Bastia

UN PAESE SPECIALE

IL COMMENTO  Di Gabriele Canè
(tratto da La Nazione del 14-03-2010)
ORAMAI, non ci sono più dubbi: siamo proprio un paese speciale. Speciale e diverso. Diverso dagli altri, e diverso da quello che vorremmo che fosse. Solo in un paese speciale, infatti, può succedere ciò che sta succedendo in queste settimane, in questi giorni e in queste ore. Solo in un paese speciale, in un clima di pericolosa e reale tensione, i leader dell’opposizione pensano e dicono che un allarme (fortunatamente rientrato) relativo all’incolumità del premier, è una patacca. Dal che si deve dedurre che il Presidente del consiglio, oltre a essere un autolesionista che si prende a colpi di duomo di Milano, è pure un truffatore, e palazzo Chigi un covo di contraffattori.

INSOMMA, gente che produce finti attentati, e a tempo perso, forse, anche finte Vuitton. Solo in un paese speciale si intercetta gente che non c’entra con un’inchiesta in corso, che dice cose che nulla hanno a che vedere con l’indagine, ma poi tutto ciò finisce sui giornali anche se molto probabilmente non c’è nessun reato, nessun indagato, ma solo elezioni alle porte. Solo in un paese speciale migliaia di persone vanno legittimamente in piazza per protestare contro un decreto del governo controfirmato dal Capo dello Stato, ma giurano sulla testa dei propri figlioli di non avercela con il medesimo Presidente. Il quale, evidentemente, quando ha firmato non ha letto, o se ha letto non ha capito, o se ha capito è stato vittima di un esorcismo. Povero Napolitano, affidiamolo a Milingo. Solo in un paese speciale si spengono le trasmissioni di informazione politica alla vigilia delle elezioni, poi arriva il Tar e le riaccende. Solo in un paese speciale si vota per eleggere un Parlamento, quando tutti sanno che sono i Tar e i pm che decidono se e quali leggi applicare, senza essere stati eletti da nessuno, ma solo protetti dalla loro casta.

SOLO in un paese speciale il premier è un uomo speciale come Berlusconi, con miliardi e tv, salvo che sono stati i suoi stessi avversari a non aver mai risolto il conflitto di interessi, avendo l’interesse a tener vivo il conflitto con lui. Solo in un paese speciale della tranquilla Europa, c’è un leader come Di Pietro che parla del suo avversario politico come di un nazista contro cui occorre andare in montagna (e nelle piazze) a organizzare la resistenza. Solo da noi il caos è tale che neppure un politologo saprebbe spiegare il senso del momento politico; e se ce lo spiegasse non ci interesserebbe granché, perchè abbiamo il problema più serio di arrivare a fine mese. Solo in un paese tanto speciale, la gente coltiva oramai un desiderio struggente: vivere in un paese normale. 

Tratto da La Nazione del 14-03-2010

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