di ADRIANO CIOCI


BASTIA – C’era una volta un’idea. Quella di creare a Bastia una scuola per le vetrate artistiche. Poco più di un anno fa due esperti del settore, Fulvio e Carmen Dionisio, notoriamente impegnati anche nel sociale, lanciarono l’ipotesi di avviare in città un luogo ove recuperare alcuni settori dimenticati dell’artigianato, dove impegnare soggetti, ragazzi in primo luogo, a rischio di disagio.
Si sarebbero colti due elementi significativi: quello di recuperare attività desuete ma dagli sviluppi interessanti, come appunto le vetrate artistiche, e dare un supporto importante a chi aveva abbandonato la scuola e stentava in un inserimento pieno nella società. Il progetto “Desiderata” era stato accolto con entusiasmo da parte dell’amministrazione comunale che ne sarebbe dovuta diventare il soggetto trainante.
«L’iniziativa ha anche una valenza culturale e di promozione del territorio, visto che attraverso la scuola si potranno rivalutare gli antichi mestieri», aveva dichiarato l’assessore Luigi Tardioli.
Il corso avrebbe dovuto prendere avvio nell’autunno scorso, con lezioni di storia dell’arte, progettazione e realizzazione dei manufatti, oltre a nozioni di commercializzazione del prodotto, visto che per gli interpreti quella formazione avrebbe rappresentato non solo una fonte di soddisfazione professionale, ma anche di sostentamento economico.
Si pensò anche di coinvolgere altre realtà, tra le quali associazioni di categoria, sindacati ed imprese. A distanza di un anno, però, di quel progetto non si sente più parlare.
Cosa è successo? «Siamo delusi e amareggiati – dice il promotore Fulvio Dionisio – perché avremmo voluto dare il nostro contributo a Bastia e ad una tradizione di artigianato artistico per la quale vi è grande richiesta. Avremmo voluto che la sede fosse stata il centro storico della città, per contribuire alla sua vivacizzazione, avremmo voluto aiutare dei giovani disagiati, ma tutto è svanito nel nulla».
«E’ vero – dice l’assessore Tardioli, interpellato al riguardo – il progetto non è andato avanti per mancanza di risorse e soprattutto per la mancata individuazione di un locale idoneo dove tenere i corsi, un locale capiente ove poter ospitare la scuola. In realtà sono stati interpellati dei soggetti privati disponibili e a quel punto il comune avrebbe dato solo il patrocinio, ma forse si sarebbe dovuto rinunciare ad una parte importante dell’obiettivo, quella socialità che ne doveva rappresentare l’anima. Mi duole di questo mancato avvio, anche perché sono sempre convinto della bontà dell’iniziativa».
Una partita da riaprire? E’ auspicabile, anche per quella volontà di far diventare il centro storico bastiolo una sede privilegiata per il recupero delle tradizioni.


 

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