Bastia

«Un concorso internazionale sul futuro del Convitto»

ASSISI LA PROVOCAZIONE: ‘DOVREBBE ESSERE ABBATTUTO’ L’architetto Alfio Barabani propone alcune soluzioni CONVITTO NAZIONALE: «Abbattiamolo e ricostruiamolo!». «Non sia mai!». Il recente stanziamento di 2.500.000 euro per la messa in sicurezza del complesso diventa occasione di riflessione sull’edificio, realizzato oltre 80 anni fa. L’architetto Alfio Barabani, assisano, ha inviato una lettera ai colleghi proponendone l’abbattimento. «Parliamo di un edificio che non presenta alcun valore architettonico: oggi lo definiremmo un ecomostro — dice Barabani ricordando anche il giudizio di Astengo sul Convitto —. Tutti conosciamo l’enorme dispendiosità dei suoi spazi, quanto sia energivoro e inadatto per una didattica efficace. Credo che spendere tanti soldi in un edificio che rimarrebbe comunque brutto, non funzionale, grande consumatore di energia e con costi di gestione altissimi, sarebbe prima di tutto un errore culturale, senza tralasciare gli aspetti economici, ambientali e funzionali. Perché non facciamo del convitto un’occasione da non perdere? — conclude Barabani — Facciamone un concorso di architettura che preveda la sua demolizione, facciamone un esempio di architettura contemporanea applicando i principi di sostenibilità ambientale ormai diffusi ovunque».
«Grazie al progettista, l’architetto Osvaldo Armanni, niente venne lasciato all’improvvisazione e il risultato ancora oggi appare notevole, incardinato nel tessuto cittadino, esteticamente valido, certamente perfettibile sul piano della funzionalità, ma ben lungi dal poter essere definito ‘ecomostro’ come sostengono coloro che auspicano la totale demolizione per farne un esempio di architettura contemporanea — dice il dottor Pio De Giuli, già amministratore cittadino ed ex convittore —. Sarebbe deleterio, con la perdita, da parte del capoluogo, di un altro importante polo scolastico con 4 scuole per un totale di circa 1200 studenti. Sarebbe necessaria poi una diversa dislocazione, difficilmente immaginabile nelle ristrettezze dell’edilizia scolastica comunale. Già l’esodo forzato da alcuni palazzi monumentali del centro storico (Bartocci, Bernabei, Vallemani), finora praticamente vuoti, ha privato il tessuto sociale della città di una risorsa fondamentale: della linfa vitale dei giovani, allontanando i quali si accentuano i rischi di trasformare Assisi in una città museo, ancor più di quanto non sia già avvenuto».
Maurizio Baglioni

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