Bastia

Trilly, operai abbandonati

Tessile: Il sindacato critica le istituzioni locali per la poca solidarietà


Uil: “Scarso interessamento del Comune di Bastia”


BASTIA UMBRA – Non ci stanno gli ex dipendenti di Trilly Confezioni a far passare sotto silenzio l’incredibile anomalia che ha caratterizzato la crisi dell’azienda di Ospedalicchio, un tempo fiore all’occhiello del settore della maglieria umbro. Così, dopo un rimpallo tra azienda e istituzioni, tutti insieme dicono la loro in una conferenza stampa presso la sede della Uil di Bastia. I punti oscuri sulla rovinosa caduta di Trilly sono diversi, e i lavoratori, che da settembre non hanno più percepito gli stipendi, hanno intenzione di fare chiarezza. “Sulla vertenza Trilly si cerca di far calare il silenzio”, hanno ribadito gli ex dipendenti, “E’ una vicenda che ha dell’incredibile, come il non essere riusciti a condizionare il titolare dell’azienda a garantire i diritti più elementari dei dipendenti, ad esempio, la cassa integrazione speciale”. Secondo i dipendenti e il segretario Uil Giorgio Salucci, infatti, nonostante la firma di un accordo tra le parti in Regione, l’azienda non ha inoltrato alcuna domanda di cassa integrazione negli uffici di competenza, ossia alla direzione provinciale del Lavoro e, quindi, al ministero del Lavoro. Tanto che proprio i dipendenti e Salucci hanno tentato una mossa anomala per garantire il diritto; inoltrare essi stessi agli uffici una domanda di cassa integrazione, ovviamente con alcuni vuoti riguardanti i dati dell’azienda che andrebbero eventualmente completati dal titolare. Una situaone che i dipendenti denunciano come anomala rispetto a tutti i altri casi di crisi di un’azienda, ove i diritti minimi sono stati comunque garantiti. “In altri casi e in altri territori regionali, a situazioni analoghe di crisi”, dicono i lavoratori, “la solidarietà delle istituzioni si è fatta sentire, coordinando tavoli di concertazione e consigli aperti. Nonostante ciò il Comune – afferma – l’impressione è di scarso interessamento”. “La nostra richiesta di un tavolo al sindaco”, aggiunge Salucci, “era stata fatta per condividere le linee da seguire, non certo per scaricare le responsabilità”. Quel che è certo, è che i dipendenti non vogliono che la storia della Trilly resti nascosta, che un’anomalia osì stridente non venga messa a acere, rischiando di diventare un recedente gravissimo per tutti i avoratori.


Valentina Antonelli

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