Estorsione al ‘Vagabundos’: un folignate e un albanese arrestati dai carabinieri

BASTIA —«STASERA non paga nessuno. Altrimenti qui dentro succede il finimondo, vi bruciamo il locale». Questa, in soldoni, la minaccia che, insieme al tentativo di rapinare l’incasso e alla rissa provocata il 14 dicembre al Vagabundos di Bastia — nella quale è stato colpito alla testa con una bottigliata e ricoverato in prognosi riservata il padre di uno dei soci del pub — è costata l’arresto ad Andrea Romanelli (folignate di 44 anni) e all’albanese Arjan Ficorri (28). Entrambi destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Carla Giangamboni.
A FICORRI la procura contesta il reato di lesioni gravi per aver messo in «pericolo di vita» un uomo che nel tentativo di riportare la calma nel locale era stato violentemente colpito e si era accasciato a terra sanguinante. Romanelli, invece, è accusato di tentata estorsione per aver «minacciato» di incendiare il pub e aver costretto uno dei titolari «a non vedersi corrisposto il prezzo delle consumazioni del gruppo». Infine il tentato assalto alla cassa: due giovani sono state minacciate di morte – è spiegato negli atti giudiziari – se non gli avessero consegnato il denaro che non è stato preso poiché il vetro, «benché scardinato, resisteva ai violenti urti e le cassiere fuggivano dal retro». «Il tentativo non era andato a buon fine – scrive il gip – e Romanelli indispettito minacciava di tornare e dar fuoco al locale». C’è di più: «Aveva proferito a voce alta – è emerso dalle indagini dei carabinieri – le ulteriori minacce di uccidere i presenti». Alle povere cassiere, terrorizzate, che hanno trovato rifugio negli uffici, è stato detto: «Datemi i soldi sennò vi ammazzo». La prenotazione di quel tavolo al Vagabundos non era vista di buon occhio da nessuno dei soci: «Romanelli era solito provocare risse e danneggiamenti in tutti i locali che frequentava».
I TITOLARI avevano dunque deciso di chiamare un addetto alla sicurezza, un buttafuori che poco ha potuto quando il folignate – insieme ad una decina di persone, tra cui alcune donne — «aveva cominciato ad avere un atteggiamento arrogante e a dire che non aveva alcuna intenzione di pagare, e che la serata doveva essere gratuita per lui ed i suoi amici altrimenti avrebbe incendiato il locale». «Improvvisamente – prosegue l’ordinanza – senza alcuna ragione il gruppo cominciava ad infastidire gli altri avventori, insultandoli e spintonandoli; Romanelli prendeva pure per i capelli una ragazza intenta a ballare facendola cadere a terra».
IL GIP, dopo aver letto le dichiarazioni di uno dei soci, conclude: «Lui, pur avendo escluso di aver ricevuto espresse minacce, ha ammesso di non aver frapposto ostacoli alla volontà di Romanelli perché aveva paura di lui. Il delitto di estorsione è stato consumato, atteso che il pagamento delle consumazioni che costituiscono il profitto economico avuto di mira dall’agente non risulta essere stato corrisposto».
Romanelli ieri è comparso dinanzi al giudice, accompagnato dall’avvocato Daniela Paccoi, per l’interrogatorio di garanzia.
Enzo Beretta

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