Rapporto Ispra, Perugia tra le città peggiori del 2021: in dodici mesi ha fatto fuori 130mila metri quadrati «Un incremento che rende sempre più calde le nostre città: hanno valori superiori di ben 3 gradi alla campagna»
PERUGIATra il 2006 e il 2021 l’Umbria ha perso 2.636 ettari di suolo naturale o seminaturale, con una media di 162 ettari all’anno, con un danno economico pesantissimo. È la fotografia del consumo di suolo in Italia del Rapporto Snpa 2022. La perdita, si legge, è avvenuta «a causa principalmente dell’espansione urbana e delle sue trasformazioni collaterali che, rendendo il suolo impermeabile, oltre all’aumento degli allagamenti e delle ondate di calore, provoca la perdita di aree verdi, di biodiversità e dei servizi ecosistemici».Purtroppo tra le città-capoluogo peggio messe c’è Perugia: tra i comuni, infatti, Roma conferma la tendenza dell’ultimo periodo e anche quest’anno consuma più suolo di tutte le altre città italiane: in 12 mesi la Capitale perde altri 95 ettari di suolo. Inoltre, Venezia (+24 ettari relativi alla terraferma), Milano (+19), Napoli (+18), Perugia appunto (+13 ettari, pari a 130mila metri quadrati), e L’Aquila (+12) sono i comuni capoluogo di regione con i maggiori aumenti. Evidente la reazione delle associazioni ambientalisti e di quelle dell’agricoltura, che gridano allo scandalo e sottolineano come anche questo sia uno dei fenomenti che sta comportando l’aumento costante delle temperature (l’estate che stiamo vivendo ne è un esempio lampante). In totale il suolo consumato dal cemento in Umbria è pari al 5,27 per cento (la media italiana è del 7,13), con la provincia di Perugia che è al 5,48% e quella di terni al 4,65. Le due città però hanno risultati diversi da quelli provinciali: anel capoluogo umbro la percentuale di suolo cottratto al verde è dell’11,34%, mentre è del 12,62 a Terni. In termini percentuali è Bastia però la città con più cemento: il 26% del suolo è infatti adibito a costruzioni o coperture artificiali, poi c’è Corciano (14,82) dove continua la politica espansiva dei centri commeciali, sul terzo gradino Terni, poi Perugia, Citerna e Deruta, entrambe oltre il 10 per cento. Certo, nel 2021 è vero che Perugia ha consumato 13 ettari di terreno, ma ci sono anche Gualdo con 11, Spoleto con 10, Valfabbrica con 8 e Corciano con altri 7 ettari. Poi Orvieto, Todi e Città di Castello (6 ettari) e Assisi-Magione con 5. «Tale incremento – si sottolinea nell’indagine di Ispra – contribuisce a far diventare sempre più calde le nostre città, con il fenomeno delle isole di calore e la differenza di temperatura estiva tra aree a copertura artificiale densa o diffusa che, rispetto a quelle rurali raggiunge spesso valori superiori a 3 gradi nelle città più grandi». Va aggiunto che il 25% dell’intero suolo consumato è rappresentato dagli edifici, mentre un aspetto significativo riguarda l’installazione di impianti fotovoltaici a terra eli scenari futuri previsti per la transizione ecologica prevedono un importante aumento nei prossimi anni di questa tipologia di consumo.

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