Bastia

Traffico di reperti, denunciato antiquario

Antiche opere d’arte vendute a un orafo di Arezzo: nei guai un commerciante di Bastia
RICETTAZIONE 
E’ l’accusa dei finanzieri nei confronti del professionista

 
— PERUGIA —
C’E’ ANCHE P.P., 59 anni, antiquario di Bastia Umbra, tra le persone denunciate nell’operazione «Mecenate». Un blitz condotto dalla Guardia di Finanza di Arezzo, che che ha portato alla scoperta di 44 reperti archeologici di inestimabile valore, con cui un facoltoso industriale orafo — C. E. le sue iniziali, 59 anni — aveva arricchito la sua personale collezione domestica, tra l’ufficio e la villa, una residenza da favola sulle colline alle porte della città toscana.
I reperti sarebbero stati venduti al collezionista da due noti antiquari: C.R., 49 anni, di Viterbo e – appunto – P.P., di Bastia. Perquisendo i magazzini e le abitazioni dei due mercanti d’arte, i finqanzieri hanno rinvenuto altri oggetti antichi di illecita provenienza e i due sono stati denunciati alla procura di Arezzo per ricettazione — non avendo dimostrato la legittima detenzione del materiale archeologico sequestrato — e per violazione del decreto legislativo 42 del 22 gennaio 2004, in base al quale chiunque scopra fortuitamente un oggetto antico, è tenuto a farne denuncia entro 24 ore alla Soprintendenza ai Beni archeologici, al sindaco o alle autorità di pubblica sicurezza. Sia la collezione dell’industriale aretino, sia i pezzi trovati in possesso dei due antiquari sono ora sotto sequestro.


QUELLA dell’orafo aretino era una collezione da far invidia ai più prestigiosi musei archelogici del mondo, se si pensa che uno dei primi reperti in cui gli uomini delle Fiamme Gialle di Arezzo si sono imbattuti — faceva bella mostra di sé sopra la scrivania nell’ufficio dell’imprenditore, come un fermacarte qualsiasi — è la scultura in marmo, che riproduce la corazza dell’imperatore Augusto, sul cui bassorilievo si distinguono scene della vittoria di Roma sull’Egitto. Ma la carrellata di tesori — i reperti più antichi risalgono al VII-VI secolo avanti Cristo, i più ‘recenti’, al secondo secolo dopo Cristo — non si ferma qui: ci sono un busto di felino in tufo di fabbricazione etrusca risalente al sesto secolo avanti Cristo, un intero sarcofago in marmo di epoca romana risalente al II secolo dopo Cristo, un’olla etrusca del VII secolo avanti Cristo, cinque capitelli in stile corinzio risalenti al primo secolo dopo Cristo, numerose urne cinerarie, colonne romane e statue.


A DARE IL VIA all’inchiesta, nell’ottobre scorso, un accertamento di routine sulla contabilità fiscale della ditta orafa di cui è titolare il cinquantanovenne imprenditore aretino. Quando l’industriale ha ricevuto i finanzieri nel suo ufficio, i militari hanno subito notato alcuni reperti antichi che abbellivano la stanza. E, intuendo si trattasse di pezzi autentici, hanno chiesto e ottenuto dalla Procura il via libera alla perquisizione domiciliare. E lì, in quella villa da sogno sui colli sopra Arezzo, è saltato fuori il resto della preziosa collezione. 

Articolo in PDF:

Scarica qui il PDF

Exit mobile version