A BASTIA UMBRA ASSOLDO’ CON UNDICIMILA EURO DUE «PICCHIATORI» PER PESTARE L’AMANTE
PERUGIA –UNA SPEDIZIONE punitiva contro un uomo che si era invaghito di lei, gioielliera 33enne di Bastia Umbra, e che voleva che lasciasse il fidanzato ufficiale altrimenti avrebbe rivelato la loro ‘tresca’ anche ai suoi genitori. Una brutta storia finita con un ‘amante’ pestato. Ma a lei, ritenuta la «mandante», il tribunale ha applicato la pena meno severa: assolta dalla rapina, condannata a un anno e sei mesi per le lesioni e il danneggiamento dell’auto.
STESSA ‘sanzione’ per il complice (pena sospesa) che era stato incaricato di reperire i ‘picchiatori’ che dovevano entrare in azione. Reato derubricato in rapina tentata – condanna a due anni e sei mesi di reclusione – nei confronti dei due romani assoldati per vendetta.
SECONDO l’accusa, in particolare, la gioielliera avrebbe pagato 11mila euro per picchiare la persona offesa, alla quale era stata danneggiata l’auto con una spranga e portati via (è la ricostruzione della Procura) ottomila euro dal vano portaoggetti. Tutto questo mentre la vittima si trovava insieme alla gioielliera. Al termine della spedizione i due «picchiatori» erano scappati a bordo di una Smart, ma le indagini avviate dal commissariato di Assisi e dalla squadra mobile, anche attraverso le intercettazioni telefoniche, avevano permesso di risalire agli imputati. L’uomo aveva riportato un trauma cranico e altre ferite giudicate guaribili in sei giorni. Per quel che riguarda, invece, i danni all’Audi, tra vetri rotti e carrozzeria ammontavano a più di 5.000 euro.
MA I GIUDICI hanno ritenuto che la gioielliera fosse responsabile delle botte, non della ‘rapina’ di denaro. Il tribunale ha condannato gli imputati a risarcire, in sede civile, la parte offesa. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Brusco, Roberto e Francesco Massatani, Anna Maria Bruni, Francesco Lamonica e Alessandro Bacchi.
STESSA ‘sanzione’ per il complice (pena sospesa) che era stato incaricato di reperire i ‘picchiatori’ che dovevano entrare in azione. Reato derubricato in rapina tentata – condanna a due anni e sei mesi di reclusione – nei confronti dei due romani assoldati per vendetta.
SECONDO l’accusa, in particolare, la gioielliera avrebbe pagato 11mila euro per picchiare la persona offesa, alla quale era stata danneggiata l’auto con una spranga e portati via (è la ricostruzione della Procura) ottomila euro dal vano portaoggetti. Tutto questo mentre la vittima si trovava insieme alla gioielliera. Al termine della spedizione i due «picchiatori» erano scappati a bordo di una Smart, ma le indagini avviate dal commissariato di Assisi e dalla squadra mobile, anche attraverso le intercettazioni telefoniche, avevano permesso di risalire agli imputati. L’uomo aveva riportato un trauma cranico e altre ferite giudicate guaribili in sei giorni. Per quel che riguarda, invece, i danni all’Audi, tra vetri rotti e carrozzeria ammontavano a più di 5.000 euro.
MA I GIUDICI hanno ritenuto che la gioielliera fosse responsabile delle botte, non della ‘rapina’ di denaro. Il tribunale ha condannato gli imputati a risarcire, in sede civile, la parte offesa. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Brusco, Roberto e Francesco Massatani, Anna Maria Bruni, Francesco Lamonica e Alessandro Bacchi.
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