Bastia

SCIOPERO DEI BAMBA




di Vittorio Feltri





Oggi sciopero generale. Non è il primo né sarà l’ultimo anche se è l’ultimo di una serie lunghissima con finalità esclusivamente politiche. Succede solo in Italia e in qualche Paese sudamericano che si vada in piazza non per chiedere un provvedimento o un aumento salariale bensì per bocciare un governo. Chi sostiene che la nostra è una Repubblica delle banane ha ragione; e il maggiore contributo bananiero viene dai sindacati. I quali durante il regime di sinistra (1996-2001) si sono guardati dall’indire scioperi generali contro vari esecutivi (Prodi, D’Alema, Amato) per un motivo semplice: essi non difendono gli interessi dei lavoratori bensì dei partiti progressisti. Quando i progressisti comandano, i sindacati se ne stanno in un cantuccio, allineati e coperti. Quando non comandano, i sindacati obbediscono comunque: e disapprovano i “nemici” dei loro amici. Motivo? Cgil- Cisl-Uil sono il braccio armato dell’Ulivo e dei comunisti, la cinghia di trasmissione tra la “base” e i vertici delle segreterie rosse, rosa e biancorosse. O si capisce questo o le banane continueranno a circolare e a essere destinate al solito indirizzo. La fermata odierna è addirittura paradossale. Ufficialmente punta a demolire la Legge Finanziaria 2005 criticata dalla opposizione perché non rilancia l’economia, non risana i conti pubblici, perché qui e perché là. Critiche generiche, le solite mosse a qualsiasi Finanziaria da oltre mezzo secolo. Generiche e senza costrutto visto che la salute dei conti pubblici non èb uona dai tempi di Spadolini; non era buona ai tempi della Mortadella e seguita ad essere cattiva né potrebbe essere diversamente: l’apparato burocratico, l’assistenzialismo, le inefficienze della macchina statale, gli sprechi sanitari eccetera sono intoccabili. Se li tocchi, comincia il piagnisteo delle categorie parassitarie amate, protette e coccolate dai sindacati e dalla sinistra. Il debito, infatti, da chi è stato incrementato se non dalla vecchia Dc, dai socialisti, dai comunisti (i quali votarono sì a ogni legge di spesa, inclusa la più idiota) e perfino dai repubblicani che stavano nella maggioranza anche se parlavano come gente dell’opposizione. Debito impazzito all’inizio degli anni Novanta, contenuto un po’ successivamente (a inflazione raffreddata), mai saldato e, quindi, ereditato in tutta la sua mole bananiera da Silvio Berlusconi e compagnia. Anzi, incrementato. Basti pensare alla scriteriata abolizione del ticket nel 2001 alla vigilia delle politiche: iniziativa demagogica, elettoralistica, la quale produsse  una voragine nella contabilità sanitaria. Si dà poi il caso che dal 2001 in avanti sia successo qualcosa nel mondo: un paio di guerre, l’esplosione del terrorismo, crisi mondiale delle Borse e non solo di quelle: stagnazione, economia asfittica, specialmente in Europa, alle prese con l’euro ipervalutato (un euro vale mille lire, altro che 1936), e col dollaro pigmeo non certo d’aiuto alle nostre esportazioni. Ma tutte queste sono fregnacce per i bamba della sinistra; dettagli. Tanto è vero che nel documento unitario sottoscritto da Epifani, Angeletti e Pezzotta si pesca una perla di inestimabile pirlaggine: «La riforma fiscale in discussione è inutile e sbagliata e se ne richiede il ritiro. Inutile perché… non si tradurrà in aumento dei consumi né degli investimenti. Sbagliata perché premia i ceti più ricchi in un momento difficile per l’economia e mentre si diffonde una preoccupante riduzione del potere di acquisto dei redditi medi e bassi e, più in generale, dei lavoratori e dei pensionati e si deprime così il già scosso clima di fiducia tra i cittadini». A parte i luoghi comuni e le sgangheratezze lessicali, da qui si evince che diminuire le tasse equivarrebbe a un dispetto ai lavoratori, una rapina ai redditi medi e bassi. Contraddizione in termini. Se Berlusconi detassa i redditi fino a 14 mila euro; se in pratica detassa chi ha due figli; se chi percepisce fino a 100 mila euro (duecento milioni circa di liracce accantonate) non verserà più del 33 per cento, come si può sostenere che la riforma va ritirata in quanto penalizza i ceti più deboli e i medi? Se potare l’Irpef e rimpinguare di conseguenza le buste paga è un attentato al popolo, lasciare le tasse come sono, alte, e gli stipendi “piccoli”, cos’è, un’opera di beneficienza? Occorre un bel coraggio, sindacalisti e scioperanti, a respingere la detassazione e a reclamare più tributi. Non era mai accaduto, nella pur tragica storia dell’umanità, che la sinistra e i rappresentanti (si fa per dire) dei