Bastia

Sognano in cinque ma il posto è uno

Università.  Ressa, al centro congressi di Umbria Fiere, per prendere parte alla prova

In 1,542 ai test di ammissione alle professioni sanitarie: ne entreranno 298

PERUGIA – Un domani saranno ostetriche, infermieri, fisioterapisti, logopediste e radiologi. Per il momento sono in fila, a cullare il sogno di riuscire a superare il test di ammissione al corso di laurea che potrebbe garantire loro un lavoro. Ore 7,30, ingresso del Centro Fiere di Bastia Umbra, padiglione concorsi. E’ un popolo di aspiranti – in tutto 1.542 le domande registrate per i corsi di laurea delle professioni sanitarie anno accademico 2009-2010 – sul quale il sole di settembre splende deciso. Saranno in 298 a conquistare l’agognata ammissione al corso di laurea in Infermieristica. Le sedi di Perugia, Foligno, Città di Castello e Terni, con 75 posti ciascuna, li attendono. A Ostetricia gli ammessi al primo anno saranno 32, mentre per Fisioterapia, Logopedia, Tecniche di Radiologia e Tecniche della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro i posti in palio sono rispettivamente 29, 25, 28 e 22. 1142% di aumento rispetto allo scorso anno conferma un trend già sancito dal boom di domande per le professioni mediche: la sanità come risorsa occupazionale. Almeno nelle speranze di molti giovani. Marta Clementoni, 20 anni, è al suo secondo tentativo di diventare fisioterapista. I mesi estivi li ha passati a studiare. A preoccuparla ora sono soprattutto gli 11 quesiti di fisica e matematica. “Ho un po’ paura ma ho studiato e ci provo” confessa Elisabetta Spinarelli, 19 anni. Lei vorrebbe diventare logopedista per poter lavorare con i bambini. Che esistesse questa professione l’ha scoperto navigando in internet. Per Alessandro Roman, 19 anni, l’ispirazione è arrivata osservando il fisioterapista “che ha aiutato mio nonno quando stava male”. Ma i ragazzi non si fanno illusioni. Dovesse andar male, ci sono sempre Lettere e Agraria. Sveglia alle 6 per Giulia Pietrella e Noemi Posti, diciannovenni ex compagne di scuola e fresche di maturità all’Itas Giordano Bruno di Perugia, indirizzo biologico-sanitario. A Noemi, estate passata sui libri e ora un po’ di emozione per la prova che l’attende, piacerebbe diventare radiologa. “E’ una professione che mi immagino di poter fare” spiega. Giulia, invece, ha optato per fisioterapia. E dopo gli esami di maturità c’è stato tempo anche per un po’ di meritato riposo visto che la preparazione scolastica lo consentiva. Non si arrende Romina Fregnella, 25 anni di Todi, e affronta anche quest’anno con grinta e ottimismo la sua terza prova d’esame per diventare infermiera. “La difficoltà è sempre la chimica. Nel frattempo lavoro come cameriera e non ho molto tempo per studiare. Mi piace aiutare la gente. Speriamo bene”. Martina Capitanucci, 20 anni di Terni, è seduta su un muretto e ripassa gli appunti. Questo suo è il secondo tentativo di aggiudicarsi un posto ad Ostetricia. “Ho studiato molto ma quando sei lì ti dimentichi di tutto” confida. La bestia nera è ancora una volta la chimica, anche se le domande di cultura generale fanno lo stesso un po’ paura. Comunque il sogno, quello vero, è un altro. “Avrei voluto fare la pediatra ma medicina sembra impossibile e io mi sono fatta scoraggiare”. Umore sotto le scarpe anche per gli altri candidati che le siedono accanto: “Siamo in tanti le speranze sono poche”. Per Aila Biagetti, 19 anni di Foligno, diplomata all’Istituto d’Arte, l’aspirazione di diventare fisioterapista rappresenta un cambio di rotta. Il grande sogno è e rimane psicologia ma a Perugia non c’è. Intanto lei quest’estate si è concentrata su chimica e biologia. Il suo ragazzo, Cristiano Pambianco, le siede accanto e le fa da “supporter”. A 24 anni, diploma di terza media e varie esperienze da operaio – l’ultima durata due anni presso una grande azienda umbra – ora è disoccupato. “Mancava poco per il contratto a tempo indeterminato, poi è arrivata la crisi e noi internali siamo stati mandati a casa. Ho fatto il giro di tutte le agenzie, ma per ora niente”. Giuliano Marcuccini, padre del diciannovenne Giulio, osserva in disparte in compagnia di altri preoccupati genitori. “Mio figlio ha studiato mai test sono difficili. Trovo ingiusto che il futuro di un ragazzo che vuole diventare infermiere dipenda dalla conoscenza di un ossimoro o di un’anafora”. Fa proprio caldo ma le prove inizieranno solo alle 11. In tutto due ore per i test. Un tempo breve o forse lunghissimo, in cui qualcuno pensa già di potersi giocare se non il futuro, almeno un anno di vita, in attesa di trovare quella “direzione giusta che ora non ho” per dirla con Neffa.

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