Bastia

Un tempo la benedizione del parroco oggi a Costano servono cani e sirene

Solidarietà alla famiglia Bartolini: “Brave persone”



“Tutto è cambiato dopo il terremoto”
Tanti i residenti già “visitati” dai ladri
Colpi realizzati di giorno e di notte


Simone Lupino
Bastia Umbra


Una volta, quando c’era don Giovanni Castellani (correvano gli anni Novanta), bastava l’acqua santa. Oggi, che il sacerdote non c’è più, no. Servono cani di una certa stazza lasciati liberi in giardino (ormai quelli di taglia piccola svolgono più la funzione del gatto e mettono il muso fuori solo quando i padroni si affacciano timorosi alla porta) e allarmi di ultima generazione. Apparecchiature, queste ultime, in grado di suonare quasi all’istante, anche solo se il passante venisse sfiorato dal pensiero di avvicinarsi a una delle tante ville che costellano la piana sotto la basilica di San Francesco. Una tecnologia molto diffusa a Costano, ma pure a Bastia, Santa Maria degli Angeli fino giù a Cannara. “Il parroco – ricordano i tempi andati marito e moglie dal portico della loro casa poco di fronte a quella dei Bartolini – veniva, dava la benedizione e poi, durante la preghiera, non mancava mai un riferimento contro i malintenzionati. Non un anatema, sia chiaro, perché non si deve mai volere male a nessuno, piuttosto un’invocazione affinché sull’abitazione calasse una protezione particolare”. Poi le cose qui a Costano sono cambiate. C’è stato il terremoto e con la ricostruzione tanti altri problemi che qualcuno dei residenti della zona, senza nascondersi dietro frasi di circostanza, addebita principalmente alla manodopera arrivata da fuori regione. Vecchi stereotipi? No, secondo il vicino della coppia: “E’ inutile fare finta di niente – sostiene lui a bordo della sua auto mentre beve al volo un caffè dentro un bicchiere di plastica prima di tornare a lavorare – in questi ultimi anni è arrivata un sacco di gente. Molti animati dalla voglia di fare, certo, ma tra questi c’era anche chi, io credo, era meglio restasse a casa. Fatevi un giro – esorta l’uomo – e la gente vi potrà raccontare come il numero dei furti è aumentato in maniera impressionante. Si tratta di episodi a cui ci siamo dovuti abituare e per scongiurare i quali siamo stati costretti a prende re le giuste contromisure”.
Costano, Bastia, Santa Maria sono quasi un unico paese. All’incrocio dove via Giovanni Amendola diventa via Fernando de Rosa, a segnare il confine, c’è un crocifisso intitolato al Gesù misericordioso che deve fare i conti con una centralina elettrica piazzata appena sotto. Segno che qui la campagna è sempre meno campagna e sempre più città. Ville basse a perdita d’occhio e poco più giù, non si sa in rispetto a quelli norme visto che siamo in piena zona sismica, un cantiere dove tirano su un palazzone a più piani non meglio definito.