lavoratori si imbufalissero perché operai e impiegati, dalla sera alla mattina, avrebbero avuto in tasca una maggiore quantità di denaro. Da strabuzzare gli occhi. Immaginatevi la figura barbina che faranno Cgil-Cisl- Uil il 31 gennaio 2005 quando le maestranze, scoprendo di incamerare un pugnetto di euro in più, da spendere o da risparmiare (affari loro), avranno in mano la prova tangibile che sono iscritti a tre bande di falsari? Sarà azzerata la credibilità di Epifani Angeletti Pezzotta, ammesso l’abbiano mai avuta. I tre signorini dell’Avemaria come faranno a convincere i loro tutelati che avere più denaro nel portafogli frena i consumi? Attendiamo con curiosità la verifica dei fatti. Come riusciranno a ribadire che la riforma va incontro ai ricchi? Hanno letto le nuove tabelle? Non si sono accorti che l’aliquota dei ricchi (redditi superiori a 100 mila euro) è sostanzialmente invariata, essendo passata dal 44 al 43 per cento? Non si sono accorti che i benestanti verseranno un contributo di solidarietà pari al 4 per cento? Tonti o in malafede? Decidete voi. È un dato che la riforma è stata studiata e realizzata in favore delle classi mediobasse, altro che sciuri. Nonostante ciò, loro, i tribuni della plebe, proclamano sciopero generale. Bloccano il Paese, lo danneggiano. E danneggiano i lavoratori i quali, con una giornata in meno nella busta vanificheranno in parte i benefici derivanti dalla riduzione delle tasse. Bravi tribuni. Non dico che dovreste arrossire perché siete già fin troppo rossi, ma andate a nascondervi. Voi e i vostri partiti di riferimento, uniti nella cialtroneria. Alcune sere fa in tivù ho udito il lamento di Fassino, anzi, l’urlo: aumenteranno le sigarette, aumenteranno le sigarette, oddio che dramma, come faranno i poveri fumatori. Le sigarette? Te le do io, Fassino. Lo sapete che il centrosinistra ne ha ritoccato il prezzo tre volte in cinque anni? Tre marzo 1997: rincaro di 200 lire. Due marzo 1998: le estere crescono di 300 lire e di 200 le italiane per effetto del disegno di legge collegato alla Finanziaria dell’anno precedente. Trenta marzo 2001: aumento generalizzato di 200 lire a pacchetto. Con quale faccia si accusa Berlusconi di rifarsi sui tabacchi. State almeno zitti, cialtroni. Non siete stati capaci di amministrare neanche un condominio (mi riferisco ai beni immobiliari del Pci, andato in malora) e pretendete di insegnare a Berlusconi che è meglio alzare le tasse piuttosto che abbassarle. Ridicoli, penosi. D’altronde non è una novità. Avete montato una polemica odiosa contro Calderoli e la Lega perché hanno sganciato 25mila euro da consegnare a chi fornirà utili indicazioni nella cattura degli assassini del benzinaio di Lecco. Barbari, giustizieri della notte e anche del giorno, avete gridato scompostamente. E fingete di non sapere quanto segue: Graziano Mesina (sì, proprio quello graziato da Ciampi). Negli anni Sessanta era ricercato, e il ministero dell’Interno dispose il pagamento di 5 (poi 10) milioni a chiunque agevolasse la cattura del bandito. Tutti zitti e pedalare. Pietro Mattei, vedovo di Alberica Filo della Torre, la donna strangolata all’Olgiata nel 1991, sborsò mezzo miliardo (dico mezzo miliardo) quale ricompensa per l’identificazione dell’assassino. Ancora tutti zitti e tutti pedalanti. Settembre 1992. D aniele Gravili, tre anni, venne trovato agonizzante in provincia di Lecce. Morì. Il padre caldeggiò l’idea di una ricompensa onde agevolare l’arresto dell’omicida. Dov’era Fassino, al festival dell’Unità? Luglio 2000. Rutelli, sindaco di Roma, dopo l’incendio alla pineta ostiense stanziò 100 milioni per chi fornisse informazioni sui piromani. Rutelli non era mica berlusconiano né leghista. Infine, i genitori di Denise Pipitone, la piccola di Mazara del Vallo scomparsa il 1° settembre, hanno raccolto 50mila euro da devolvere a chi “regalasse” informazioni utili a rintracciare la bimba. Niente. Nessuna sollevazione. Routine. Ora Calderoli si accoda e offre 25mila euro per acchiappare gli assassini del benzinaio; si è scatenata la bufera. Impallinate il leghista. Ovvio, è preferibile arricchire i pentiti, dotarli di scorta, stipendiarli, scarcerarli, proteggerli, e dare loro una bella casa gratis piuttosto che investire allo scopo di assicurare alla giustizia qualche tagliagole. Bravi progressisti. Giù soldi ai pentiti e giù applausi. Ma quando mai due pentiti o dieci o mille hanno sconfitto la mafia? La mafia continua imperturbabile a fare la mafia. E mille pentiti vivono dare. Bravi compagni. Cialtroni ma bravi.






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