Bastia

Ucciso a pugni per la pensione

Proseguono a ritmo incessante le indagini per risalire agli autori della sconvolgente rapina di Ospedalicchio, a seguito della quale è morto Luigi Masciolini. Gli inquirenti, coordinati dal magistrato Manuela Comodi, stanno cercando di recuperare lo svantaggio di 16 ore intercorso tra la rapina e la scoperta del fatto. Ieri intanto è stata eseguita l’autopsia sul corpo dell’agricoltore deceduto, che avrebbe accertato che la morte non è stata provocata da infarto, ma probabilmente dal grave trauma toracico causato dai pugni dei malviventi. La banda sarebbe stata composta da 4 o 5 persone, probabilmente originarie dell’Est europeo, anche se la moglie continua a ripetere che si trattava di “napoletani”. Il movente al momento più certo resta quello del denaro, anche se pare inverosimile pensare che una coppia che conduceva una vita così semplice potesse suscitare bramosie del genere. E una furia così cieca.


Giovanna Belardi
PERUGIA – Ne ha prese tante negli ultimi istanti della sua vita Luigi Masciolini. Talmente tante botte da non aver più una costola integra. E’ questo, per il momento, l’elemento più certo che emerge dall’autopsia, compiuta ieri pomeriggio sul corpo dell’agricoltore di Ospedalicchio deceduto a seguito della rapina messa a segno nella sua casa la sera di giovedì. Un’autopsia, quella compiuta dai medici legali Laura Paglicci Reattelli e Annamaria Verdelli, che, come l’intero caso, si è rivelata particolarmente delicata. Le alte temperature dei giorni passati hanno accelerato il processo di decomposizione e di conseguenza alterato alcuni dati. Nelle prossime ore si saprà con certezza se la morte è stata provocata da asfissia o da arresto cardiocircolatorio, ma a questo punto sembra certo che se si è trattato della seconda ipotesi, data la gravità del trauma toracico riscontrato, questa non è stata provocata da infarto. Luigi Masciolini era sano come un pesce, a fronte dei suoi 85 anni. Non aveva acciacchi e conduceva uno stile di vita che lo aveva preservato dalle complicazioni dell’età. Ci hanno pensato i suoi aggressori a spegnerlo,in una notte di follia. Difficile anche risalire all’ora esatta della morte, che comunque si colloca presumibilmente tra l’una e le tre, poche ore dopo che i malviventi avevano fatto irruzione. Masciolini sarebbe stato preso a pugni, assestati con notevole violenza. Forse quando lo hanno portato in cucina, come dice la moglie, Maria Ragni, che continua a ripetere agli inquirenti, coordinati dalla dottoressa Manuela Comodi, che “l’hanno portato via e gli hanno fatto rovistare tutto. Poi hanno chiuso le luci, mi hanno messo il nastro sugli occhi e io a mio marito non l’ho più visto”. Sembra escludersi quindi sia l’uso di un bastone o di una grossa torcia, usata dai rapinatori per entrare in casa. Maria Ragni, la sopravvissuta, sta meglio e ieri mattina è stata nuovamente sentita dal magistrato. “Sono entrati come i diavoli, hanno acceso le luci, mio marito si è seduto sul letto e continuava a ripetere che in casa non c’erano soldi” avrebbe detto la signora.
Già, il denaro, causa di tanta violenza. Ieri mattina nella rimessa dove Masciolini lavorava e teneva gli animali sono stati ritrovati 600 euro, mentre non è ancora chiaro quanti soldi sarebbero stati portati via. La signora Ragni parla di una somma tra i 400 e gli 800 euro, l’insieme delle due pensioni, in parte spesi, custoditi nel comò. Le condizioni della donna, dal punto di vista fisico sono buone, ma è ancora in stato confusionale. Continua a parlare di “napoletani”, ma in realtà potrebbe aver confuso gli idiomi e fare riferimento a una lingua per lei non nota. In realtà il sospetto è che la banda sia di matrice slava, forse rumena, stando alla ferocia dell’aggressione. “E’ un indagine difficile – ha spiegato il magistrato, la dottoressa Comodi – perchè dobbiamo battere più piste contemporaneamente. Stiamo lavorando giorno e notte, ma c’è da considerare che i malviventi hanno un vantaggio di 16 ore su di noi”. Intanto, martedì alle 16, si terranno i funerali di Luigi Masciolini nella chiesa di San Michele Arcangelo a Bastia.


