L’Unione tornerà a dicembre per i programmi. Strategie nascoste per le elezioni
 
di Pino Di Blasio
PERUGIA — La notizia più importante è che, per l’Unione e soprattutto per Romano Prodi, l’Umbria sta soppiantando gli eremi e i conventi della Toscana come laboratorio per distillare i futuri programmi. In mezzo ai proclami per la schiacciante vittoria, ai brindisi per un risultato inatteso, per quei 4 milioni di elettori, oltre 101 mila in Umbria, che hanno deciso di partecipare all’evento delle primarie, è arrivato anche l’annuncio. Il 5 e il 6 dicembre lo stato maggiore dell’Unione tornerà, molto presumibilmente a San Martino in Campo, per un seminario dedicato al programma. Dopo l’eco suscitata dal primo conclave alla Posta dei Donini, l’appuntamento che ha fatto sedere attorno ad uno stesso tavolo tutti i riottosi alleati dell’Unione, la riunione decembrina potrà essere cruciale per cementare la coalizione in vista delle elezioni di aprile.
La vittoria di Prodi
Ma è giusto anche partire dai dati delle primarie, dalla straordinaria affluenza nei gazebo e nei 354 seggi dell’Umbria, per mandare agli archivi una giornata particolare per la politica. In Umbria ha stravinto Romano Prodi, con il 77,4 per cento dei voti e 78.500 voti personali. Anche nel «cuore verde» d’Italia, l’ex primo ministro e presidente della Commissione Europea ha sintetizzato la voglia di coalizione, la «nostalgia» di un maggioritario che sembra già sepolto, nonostante che la nuova legge elettorale abbia superato solo il primo scoglio.
Ma nemmeno Fausto Bertinotti può lamentarsi dell’esito. Ha ottenuto il 17,5 per cento dei consensi, con 17.791 voti; non ha prevalso da nessuna parte, nemmeno nella «rossa» Gubbio, dove si è fermato al 26,3 per cento. Ma ha dimostrato che, soprattutto nelle regioni rosse, le primarie erano un duello, un confronto a due, più che una disfida tra «sette nani».
Sicuramente però quella percentuale è inferiore allo sbandierato 20 per cento. L’Unione dovrebbe trovare più forza per far pesare con Rifondazione, soprattutto nei momenti cruciali, la forza dei numeri. Non c’è stata la virata a sinistra, nemmeno in Umbria. L’arcobaleno ha conservato i suoi colori primari, non si è tinto di rosso. Anche se, proprio all’interno dell’Unione, da Mastella a Bertinotti, da Rutelli a qualcun altro, si cerca di annacquare notevolmente il messaggio che è arrivato da quei seggi.
Gli altri cinque candidati hanno fatto da comparse, come accade anche nelle primarie americane, quando gli sfidanti cedono progressivamente il passo man mano che si va avanti negli Stati. Di Pietro è arrivato terzo, con l’1,98 per cento, una percentuale che farebbe scattare il quorum con la nuova legge elettorale. Pecoraro Scanio, Mastella, Scalfarotto e la Panzino hanno fatto poco più che da comparse. Con il leader dell’Udeur che se la prende soprattutto con Toscana e Umbria, le terre che gli hanno riservato le delusioni più cocenti.
Le strategie nascoste
Una analisi più approfondita e attenta sul risultati delle primarie sarà fatta oggi da tutti i segretari dei partiti dell’Unione di centrosinistra, nella sede dei Ds. Sarà l’occasione anche per sgombrare il campo da una serie di tentazioni che albergano nelle menti di qualche segretario nazionale. Mastella e l’Udeur dovranno respingere le accuse di chi li vede già futuri alleati dell’Udc di Pierferdinando Casini, probabilissimo candidato premier del centrodestra, nel caso Silvio Berlusconi aspirasse alla poltrona da Presidente della Repubblica. Rutelli e la Margherita, soprattutto i segretari più in vista come Gianpiero Bocci, devono convincere i dubbiosi che la loro «perplessità» verso Prodi è stata fugata da queste primarie. E non c’è nessun piano secondario, per togliere Veltroni dal Campidoglio e schierarlo contro Casini nell’eventualità che i due sfidanti finora indicati si eclissassero.
Rifondazione poi, con Vinti in Umbria, dovrà finalmente accettare un responso delle urne e trarne le conseguenze necessarie. I «sillogismi barocchi» del segretario nazionale, le sintesi giuste che partono da premesse sbagliate, dovranno trasformarsi in un programma condiviso ma non imposto, discusso ma non a colpi di veti. Ce n’è anche per i Ds, ma oggi non hanno dato il fianco a polemiche cruciali.
I segnali in Umbria
« E’ un messaggio da non disperdere, quello delle primarie» secondo la presidente dell’ Umbria, Maria Rita Lorenzetti. «Dalla grande partecipazione popolare e dal vasto consenso a Romano Prodi giunge chiara la sollecitazione a rafforzare sempre di più il candidato premier, a sostenere un programma condiviso ed a presentare una classe dirigente forte che dia garanzie sul futuro governo del paese». Lorenzetti considera «ancor più significativo l’esito delle primarie mentre c’è chi mette mano a cambiamenti nella legge elettorale tendenti a ridimensionare una sconfitta che, proprio dopo l’evento politico di ieri, appare invece sempre più inevitabile». 


I risultati comune per comune della provincia di Perugia

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