Bastia

Treni, l’hobby del modellismo corre sulle antiche rotaie


La collezione di Adriano Cioci, che conta una cinquantina di modelli in scala, vede alternarsi sul plastico le locomotive più in voga ra gli anni ’70-’80


BASTIA UMBRA – Un hobby, una collezione. La passione del ferromodellismo di Adriano Cioci è una di quelle dove la creatività e l’ingegno si fondono per riproporre uno spicchio dell’Italia, denso di particolari. L’interesse per i treni, avuto sin da piccolo, lo ha portato a costruire un plastico che arreda un’intera stanza. Un ambiente ricco di storia, dove ci si può immergere in quel fantastico mondo evocato dai convogli, tra i suoni e i fischi delle locomotive che hanno percorso le suggestive linee ferroviarie che attraversano l’Umbria e l’Abruzzo.
Una cinquantina di modelli di treni, tutti in scala 1:87, che alternativamente scorrono sul plastico secondo gli impulsi inviati dal computer, programmato ad hoc per far sfrecciare i treni in uso fra gli anni Sessanta e Settanta, quelli più in voga in quell’epoca.


MARIA MAZZOLI


Bastia Umbra


Un hobby che stimola l’ingegno, dove si spazia dall’elettronica, all’informatica, allo studio del paesaggio fino all’ingegneria. Il ferromodellismo è l’interesse che ha trascinato Adriano Cioci in un viaggio a ritroso nel tempo, ricco di storia, dinamico e pieno di creatività. “La passione del ferromodellismo è nata quando avevo 7 anni. A quell’epoca, mio padre mi portò alla stazione Termini di Roma e mi acquistò una locomotiva ‘Rivarossi’ che ebbe l’accortezza di tenerla chiusa a chiave. Quando si ha una età poco matura, spesso si prendono questi modelli come giocattoli. Me la ridiede tra i 12-13 anni. Nel frattempo era nato questo seme, questo grande desiderio di vedere, di toccare le locomotive .
E il sogno finalmente diventò realtà.
“Una volta riavuta tra le mani quella locomotiva ben conservata, nonostante sia un pezzo di 45 anni fa, l’hobby è esploso. Mi fu così data la possibilità di utilizzare una parte di una stanza di casa: lì ho cominciato a fare il mio primo plastico ferroviario, con tutte le brutture e le incertezze del caso”.
Con la scuola, il fidanzamento e la quotidianità stessa della vita, l’hobby ha avuto dei momenti di stasi. Ma, come una fiaccola, è rimasto nel cuore, pronto a riaccendersi in ogni momento.
“Questo è un hobby che a distanza di anni si ripresenta: è come una malattia, per cui andando avanti negli anni, nella maturità, finisce per acquisire una solidità che poi non si lascia più”.
Ha preso così vita l’attuale plastico ferroviario. Iniziato sette anni fa, nel 2001, occupa un’intera stanza di 4 metri per 4, dove è stata posizionata una struttura intorno alla quale ha progettato il plastico. Da dove ha preso spunto?
“Ispirato ad un’area dell’Italia centrale è incentrato nell’epoca che va dagli anni ’60 ai ’70, per cui sia il tracciato sia le stazioni che il paesaggio e anche il materiale rotabile fanno riferimento a quel periodo”. Ci sono alcuni riferimenti che il modellista deve tenere presente quando progetta un plastico? “Sì. Lo spazio che si ha a disposizione, la scelta della scala, che di solito è 1:87, la più frequente nel mondo, e il tipo di paesaggio dove inserire il plastico ferroviario. Altrimenti si cade nella tentazione di costruirlo in vari stili, senza che abbia un’identità”.
Il tracciato è concluso al 100%, mentre lo stato dei lavori del paesaggio è all’incirca al 30%. Molto ancora deve essere autocostruito perché, ad eccezione delle rotaie e dei treni, tutto viene realizzato dalle sue mani di modellista ferroviario. Quanti treni ha?
“La collezione presenta all’incirca una cinquantina di modelli, ma sul plastico in
