Dagli interrogatori spunta un altro nome: potrebbe essere il giovane che ha colpito con un calcio al volto Filippo Limini quando era a terra
di Erika Pontini
PERUGIA Spunta il nome di un altro ragazzo che potrebbe aver dato il calcio al volto a Filippo Limini quando il 24enne spoletino era già steso a terra, dopo il pugno inferto da Denis Hajderlliu. Uno spunto di indagine, in mano ai carabinieri e alla procura per ricostruire l’esatta dinamica di una notte di alcol e violenza con il tragico epilogo di un ragazzo lasciato sul selciato senza vita. Prima colpito durante la rissa e poi investito dall’auto
in retromarcia che tentava di fuggire dall’assalto di un gruppo armato di bastoni e forse pure cric e tirapugni. Il nuovo dettaglio è emerso nel corso degli interrogatori davanti al gip Natalia Giubilei che dovrà decidere se applicare la misura cautelare in carcere, come chiesto dal pm Paolo Abbritti perché – se liberi – gli indagati potrebbero commettere analoghe azioni violente. La decisione è attesa oggi. Denis vent’anni, cameriere in un ristorante della zona, figlio di una famiglia italiana ma di origine albanese è assistito dall’avvocato Daniela Paccoi. L’indagato ha ribadito quanto già detto al pm: «Sono sceso dalla macchina per capire cosa fosse successo ho visto uno di quei quattro o cinque ragazzi di prima che stavano litigando con i miei amici, mi lanciava un gesto di sfida come per dire ti strozzo. Io colpivo con un pugno al volto… cadeva subito a terra, provava a rialzarsi ma veniva raggiunto da una calcio al volto tirato da un ragazzo». Denis ha ribadito ieri di aver poi visto l’auto dell’amico che investiva il corpo, il sangue copioso in prossimità della testa. «Il corpo era rigido e mi sono spaventato. Ma non può essere stato il pugno», aggiunge. «Non se da un pugno dato da un’altezza non elevatissima si possa morire», commenta l’avvocato Paccoi all’uscita del carcere che ha chiesto i domiciliari. Anche Brendon Kosiqi, 19 anni, cameriere incensurato, difeso dagli avvocati Delfo Berretti e Aldo Poggioni, conferma: «Venivamo raggiunti dai pugni, credo anche con tirapugni, mettevo in moto la macchina e notavo che dietro di me non c’era nessuno… mettevo sottosterzo per uscire dal parcheggio e sfuggire all’aggressione» –ma ripete di essere sceso dall’auto, la prima volta, solo per dividere l’amico dal resto del gruppo ’rivale’ senza voler prendere parte alla rissa e conferma di non essersi assolutamente accorto di aver investito il ragazzo. Il gip glielo chiede più volte e lui conferma anche se sembra incredibile ma tra la paura e i colpi sull’auto non ha sentito nulla. «Ha inserito la retromarcia e il corpo della vittima era già steso. L’auto è distrutta: erano 10 contro 2», spiega l’avvocato Delfo Berretti che ha sollecitato la liberazione del suo assistito per mancanza di esigenze cautelari. Kevin Malferteiner, 24 anni, difeso dall’avvocato Guido Rondoni ribadisce l’iniziale versione: è sceso quando i ragazzi non facevano passare la Opel di Brendon. Ma, anche lui, ’giura’ di aver saputo dell’investimento solo dopo. Quando Kevin ha raccontato il possibile tragico epilogo di un’alba di sangue.
I retroscena
«Togliti dal c…» e scoppia il finimondo
Una sola frase ’Togliti dal c…« ha scatenato l’inferno secondo l’iniziale ricostruzione della procura di Perugia, contenuta nella richiesta di convalida d’arresto al giudice. Sarebbe stato Kevin Malferteiner a pronunciarla all’indirizzo degli ’spoletini’ che non li facevano passare.
Sarebbe poi sceso dall’auto innescando il parapiglia. Anche un buttafuori si è inizialmente frapposto – ha spiegato una testimone – tanto che il gruppo di Spoleto si è allontanato. Poi la furia mentre Brendon e Kevin riprendevano la Opel. «Ho notato arrivare una decina di persone, di corsa, armati di bastoni, spranghe e arnesi di ferro urlando ’Vi ammazziamo, vi ammazziamo le famiglie’ e raggiungere la vettura». La ragazza ha visto la retromarcia e l’auto che ’sobbalza’ sulla carreggiata. «Ho notato il corpo di un giovane sbucare da sotto». Domani sarà l’autopsia a chiarire se Filippo Limini è morto battendo la testa a terra, dopo il pugno e il calcio (accanto c’è il cordolo di cemento), oppure se è stato schiacciato dall’auto in fuga.
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