Bastia

Un museo per non dimenticare

Assisi Documenti, foto e la macchina tipografica che stampò i documenti falsi per salvare 300 ebrei
A Palazzo Vallemani di Assisi un centro per ricordare l’Olocausto

di UMBERTO MAIORCA e ELISA FALCHETTI
ASSISI – Gremita la Sala degli Sposi di Palazzo Vallemani, in via San Francesco ad Assisi, in occasione dell’inaugurazione della “Mostra sulla Memoria” ,presentata ieri pomeriggio. Fra i relatori monsignor Goretti vescovo emerito dell’opera di San Giovanni e promotore con la dottoressa Marina Rosati del progetto, il vescovo di Assisi Nocera e Gualdo Domenico Sorrentino, la  presidente dell’Associazione Italia-Israele Letizia Cerquini, il presidente della Provincia Guasticchi, Gideon Meir, ambasciatrice dello Stato di Issraele in Italia.Una raccolta di materiali, testi e testimonianze che illustrano la storia della città e il ruolo svolto dai cittadini, fra il 1943- 44, in difesa degli ebrei perseguitati ,un percorso fra documenti, anche inediti, provenienti dall’Archivio di Stato e da quello Vescovile.La mostra parla di Don Aldo Brunacci, già fondatore dell’Opera Casa Giovanni che negli anni ha mantenuto viva la memoria, dell’allora vescovo monsignor Giuseppe Placido Nicolini che tirò le fila dell’organizzazione clandestina che,spontaneamente, si era venuta a creare, di padre Rufino Niccacci,padre guardiano del convento di San Damiano, del podestà di Assisi Arnaldo Fortini, del colonnello tedesco Müller, degli ordini religiosi, del frate minore conventuale padre Michele Todde e tutti gli altri che si prodigarono per salvare la vita a tante persone, destinate altrimenti alla deportazione.Uno spazio sarà ovviamente dedicato anche a Luigi e Trento Brizi, i tipografici assisani che stamparono i documenti falsi per gli ebrei ed insieme ad immagini e riconoscimenti sarà esposta anche l’antica macchina tipografica con cassettiere, taglierina e timbri. Questa unione corale di intenti e di sforzi fece di Assisi un punto di riferimento importante, dimostrando quella fraternità francescana che le è propria.La mostra, tutta in doppia lingua (italiano-inglese) si sviluppa su quattro stanze e, oltre agli scritti, prevede anche una parte video con le interviste ad alcune dei protagonisti, raccolte prima della loro scomparsa, che raccontano direttamente cosa fecero per salvare gli ebrei, oltre a degli approfondimenti sul periodo storico. L’iniziativa vuole sì ricordare il passato, ma soprattutto essere un segno per il presente e per il futuro, per i giovani che, conoscendo così la storia,possono comprendere che da una situazione di disperazione e disgrazia possono venire esempi di bene e fraterna accoglienza

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