questo momento ne circolano soltanto una dozzina. La capacità dell’impianto può sopportare, comunque, almeno una trentina di treni. Certo, non tutti contemporaneamente, ma osservando un piano di esercizi dove i treni stessi devono rispettare le precedenze, i segnali. Tutto è comandato da un computer, che io ho programmato, e quindi le locomotive rispondono agli impulsi inviati dal computer”. Locomotive a vapore ed elettriche, automotrici diesel: il movimento che vede l’uno e l’altro convoglio alternarsi sui binari, crea un’autentica e suggestiva atmosfera. Dove ha tratto ispirazione per costruire il paesaggio? “Essendo nato in Abruzzo, dove ci sono delle linee ferroviarie molto belle su cui ho scritto anche dei libri, mi sono ispirato sia all’Abruzzo sia all’Umbria. Quando sono in viaggio sia con l’automobile sia con il treno porto con me sempre la macchina fotografica: se vedo un ponte particolare, uno spaccato di roccia o un prato li immortalo con uno scatto. Poi cerco di riprodurli nel plastico. Mi incuriosiscono anche i fabbricati industriali, le vecchie case cantoniere o monumenti di arte romanica di cui l’Abruzzo ne vanta un bel numero. Nel plastico, ad esempio, figurano due chiese del Duecento che sono delle riproduzioni di chiese vere”.
Quali materiali ha utilizzato per costruire il plastico?
“Per la struttura, il cartone e il legno. Poi, ad esempio, per il rosone ho utilizzato il dentro di un tappo di una bottiglia; per i tetti le confezioni interne delle merendine, quelle tutte ondulate”.
Da un lato questo hobby si può pordare avanti a costo zero, con materiali naturali che si possono riciclare ingegnando la creatività. Dall’altro però c’è il costo delle locomotive…
“L’handicap di questo hobby è che da una parte ha un costo eccessivo e dall’altra il tempo da impiegare, che non viene considerato in quanto passione. Una locomotiva può costare dalle 100 fino alle 500 euro, quindi una collezione di 40-50 treni può diventare impegnativa se il modellista non fa un piano oculato di spesa. Molto è affidato sull’autocostruzione: chi, invece, acquista tutto non è in linea con questo tipo di hobby”.
Tra fischi e rumori, i treni scorrono sui binari simulando alla perfezione tutto ciò che avviene nella realtà. Ci descrive qualche dettaglio?
“I modelli sono dotati di motore, di illuminazione; i vagoni sono allestiti con tanto di personaggi. La nuova generazione ha addirittura il cosiddetto sound, un apparato elettronico che dialoga anche questo con il computer e, quindi, man mano che il treno va in marcia riproduce il rumore del motore, le accelerazioni e le decelerazioni, il suono del fischio e così via”.
Quanto tempo dedica a questo hobby?
“Pochissimo tempo. E’ possibile che scendo nella camera del plastico una volta al mese. Ma questo basta. Rappresenta una sorta di rifugio per riconciliarsi con se stessi, per riflettere. E’ un’attività a cui dedico molto poco tempo e questo giustifica il perché, nonostante l’abbia iniziato sette anni fa, il plastico non abbia raggiunto quella completezza che forse ci si
poteva aspettare”.
Cosa pensa di farci?
“Niente, è un hobby solo per me. Quando vengono a trovarmi amici modellisti ci dedichiamo a ideare tracciati alternativi da sistemare nel plastico. A volte lavoriamo sull’invecchiatura di un modello, così da far intravedere quella tipica usura, ricoperta di polvere, che le locomotive subiscono con il tempo”.


BASTIA UMBRA – Adriano Cioci è autore di diversi romanzi (La prima estate, 1979; Pareti di carta, 1986), biografie (Francesco d’Assisi, 1995), monografie, reportages, guide storico-artistiche e testimonianze. Sue opere sono state tradotte in numerose lingue. E’ fondatore e direttore del Premio Letterario Fenice-Europa. La sua passione per le ferrovie ha trovato concretezza nei volumi: Due ferrovie una storia. Terontola-Foligno. Ellera-Tavernelle (1986), La ferrovia Spoleto-norcia (1987), La ferrovia Terni-Rieti-L’Aquila-Sulmona (1989), La tramvia Terni-Ferentillo (1989), Ferrovie in Umbria (1990), Ferrovie d’Abruzzo: L’Aquila-Capitignano (1991), tutti editi dalla Kronion Libri, quindi La Ferrovia di Teramo-Giulianova (Calosci,1994), Storia delle ferrovie d’Abruzzo (Adelmo Polla editore, 1997), Spoleto-Norcia. Una ferrovia alpina nel cuore dell’Umbria (Calzetti-Mariucci, 1997), Le strade ferrate in Umbria (Columnia editrice, 2001).

Articolo in PDF:

Scarica qui il PDF

Exit mobile version