L’ARTE VIOLATA IL BILANCIO DEI CARABINIERI. A PERUGIA 17 FURTI NEL 2011 SEMBRA la trama di un romanzo, con tutti gli ‘ingedienti’ per uno scrittore: la lite per un patrimonio economico e culturale immenso, un misterioso furto e personaggi altolocati finiti nel mirino della magistratura.
Invece è la vicenda giudiziaria che ruota attorno al destino delle opere di Piero Dorazio, contese tra i suoi eredi, la moglie, la compagna e i figli. Dagli atti depositati dalla procura all’ufficio del giudice per le indagini preliminari si scopre così che sarebbe la ex compagna, la newyorchese Margaret Boberek 63 anni, l’autrice del furto di 25 quadri custoditi giudizialmente nell’abitazione-studio del maestro a Todi per un milione di euro. E che sarebbe stata favorita da una cancelliera della sezione distaccata di Todi, Linda Varini (ora impiegata al tribunale di Foligno) che avrebbe fatto sparire il filmato depositato da Justin Dorazio in tribunale per immortalare lo stato dei luoghi e tutte le opere che aveva lasciato il padre in eredità alla sua morte, nel maggio del 2005. L’ultimo imputato per il quale la procura ha sollecitato il rinvio a giudizio è un antiquario fiorentino, Roberto Casamonti, titolare della Galleria Tornabuoni. E’ accusato di ricettazione: avrebbe venduto — è l’accusa — uno dei quadri rubati di Dorazio a un privato — il ‘Dipinto nel cuore rosso’ — per 40mila euro, sostenendo che proveniva da una galleria di New York.
Secondo la ricostruzione accusatoria, in particolare, il tribunale di Todi, su istanza di Allegra Dorazio, sigillò tutti i beni del maestro al fine di inventariarli per procedere poi alla ripartizione tra gli eredi. Ma tra febbraio e luglio del 2006 venti tele sparirono, stessa sorte per altre cinque scomparse qualche mese dopo. In quella casa — ricostruirono gli agenti della sezione di polizia giudiziaria — abitava Boberek, già convivente di Dorazio.
L’altro figlio del maestro, Justin aveva però girato un filmato, riprendendo uno ad uno tutti i dipinti del padre, e aveva depositato la cassetta in tribunale proprio per evitare eventuali sottrazioni.
E qui entra in scena la cancelliera, accusata di favoreggiamento, peculato e simulazione di reato.
Il 7 maggio la donna denuncia ai carabinieri il furto della sua borsa lasciata nell’auto parcheggiata, dove aveva riposto la cassetta di Dorazio junior, che invece doveva essere nella cassaforte del tribunale. Ma Varini si rivolge all’Arma — le contesta ora la procura — solo dopo che il giudice di Todi aveva autorizzato uno degli eredi a estrarre copia del documento video. Un documento che avrebbe immediatamente portato alla luce l’ingente furto.
Ieri mattina si sarebbe dovuta svolgere l’udienza preliminare ma a causa di un problema procedurale è slittata al 12 aprile prossimo.
La vicenda, maturata tra il 2006 e il 2007, è quasi avvincente e le storie dei personaggi si intrecciano con un’altra inchiesta ancora aperta in procura per la sparizione di altri 8 quadri del maestro di cui si sarebbe, almeno in parte, addebitata la responsabilità la cancelliera Varini, difesa dall’avvocato Duccio Caparvi. Quadri e stampe che, a loro volta, sarebbero state rivendute a tre avvocati di Deruta e Bastia. Alcuni invece — secondo quanto emergerebbe sempre dal racconto della Varini — sarebbero finite nelle mani di un gallerista toscano.
Un pezzo di storia ancora da scrivere.
Secondo la ricostruzione accusatoria, in particolare, il tribunale di Todi, su istanza di Allegra Dorazio, sigillò tutti i beni del maestro al fine di inventariarli per procedere poi alla ripartizione tra gli eredi. Ma tra febbraio e luglio del 2006 venti tele sparirono, stessa sorte per altre cinque scomparse qualche mese dopo. In quella casa — ricostruirono gli agenti della sezione di polizia giudiziaria — abitava Boberek, già convivente di Dorazio.
L’altro figlio del maestro, Justin aveva però girato un filmato, riprendendo uno ad uno tutti i dipinti del padre, e aveva depositato la cassetta in tribunale proprio per evitare eventuali sottrazioni.
E qui entra in scena la cancelliera, accusata di favoreggiamento, peculato e simulazione di reato.
Il 7 maggio la donna denuncia ai carabinieri il furto della sua borsa lasciata nell’auto parcheggiata, dove aveva riposto la cassetta di Dorazio junior, che invece doveva essere nella cassaforte del tribunale. Ma Varini si rivolge all’Arma — le contesta ora la procura — solo dopo che il giudice di Todi aveva autorizzato uno degli eredi a estrarre copia del documento video. Un documento che avrebbe immediatamente portato alla luce l’ingente furto.
Ieri mattina si sarebbe dovuta svolgere l’udienza preliminare ma a causa di un problema procedurale è slittata al 12 aprile prossimo.
La vicenda, maturata tra il 2006 e il 2007, è quasi avvincente e le storie dei personaggi si intrecciano con un’altra inchiesta ancora aperta in procura per la sparizione di altri 8 quadri del maestro di cui si sarebbe, almeno in parte, addebitata la responsabilità la cancelliera Varini, difesa dall’avvocato Duccio Caparvi. Quadri e stampe che, a loro volta, sarebbero state rivendute a tre avvocati di Deruta e Bastia. Alcuni invece — secondo quanto emergerebbe sempre dal racconto della Varini — sarebbero finite nelle mani di un gallerista toscano.
Un pezzo di storia ancora da scrivere.
Erika Pontini
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