Bastia

Travicelli, l’indipendente Addio con accuse al Pd

ASSISI NEL MIRINO ANCHE I DIRIGENTI PROVINCIALI «Ho preso troppi voti, è scattata l’invidia contro di me» CLAUDIA Travicelli (nella foto), addio fra le lacrime: ha lasciato il gruppo consiliare del Pd e darà vita, per questo suo secondo mandato da consigliere, ad un raggruppamento indipendente.
«In me c’è tanta tristezza e amarezza: questo è quello che porto via dal Pd — ha detto la Travicelli —, ma non c’erano più le condizioni per lavorare in maniera tranquilla e onorare i miei 524 elettori». Decisione sofferta, epilogo di un percorso travagliato che l’ha vista candidata alle primarie, poi battuta da Carlo Cianetti, poi la più votata fra i candidati per il consiglio comunale. «Ho preso troppi voti, è scattata una grande invidia — ha sottolineato —; ma a farmi prendere la decisione sono stati gli attacchi personali che hanno coinvolto anche la mia famiglia. Starò all’opposizione per la gente; mai in maggioranza». Travicelli ha ripercorso la sua vicenda umana e politica. «Ho preso la tessera a 14 anni, ora rischio la radiazione dal partito al quale mi sento di appartenere, per il quale ho sempre lavorato; ho scritto anche al segretario Pierluigi Bersani per raccontare quello che mi è accaduto» ha aggiunto. Poi i momenti di maggiore tensione legati alle primarie e relativa sconfitta («mi sono messa a disposizione del partito, nessuno voleva candidarsi. Il Pd locale non mi ha sostenuto, le ‘primarie’ vanno fatte con altre regole»); il successo personale a fronte del calo del Pd («è sempre colpa mia, sono sempre il capro espiatorio; anche per questo lascio»). Nella sua disamina la Travicelli si toglie anche qualche altro ‘sassolino’. «Non sono stata io a far fuori Romoli, è stato il partito a non volerlo». E poi ancora. «Ho cercato le firme per le ‘primarie’ prima e per la lista poi, praticamente senza alcun sostegno da parte del Pd. La debolezza della lista? E’stata predisposta in pochissimo tempo; dobbiamo anzi ringraziare chi ci si è messo». Se il partito locale esce male, strali anche per i vertici regionali e provinciali. «Non è possibile che dopo gli attacchi di Romoli nei miei confronti nessuno sia intervenuto — ha detto ancora — e che per i voti ottenuti non ci sia stato un minimo di attenzione, un ringraziamento; felicitazioni che invece sono venuti dal partito a livello regionale. Il Pd ha bisognio di rinnovarsi, stando in mezzo alla gente, ascoltandola, senza pensare a poltrone o incarichi».
Maurizio Baglioni

Nazione-2011-06-04-Pag13

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