 


Sopralluogo Al lavoro per trovare un indizio


Gli esperti dei carabinieri setacciano casa e stalla


BASTIA UMBRA – Come una cantilena, come una lezione da ripassare a memoria. Campo, casa, stalla, capanna degli attrezzi, stradino d’accesso. Ogni metro passato al setaccio, ogni metro passato al microscopio, uno, due, tre volte. Venerdì, con l’emozione in gola. E poi ieri a mente fredda. Gli uomini del Ris, il Reparto investigazioni scientifiche dei carabinieri, sono tornati di buon mattino nella casetta di Luigi Masciolini e Maria Ragni. E’ lì che può nascondersi la scintilla per accendere l’inchiesta. E in quella camera da letto dove Luigi e Maria sono stati legati, imbavagliati e picchiati che può scapparci l’impronta che può portare dritti dritti alle belve che sono fuggiti con un pugno di mosche. 0 con un piccolo tesoro. Un mistero anche questo. Di sicuro manca il portafogli di Luigi. E di sicuro non doveva essere gonfio. Lui e la moglie, lui e gli animali, loro e i campi. Una vita semplice, fatta della messa alla domenica nella chiesetta del cimitero. Luigi alla guida dell’Ape giallo e Maria al suo fianco. Fatta della radiolina che racconta le partite di pallone nel pomeriggio del giorno di festa, Luigi appassionato, sportivo. Un portafoglio non gonfio per chi vive di pensione e di lavoro nei campi. Non gonfio perché un buon contadino che si rispetti, e Luigi lo era, spacca il centesimo come gli hanno insegnato i nonni e i genitori. E allora che cercare? Il piccolo tesoro nel barattolo? E’ vero, gli anziani sono un po’ gelosi della loro vita. E se mettono da parte qualche biglietto buono, magari lo dicono ai figli solo alla fine. Da generazioni fanno così. E magari lo hanno fatto anche Luigi e Maria. Ma chi poteva sapere se c’era il barattolo con il tesoro arrotolato? Forse la banda ha girato la pallina della roulette ed ha provato. Attratta dal buio discreto, dall’obiettivo facile.
Anche questo è un rompicapo. Anche il non essere sicuri su quello che poteva trovarsi nella casa color granturco, può essere un vantaggio per chi fugge. Chi insegue cerca un appiglio. Un capello, una sigaretta, un’impronta da confrontare con altre mille di uno schedario. Campo, casa, stalla. Ieri mattina i carabinieri sono entrati anche nel piccolo ricovero degli attrezzi a due passi dallo “stalletto” del maiale. La scala di ferro per salire al piano di sopra è ancora al suo posto. Fuori, dentro ad una bella macchina, ci sono un paio di parenti che tengono lontane le telecamere. I curiosi no. Qui tutti volevano bene a Luigi e in paese c’è solo sconcerto e pietà.
Stalla, casa, stradino, campo, casa. Ieri pomeriggio il Ris ha ripetuto il rito. La chiave di volta per risolvere il rompicapo non può non essere in quella grande casa a due piani.
L.Ben.