Chi è umbro sa che questa è una delle aree più ricche dell’Umbria, i turisti invece, restano stupiti da tanta magnificenza. Zona prospera, che si regge soprattutto sull’allevamento dei suini. Maiali e ferrari, dicono i maligni. Leggenda metropolitana vuole, infatti, che in questo triangolo si registri il più alto numero di bolidi rossi immatricolati nell’Umbria. Chi non ha un’azienda è un dipendente, e magari non vive in una villetta, ma comunque in una abitazione più che dignitosa costruita con tanti sacrifici. La “differenza sociale” la misuri a vista. Intonacate le case dei primi, con il cemento a vista, invece, e i fili del campanello che non è stato ancora finito di montare (tanto per le rifiniture c’è sempre tempo) quelle dei secondi. A rendere omogeneo il paesaggio due cose: le piastrelle attaccate alle pareti nelle quali ricorre sempre il Gesù misericordioso (chi la appese all’ingresso, chi sotto le finestre, un dono proprio di don Giovanni durante il periodo delle benedizioni) e il fatto che tutti hanno subito uno o più furti. “Se di notte non è il mio allarme a suonare – affermano i più – allora è quello dei vicini”.
Parla il signore che vive sull’incrocio: “Da me – si scalda – sono entrati nel 2004. Noi dormivamo e non ci siamo accorti di niente. Hanno prima rotto la finestra e poi hanno fatto razzia all’interno delle stanze. Al risveglio non abbiamo potuto che constatare l’accaduto. C’ho riflettuto più volte, non credo che in quella occasione ci avessero addormentati. Ma il dubbio che mi ha perseguitato nelle notti a seguire è stato pensare cosa sarebbe successo se ci fossimo svegliati. Come avrebbero reagito? Ci avrebbero fatto del male? E soprattutto, alla vista dei delinquenti, cosa avrei potuto fare?”.
C’è molta solidarietà nei confronti della famiglia che ha subito l’aggressione l’altra notte. “Persone bravissime, gentili – dicono tutti – sempre disponibili. Fanno un sacco di beneficenza. Ma badate bene, non sono di quelli che poi se ne vanno a vantare in giro, lo fanno in silenzio e con discrezione. Questa notizia ci addolora, in fondo qui a Costano è come se ci conoscessimo tutti”. Il legame tra la popolazione è forte, ci si fida uno dell’altro. Le siepi e le recinzioni che segnano i confini sono basse.E’ la fede a tenere insieme la comunità. Come a maggio, quando, durante il periodo mariano, si recitano i rosari in onore della Madonna, un appuntamento molto sentito. Le donne si ritrovano volta per volta in una abitazione diversa e la signora Eleonora Polidori, la moglie di Maurizio, è una delle prime a offrire la propria disponibilità. “Sà – dice una residente – hanno una villa molto grande e non si tirano mai indietro”. Una volta finito di “snocciolare” le preghiere poi tutte le famiglie si ritrovano insieme di notte per la messa nella chiesa del paese. Tradizioni, “sentimento” religioso , che oggi devono fare i conti con una criminalità che bussa alla porta, si introduce e fa paura. Chiedetelo al vicino dei Bartolini.
Da lui i ladri sono passati un paio di volte: “Non siamo tranquilli – racconta l’uomo – né in casa e nemmeno quando siamo fuori. L’ultimo colpo lo hanno   messo a segno durante la sagra della porchetta. Come tutti gli anni io e i miei parenti eravamo andati in piazza per la festa e al ritorno abbiamo trovato la casa svuotata. Di più, non paghi del bottino, avevano portato via dall’interno un sacco di capi di abbigliamento. Pantaloni, maglioni che in parte hanno abbandonato durante la fuga proprio sull’uscio”.
Quella volta i malviventi non si sono fermati neanche davanti alla statua della Madonna, messa lì, nel giardino insieme al cane, a proteggere le quattro mura.


