Il tribunale del riesame ha accolto le istanze della difesa dei bastioli
PERUGIA – Diciotto giorni dopo i fatti che vengono loro addebitati, i quattro “giustizieri della notte di San Silvestro” hanno lasciato il carcere. Lo ha deciso il tribunale del riesame (presidente Nicla Flavia Restivo, a latere Beatrice Cristiani e Marco Veròla) che hanno accolto le istanze della difesa (gli avvocati Delfo Berretti, Luca Maori e Francesco Falcinelli), concedendo il beneficio degli arresti domiciliari. Nel primo pomeriggio di ieri i bastioli hanno lasciato il carcere e hanno fatto rientro nelle rispettive abitazioni. Ovviamente l’inchiesta va avanti e restano in piedi, soprattutto, le accuse di lesioni personali e quella, ancora più grave, di sequestro di persona che la procura muove al gruppo. Tutto quella notte di festa, nel corso della quale gli alcolici non erano mancati per tenere ancora più alta l’euforia per l’entrata del nuovo anno, un gruppo di ragazzi laziali e bastioli aveva avuto da protestare in ordine ad alcuni biglietti prenotati per una discoteca del territorio di Perugia nord. Le versioni, su questo punto specifico divergono: il gruppo laziale sostiene di essere stato turlupinato perché sarebbero stati consegnati loro biglietti taroccati, la controparte replica che i biglietti erano autentici e che gli acquirenti non volevano pagarli. Resta il fatto che la discussione si era fatta rovente e che uno dei laziali, persa la pazienza, avrebbe rifilato un ceffone al volto della ragazza, pierre del locale. La ragazza in lacrime era tornata dai suoi familiari (fratelli, cugini, amici) e aveva raccontato la disavventura che le era occorsa. A quel punto i congiunti e gli affini avevano deciso una spedizione punitiva e si erano messi alla caccia, sulla scorta delle dichiarazioni della pierre, dei laziali. L’incontro era avvenuto ad Ospedalicchio. Con una manovra spericolata i romani erano riusciti a sganciarsi e a scappare. Un loro amico, minorenne anche se robusto, di Bastia Umbra, era rimasto invece nelle mani dei “giustizieri” che lo avrebbero pestato. Poi – questa l’accusa – lo avrebbero costretto a salire in auto. Da cui il sequestro di persona. “Lo abbiamo solo riportato a casa sua, a Bastia” – hanno sostenuto gli aggressori. Per la procura, invece, il reato è stato consumato perché “l’ostaggio” è rimasto più a lungo in auto di quanto servisse per arrivare, da Ospedalicchio a Bastia.
Ecbert
Corriere-2011-01-19-pag04