 



Lo scenario La banda coperta dal buio e con le vie di fuga libere


Né luce né treni dopo le undici


BASTIA UMBRA – Sedici ore di vantaggio e il buio come amico. Chi ha agito giovedì sera ad Ospedalicchio ha trovato terreno favorevole per un assalto sicuro. Certo, qualche cosa è andato storto. Ma la determinazione con cui la banda è entrata in azione e l’organizzazione con cui si è mossa (perché portarsi il nastro isolante per legare i imbavagliare i padroni di casa se si va alla cieca?), dicono chiaramente che quella rapina era stata preparata. E non è azzardato dire che il buio amico sia stato cercato. A 150 passi dalla provinciale che unisce Bastiola a Ospedalicchio c’è la casa di Luigi e Maria. Due piani di mattoncini di tufo, gli infissi in alluminio e le serrande verdine. Non una villa, come ce ne sono tante a punteggiare la pianura. Sicuramente una casa che non dà nell’occhio. Almeno al passante distratto che si concentra sul salto del passaggio a livello. Difficile vedere quei due piani colo granturco. Anche se ci sono soltanto centocinquanta passi dalla strada alla porta. Centocinquanta passi lontani da occhi indiscreti, soprattutto se si arriva dopo le undici di sera quando il grande faro che illumina il capannone dove si taglia il marmo e la vicina officina per auto, si spegne. A quel punto l’unica difesa restano il servizio di vigilanza notturna a cui una delle due imprese E dopo le undici di sera, diventa facile anche fuggire passando per il piazzale dove sono depositate le lastre di marmo e infilarsi tra i capannoni della zona industriale. Oppure, si può tornare sulla provinciale. Facendo attenzione all’orario dei treni: su quella linea. Poco dopo le 23,30, il passaggio a livello non si abbassa praticamente mai. Per diverse ore. Se chi ha assalito Luigi e Maria ha scelto l’orario del raid soltanto guardando la luna ha pescato un po’ di fortuna che anche a per i balordi non guasta. Se tutto è stato fatto con l’orologio alla mano così come col nastro isolante in tasca, pensare ad un assalto casuale diventa molto difficile. Una casa isolata, non un filo di luce, chi passa dalla strada non può vedere e dentro alla casa due anziani soli. Tessere di un mosaico che si compongono solo con un sopralluogo.


 


II giorno dopo in paese tra la paura e il ricordo di Luigi, l’amico buono


Di notte la gente spranga le porte


Il parroco: ‘E’ assurdo”. Il sindaco. “Più controlli”
Bastia: allarme baby gang, domani dibattito in comune


Luca Benedetti


BASTIA UMBRA – Il vento del settembre che annuncia l’autunno tiene la gente in casa. Ospedalicchio, esterno giorno. Cielo grigio, qualche ragazzo che è uscito prima da scuola e tante macchine.Piazza Buozzi è il cuore del paese. Sul lato corto
c’è la chiesa, parrocchia di San Cristoforo Martire, diocesi di Perugia. Don Claudio Schioppa è il giovane parroco che da cinque anni guida le anime del pugno di case stretto tra Centrale Umbra e campagna. Parla con calma. Ma lo choc che vive la sua gente lo racconta con la semplicità di chi sa arrivare al cuore degli anziani. “E’ terribile. Già venerdì sera al Vespro ne ho parlato con i parrocchiani. Oggi, alla messa delle 11 dirò a tutti di stare uniti. Lo choc è grande ed evidente. Sì, conoscevo Luigi e conosco la signora Maria. Venivano a messa anche qui. E poi gli andavano a benedire la casa, per Pasqua. E’ un brutto colpo, una cosa che non appartiene a questa gente, a questa comunità. Una cosa assurda. Ora la gente ha paura”.
Paura che raccontano anche i vicini della casa degli orrori. Si ritrovano a due passi dal vecchio casello della ferrovia, buttano l’occhio sulla casa di Luigi e Maria. “Gigetto? Era una gran persona. Se lo racconti che è finito così non ci
crede, nessuno. Paura? Certo che ne abbiamo. Stanotte c’è chi ha dormito con le porte sprangate. Ma poi, a che cosa serve…?” Mille dubbi, tante paure e una domanda che rimbalza da venerdì alle tre del pomeriggio. “Perché Luigi e Maria, perché qui”. Un interrogativo che rimbalza anche nella testa di Francesco Lombardi, fresco sindaco Ds di una città, Bastia Umbra, che cresce. Anche ad Ospedalicchio dove la fetta della zona industriale ha portato benessere. Ed è un po’ il simbolo di questa fetta di Nord-est infilato nel cuore dell’Umbria. “La città è cresciuta. Forse troppo in fretta. Non nascondiamoci. C’è un problema di come tenere il tessuto sociale. E in alcune situazioni anche di come tenere sotto controllo la città. Per carità – dice il sindaco – le forze dell’ordine fanno il loro. Però i controlli vanno rafforzati. Ma vedo situazioni preoccupanti. Per esempio la presenza di bande di ragazzini che fanno danni e non va bene. Ci sono situazioni legate alla presenza degli stranieri che in parte sono sfuggite al controllo. Quello che è successo e spaventoso. Per la dinamica e per il cinismo di chi ha fatto certe cose. Ecco, dico che non dobbiamo piegarci al cinismo”.
Parole che forse, domani pomeriggio, rimbalzeranno anche nell’aula del consiglio comunale. Il dibattito è scontato. Anche
perché il tema della sicurezza è diventato materia di confronto dentro le istituzioni non appena chiuse le urne. E adesso si ricomincia. Con una banda in fuga e con un morto da piangere. Martedì pomeriggio, nella chiesa di San Michele Arcangelo, a due passi dal Comune, quando ci saranno i funerali di Luigi Masciolini, morto a 85 anni per difendere la casa, qualche spicciolo e la moglie.