 



IL PRECEDENTE
Rapinato e preso a botte: nel 2004 l’omicidio Masciolini a Ospedalicchio


Ad aprile imputati condannatia 30 anni


PERUGIA – Ad Ospedalicchio, non lontano da Costano dove l’altra sera c’è stata una rapina in una villa, nel settembre 2004, in circostanze analoghe, fu ucciso Lugi Masciolini, di 85 anni. Un omicidio, questo, che era arrivato dopo una lunga escalation di furti e aggressioni che avevano destato nella popolazione molta preoccupazione.
Per questo fatto i carabinieri hanno già individuato i presunti responsabili, tre nomadi italiani che sono stati arrestati nel novembre del 20°5 in altre città italiane dove erano fuggiti. La rapina avvenne intorno alle 23 del 23 settembre 2004. I rapinatori misero a soqquadro l’abitazione dei due anziani ma avendo trovato solo 800 euro li aggredirono con pugni e calci per sapere dove avessero nascosto soldi e preziosi che invece non avevano. Prima di fuggire li legarono alletto e li imbavagliarono e bendarono con del nastro adesivo. Masciolini e la moglie, Maria Ragni, di 78 anni, furono trovati soltanto nel pomeriggio del giorno dopo dal figlio. L’anziano era già morto per le conseguenze delle percosse e soffocato dal nastro adesivo, mentre la moglie, in stato confusionale, era ferita in modo non grave. La sentenza per la rapina che degenerò
nell’omicidio è arrivata lo scorso aprile. vennero accolti in quella circostanza le richieste del pubblico ministero. Per il delitto Masciolini il gup Marina De Robertis ha inflitto trent’anni di carcere a Bruno Albini, 34 anni, originario di Viterno e residente a Città di Castello, Tomas Poropat, 24 anni di Roma, e Francesco Rota, 35 anni di Genova accusati di rapina, omicidio-aggravato e lesioni. Sei anni invece, per Antonio Scozzafava, 27 anni di Crotone che, secondo la ricostruzione accusatoria, quella notte avrebbe fatto da palo e che ha dovuto rispondere solo di rapina.


 



LA TESTIMONIANZA Parla Anna Costantini
 Telecamere nascoste tra scatole di medicinali


«Io barricata in farmacia»


BASTIA UMBRA – C’è una farmacia a Costano. E’ a pochi passi di distanza dalla villa dove l’altra notte si sono consumati la rapina e il sequestro della famiglia Bartolini. E’ una farmacia come tante, ma se sbirciate bene tra le confezioni di medicinali e la bilancia vi accorgerete che in realtà si tratta di un fortino. Ci sono telecamere a circuito chiuso, segnalatori che se li sfiori lanciano subito l’allarme alle forze dell’ordine. “Ci sono caduta una volta in mano ai rapinatori e adesso mi sono tutelata con tutti gli strumenti possibili e immaginabili”. A parlare è Anna Costantini, la titolare. La signora Costantini si riferisce all’episodio di cui è stata protagonista, come vittima, qualche anno fa. In quella occasione fecero irruzione in due. “Erano un ragazzo della zona insieme a un napoletano armati, ma questo lo abbiamo scoperto solo dopo, di una pistola giocattolo. Sapevano bene cosa cercavano. Oltre a portare via tutto l’incasso, sapevano anche che dietro il bancone tengo un cassetto a parte con i soldi liquidi. Uno dei due mi ha anche minacciata, voleva la collana e gli orecchini. Ho cercato di resistere, si tratta di oggetti a cui sono legata dal punto di vista sentimentale, ma lui non ci ha sentito. Mi ha strappato i gioielli dal collo e poi è scappato sol suo compare”. Una rapina annunciata.
Ancora la Costantini: “Il giorno prima del colpo ci avevano chiamato i carabinieri di Bastia, pare avessero avuto una
segnalazione. Chiedevano se l’azione si fosse già consumata, poi venne anche la pubblica sicurezza di santa maria degli Angeli, fecero un sopralluogo per verificare il loro riscontro. Ma ovviamente non trovarono niente che poteva confermare la loro pista investigativa. Ventiquattro ore dopo, invece, a pochi minuti dalla chiusura della farmacia c’è stata questa ‘visita— . I due per la cronaca furono poi arrestati, ma adesso sono già a piede libero. “Il mio rapinatore -conclude la farmacista – è della zona e spesso mi capita pure di incontrarlo per strada. Ogni volta che lo vedo è come se tornassi a vivere quell’incubo. So che tempo a dietro aveva messo a segno un altro colpo a una tabaccheria e anche quell’esercente mi ha confidato che anche a lui è capitato di rivederlo. E’ una sensazione che io non auguro di provare a nessuno, neanche al mio peggior nemico”.

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