E’ uno dei collaboratori del titolare del diving. Ieri l’analisi delle altre 23 bombole: in tutte tracce di monossido

PERUGIA -Avvisodi garanzia per un collaboratore del titolare del diving che ha fornito le attrezzature ai tre sub umbri morti alle Formiche.
A quanto pare l’uomo avrebbe aiutato a riempire le bombole.Ora gli indagati salgono a due: il proprietario del diving (Motrone) e il suo collaboratore,ma nessuno deidue è stato ancora ascoltato dal pm Pizza.Tutti e due, invece, erano stati sentiti poche ore dopo la tragedia ma solo come persone informate sui fatti. Fatti tragici, si ricorderà, che nell’arco di una manciata di minuti portarono alla morte di Fabio Giaimo, Enrico Cioli e Gianluca Trevani.
Le indagini e i rilievi sono ancora in corso, ma ad uccidere i tre sarebbe stato il monossido di carbonio aspirato.Già le autopsie effettuate il 13 agosto avevano contemplato,tra le ipotesi, che i tre sub potessero essere morti avvelenati.Una quantità tale di monossido che non avrebbe lasciato loro alcuna possibilità di salvezza. E ieri l’altro,prendendo in contropiede anche gli avvocati delle famiglie delle vittime e del titolare del diving, sono iniziati gli accertamenti su barca e compressori. I periti hanno fotografato la zona in cui si trovavano i compressori (già spediti per ulteriori analisi).
Le foto servirebbero, a quanto si apprende,astudiare l’effettiva posizione,utile a verificare una secondaipotesi:ovverose il monossido sia entrato nei tubi – durante il rifornimento – direttamente dai fumi di scarico di una barca vicina oppure di un camion fermo al porto. Oppure – ipotesi che nelle ultime ore sembra prendere forza – dallo stesso motore del compressore. Ipotesi tutte ovviamente da provare.Leperizie sonoproseguite ieri mattina e hanno riguardato le altre bombole: 23 in totale.L’accertamento era finalizzato a individuare o meno la presenza di monossido. E per farlo i periti
hanno collegato ogni tubo a due identici rilevatori, uno a un capo e uno all’altro. La conclusione è stata che in tutti i tubi era presente monossido, anche se non in quantità simili. Una contestazione è stata sollevata e fatta mettere averbale dall’avvocato Lottini, legale del titolare del diving: “In 5 bombole – spiega – uno dei due rilevatori ha rilevato la presenza di monossido mentre l’altro ne ha segnalata l’assenza totale. Per cui ho chiesto, nel caso delle 5 bombole in questione, come mai non fosse stato preso come riferimento principale il risultato ottenuto dal rilevatore che ha segnalato la totale assenza di monossido.Sono risposte che qualcuno dovrà fornire”. Nei prossimi giorni sono in programma altre perizie.
Apartire da domani i tubi smontati verranno portati in una ditta diVicenza che sioccupa dell’analisi dei compressori. Lì verranno rimontati per ricreare per quanto possibile le condizioni del 10 agosto,anche se ovviamente la situazione climatica ora è diversa. Il giorno successivo entrerà in gioco una ditta ligure specializzata nella costruzione di computer subacquei,mentre l’11 sono in calendario gli accertamenti già decisi da tempo sul resto delle attrezzature.L’anticipo sui tempi si è reso necessario solo perpoter salire a bordo della barca e scattare le foto per individuare la posizione
esatta deicompressori.Un anticipo che, come detto, ha preso tutti in contropiede: “Io sono stato avvisato alle 10 per iniziare alle 11”, ha detto l’avvocato Lottini. Nei giorni successivi alla tragedia era stato lo stesso legale a presentare un’istanza per chiedere che l’analisi venisse estesa a tutte le bombole e non solo a quelle utilizzate dai tre sub umbri.
Beatrice Masci

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