veleno’ «Tanto teatro e l’Umbria nel cuore»  Il popolare artista sarà in scena al Lyrick sabato e domenica «MI PIACE considerare questa mia commedia un omaggio dichiarato al teatro. Perché ci sono tutti i generi, la farsa, la commedia brillante, il noir, perfino il musical, con sette pezzi scritti da me». Con ironia spontanea e affabile, Vincenzo Salemme racconta il grande ritorno sulle scene umbre. Dopo il recente esordio (ovviamente con il tutto esaurito) nella ‘sua’ Orvieto, il popolare attore napoletano è pronto per la ‘stagione delle meraviglie’ del Lyrick Theatre di Santa Maria degli Angeli. E’ qui che sarà in scena sabato alle 21.15 e domenica alle 17 con «L’astice al veleno», una commedia che Salemme ha scritto e che adesso dirige e interpreta affiancato da Benedetta Valanzano, Antonella Morea e Maurizio Aiello. Le prevendite dei biglietti sono in corso (anche per la cena prima dello spettacolo) con informazioni al botteghino, allo 075/8044359.
Ma cos’è ‘l’astice al veleno’? «E’ il momento clou — racconta l’artista – di una storia d’amore con una punta di noir. Protagonista della vicenda è un’attrice, Barbara, amante delusa del regista dello spettacolo che sta provando in teatro. E’ stanca della situazione, non ne può più così decide di uccidere il regista nel corso di una cena a base di astice, ovviamente avvelenato. Peccato che al posto del regista irrompa un pony espress vestito da Babbo Natale che scombina tutta la storia».  Perché, cosa succede? «Si innescano tanti meccanismi comici: tutto si svolge dentro un teatro e un ruolo decisivo spetta a quattro statue di legno che fanno parte della scenografia, ma che prendono vita e corpo, perché rappresentano l’inconscio. Il tutto è condito dalle incursioni di un astice vivo, che nessuno ha il coraggio di ammazzare. E’ una storia semplice con un finale sorprendente, molto romantico».Ma lei dove prende l’ispirazione per le sue commedie? «In realtà noi non inventiamo niente, sono le storie che ci saltano addosso e la fantasia è una sintesi di quello che abbiamo vissuto. In questo caso ho rielaborato un mio periodo sentimentale, mi identifico molto in Barbara. In genere mi appassiono a un personaggio e mi piace vederlo al centro di una storia».Dopo Orvieto, c’è Assisi. L’Umbria è una tappa fissa nelle sue tournée teatrali..« «Sì, in tutta l’Italia centrale io sono molto amato, ho i teatri sempre pieni. Con Orvieto poi ho un feeling particolare, tutti i miei spettacoli debuttano al Mancinelli: il pubblico è affettuosissimo con me, davvero familiare, mi fa sentire sicuro e protetto».
Oltre che in teatro, lei è spesso e volentieri protagonista anche sul grande schermo… «A me piacciono entrambi, però in teatro mi vogliono più bene e mi dispiace perché anche nei film ci metto lo stesso cuore. Il fatto è che al cinema mi vogliono snaturare mentre in teatro sono davvero me stesso. Il pubblico lo sente e forse per questo mi segue con tanto affetto».  
 
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