 



I carabinieri: “Dai ladri difendetevi così”


Anziani, decalogo anti balordi


Una campagna dei carabinieri per spiegare ai cittadini, ma soprattutto agli anziani, come difendersi da ladri e truffatori. L’iniziativa è stata presentata ieri e parte in un momento particolarmente caldo. I militari dell’Arma puntano su volantini e depliant per avvisare la gente come difendersi. Il messaggio è soprattutto rivolto agli over 65 sempre più spesso nel mirino dei balordi capaci anche di uccidere per un pugno di euro.
ASSISI – Sono gli anziani l’anello debole della catena. Soprattutto quelli che vivono soli in casa. Come soli erano Luigi e Maria. Anche se tutti i giorni i figli andavano a trovarli. E adesso, i carabinieri, hanno deciso che il loro lavoro non verrà affidato soltanto alle divise e alle sirene, ma anche ad un porta a porta fatto di volantini in cui è scritto un decalogo semplice semplice su come difendersi dalle truffe e dai furti. La semplicità diventa l’arma vincente del messaggio scelto dal Comando provinciale di Perugia guidati dal tenente Renato Gatti. Ieri i primi volantini sono iniziati a girare per Assisi e Bastia Umbra.
A spiegare l’iniziativa è stato il tenente Florindo Rosa, comandante della Compagnia di Assisi.
“Si tratta di volantini e depliant molto semplici ed efficaci in cui raccomandiamo a tutti, ma in particolare agli anziani, come ci si comporta per evitare di cadere nelle mani di ladri e truffatori. Sono consiglio di vita di tutti i giorni che , però, è bene tenere a mente. Volantini e depliant verranno distribuiti non soltanto nei classici luoghi pubblici come possono essere i bar. Ma cercheremo anche di farli arrivare nelle case. Soprattutto nelle case di chi vive solo”.
Il decalogo è in sei lingue, di facile comprensione, per esempio, anche da parte della badanti straniere che si trovano, a volte, vittime di aggressioni né più né meno come le persone che aiutano. Tra le raccomandazioni dei carabinieri quella di non fidarsi di chi arriva, suona il campanello e chiede soldi o magari chiede di controllare qualche vecchia bolletta. E poi il tradizionale appello: quello di chiamare 112, 113 e 117 se si vede qualche persona sospetta sotto casa.
L.B.

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