I vertici Codep tornano in famiglia e ribadiscono la loro innocenza:

— PERUGIA —
SONO TORNATI in famiglia, dopo sedici giorni di carcere. La cella, però, non li ha scoraggiati. Sono combattivi, convinti delle loro ragioni e anche da casa ribadiscono la loro innocenza. Presidente, vicepresidente e i due consiglieri d’amministrazione della Codep (arrestati dai carabinieri del Noe nell’ambito dell’inchiesta sul depuratore di Bettona) sono ai “domiciliari”. Così hanno deciso giovedì scorso i giudici del Tribunale del Riesame ai quali Graziano Siena, Giovanni Mattoni, Rinaldo Polinori e Nicola Taglioni avevano presentato ricorso contro l’ordinanza del giudice Claudia Matteini che li aveva portati a Capanne. Al Riesame si erano rivolti anche l’imprenditore Massimo Mencarelli e i due addetti Arpa Antonio Bagnetti e Susanna D’Amico. Il collegio giudicante (presieduto dal giudice Paolo Micheli, a latere Daniele Cenci e Francesca Altrui) ha rimesso in libertà Mencarelli e annullato l’ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti della responsabile della sezione territoriale di Assisi-Bastia dell’Agenzia regionale per l’ambiente. Per la D’Amico dichiarata anche la cessazione di efficacia della misura interdittiva (emessa dal gip Claudia Matteini) che le impediva di esercitare le sue funzioni lavorative. Respinto, invece, il ricorso presentato da Bagnetti che resta ’recluso in casa’.

DAI “DOMICILIARI”, tramite il loro avvocato, Alessandro Bacchi (nella foto), i vertici della Codep tornano a ripetere che sono innocenti e che, anzi, il consiglio d’amministrazione di cui fanno parte è quello che, più degli altri (in trent’anni di attività del depuratore), si è impegnato per il miglioramento dell’impianto. «Hanno sbagliato destinatario», continuano a ripetere gli indagati riferendosi alle misure cautelari emesse nei loro confronti. E annunciano che parleranno che, quando torneranno in libertà, racconteranno tutta la «loro verità».

L’AVVOCATO BACCHI, oltre alla soddisfazione per il risultato, per avere «portato fuori dal carcere i miei assistiti», dice già che potrebbe presentare ricorso in Cassazione: «E’ ovvio — commenta il legale che difende i vertici della Codep – che attendiamo di leggere le motivazioni». Che, al massimo, saranno rese note martedì prossimo: il 18, infatti, scadono i cinque giorni a disposizione dei giudici del Riesame per “motivare” la loro decisione (termine, comunque, non perentorio).

GLI INVESTIGATORI non parlano. Aspettano che i tempi “giudiziari” facciano il loro corso. Sembra, però, ci sia una certa soddisfazione perché la mancata concessione della libertà a Bagnetti significherebbe una “conferma” dell’impianto accusatorio. Conferma che arriverebbe dagli stessi “domiciliari”. Ma anche per questo, per capire come il collegio giudicante ha valutato gli atti che gli sono stati sottoposti, occorrerà leggere le motivazioni delle decisioni.

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