Scontri Bastia-Foligno, il giovane in carcere con l’accusa di tentato omicidio si difende davanti al gip
di Alessandra Borghi
PERUGIA – Tre ore di interrogatorio in carcere per il ventisettenne arrestato con l’accusa di tentato omicidio ai danni di un supporter dei
Falchetti durante la rissa scoppiata tra opposte tifoserie il 6 aprile,davanti allo stadio di Bastia Umbra. Tre ore, dunque, in cui il gip Lidia Brutti
ha incalzato il bastiolo – assistito dagli avvocati Luca Maori e Delfo Berretti – da cui voleva anzitutto sapere se avesse “visto” la persona colpita
dal sasso che si presume lanciato proprio da lui. Perché il problema sta tutto lì. Nella ricostruzione di quel lancio.Secondo l’ordinanza di custodia
cautelare, il ventisettenne ha posto in essere atti idonei e diretti “in modo non equivoco” a cagionare la morte del supporter avversario, e la morte è ritenuta scongiurata”per fatti indipendenti dalla sua volontà”, individuati,in pratica nei soccorsi sanitari tempestivi e appropriati prestati al ferito. In base alle testimonianze raccolte dalla polizia (commissariato di Assisi e Digos, senza dimenticare l’apporto dei carabinieri di Bastia Umbra, che erano preposti, come da prassi, al controllo della tifoseria ospite), nessuno avrebbe osservato la scena del lancio dall’inizio alla fine,potendo quindi indicarne con certezza l’autore. Un tifoso del Bastia ha detto di aver visto passare sopra la sua testa un grosso sasso che colpiva un supporter del Foligno e lo faceva cadere a terra, all’apparenza privo di sensi. Ma il nome del ventisettenne spunta il 7 aprile, a scoppio ritardato, si direbbe, quando qualcuno si rende conto di non aver detto tutto ciò che sa e sceglie di rimediare.Così emerge la circostanza di un incontro avvenuto fra i bastioli, dopo la violenta rissa, in occasione del quale lo stesso ventisettenne si sarebbe dimostrato preoccupato per la persona rimasta ferita, alludendo anche al lancio di un sasso da parte sua.Ma ieri il giovane finito in carcere si è difeso con forza, ribadendo quanto già contenuto in due verbali.Scappava perché c’erano gli scontri,sarebbe stato raggiunto da un sasso alla gamba e “con un gesto di rotazione del busto” lo avrebbe rilanciato.”Non ho tirato il sasso in modo frontale”, avrebbe detto, riferendo e addirittura mimando l’azione. Parole, le sue, secondo la difesa collimanti con quanto detto dal teste che ha visto “volare sulla sua testa” la pietra.”Una traiettoria a parabola -precisa l’avvocato Maori – che esclude che l’autore del lancio avesse preso la mira”. “E’ stato un gesto irrazionale e immotivato. Non volevo ferire, né tantomeno uccidere”,ha anche affermato in lacrime il giovane, che si è dichiarato “arcipentito, nella maniera più assoluta”. Inoltre,non saprebbe se il folignate che per giorni ha lottato tra la vita e la morte sia stato colpito proprio dal suo sasso; con lui, comunque, non avrebbe mai intrattenuto rapporti: “Mai conosciuto, né visto”.Davanti al gip ha parlato anche del messaggio lanciato su Facebook il giovedì precedente il match Bastia Umbra-Foligno da un profilo a lui a prima vista riconducibile e, in base a quanto risulta alla polizia, chiuso dopo i fatti.Un messaggio(” Domenica le m…arriveranno…Noi saremo lì che li aspettiamo! Il vero bastiolo sarà lì che aspetterà!”)che per gli inquirenti è sintomo del clima all’origine degli scontri.Secondo il giovane, invece, “era solo un modo goliardico per far venire tutti allo stadio per celebrare i 90 anni del Bastia Calcio”.