STORIE DI GUERRA- A cent’anni della nascita svelato il mistero della morte di Ottavio Rosignoli
IL CAPORALE BASTIOLO Ottavio Rosignoli, nato a Bastia Umbra il 25 maggio 1916, morì prigioniero di guerra in Sudafrica
IL LUNGO SILENZIO I suoi familiari non avevano più saputo nulla di lui dopo la partenza per una guerra lontana dalla propria terra
IL MINISTERO DELLA DIFESA Ha fatto saper che i suoi resti saranno custoditi in perpetuo nel Sepolcreto militare in Sudafrica
di Giovanni Bosi
ZONDERWATER (Sudafrica) – Il momento più toccante è stato quando un trombettiere dell’Esercito Sudafricano ha eseguito il “Silenzio”.Una cerimonia carica di significati quella che si è svolta nel Sepolcreto militare italiano di Zonderwater, a circa 10 chilometri da Pretoria e a 50 km da Johannesburg,in Sudafrica. E’ qui che si trovano i resti mortali dei 25 prigionieri di guerra italiani deceduti durante la loro permanenza nei campi di concentramento del Sudafrica, nel corso del secondo conflitto mondiale e già inumati a Worcester, ormai dismesso. Tra loro c’è anche il caporale Ottavio Rosignoli, nato a Bastia Umbra il 25 maggio 1916, di cui proprio in questi giorni si è celebrato il centenario della nascita. I suoi familiari non avevano più saputo nulla di lui dopo la partenza per una guerra lontana dalla propria terra: ora il ministero della Difesa ha comunicato che i suoi resti saranno custoditi e onorati in perpetuo nel Sepolcreto militare in Sudafrica, dove sono stati definitivamente collocati a seguito della dismissione del Cimitero Militare Italiano di Worcester, resasi necessaria per esigenze ambientali. Alla cerimonia a Zonderwater, dove complessivamente sono inumati 265 soldati italiani, hanno partecipato l’ambasciatore d’Italia a Pretoria, Pietro Giovanni Donnici, e il Commissario generale per le onoranze aiCaduti generale Rosario Aiosa, accompagnati dal console generale d’Italia a Johannesburg Marco Petacco, dal presidente dell’Associazione Zondewater Block ex Pow e dall’addetto per la Difesa all’Ambasciata d’Italia in Sudafrica colonnello Pierluigi Grimaldi, i quali insieme a due carabinieri hanno deposto due corone d’alloro al monumento-altare dedicato a tutti i nostri Caduti. In apertura della cerimonia, il presidente dell’associazione, ingegner Emilio Coccia, ha prima effettuato l’appello nominativo dei 25 caduti (già collocati nelle rispettive cassette-ossario, avvolte nel tricolore) e subito dopo ha personalmente effettuato la tumulazione individuale di ciascun caduto, tra cui Ottavio Rosignoli, ai quali è stato reso il saluto militare ed impartitala benedizione religiosa. Sono seguite la lettura della Preghiera per i caduti e l’omelia di uno dei due sacerdoti presenti. “Gli italiani residenti in Sudafrica mantengono tuttora vivo e partecipe il senso di appartenenza nazionale, riconoscendo proprio negli ex prigionieri di guerra il fondamento morale della loro orgogliosa comunità – ha scritto il generale di Corpo d’armata Rosario Aiosa ai commossi familiari di Ottavio Rosignoli nel messaggio consegnato loro dai carabinieri di Bastia Umbra – l’evento, nel suo complesso, è testimonianza della memoria, dell’ attenzione e della cura chela nazione ininterrottamente rivolge a coloro che hanno sacrificato la vita per il bene della Patria. La presenza dell’ambasciatore, massimo rappresentante della Repubblica italiana, a tutte le fasi della manifestazione commemorativa ha confermato il ricordo, la riconoscenza e l’onore che la Patria conferisce a coloro che per essa hanno dato la vita”. Al termine della cerimonia i numerosi partecipanti, sudafricani ed italiani, dopo aver reso omaggio alle sepolture, hanno visitato la Cappella (a suo tempo costruita dagli stessi prigionieri) e il museo annessi al sepolcreto. “I prigioni erano uomini di fede. Opere che costruirono, come la bella chiesa di Middelburg, lo dimostrano – è stato detto durante la cerimonia – lontano da qui, i loro genitori, le loro spose e i loro figli li attendevano.Molti poterono tornare. Furono prigionieri ed alcuni morirono qui perché vollero obbedire, ma se potessero parlare, ci direbbero: “Non più guerra! Non più sangue! Non più lontani dai nostri cari!”
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