di VITTORIO FELTRI


Mi sembrava strano che, date le difficoltà del momento, la sinistra copertasi di fango e di ridicolo per la sua incapacità di stare a galla, non si fosse ancora aggrappata alla collaudatissima zattera dei servizi deviati. E infatti, sia pure tardivamente rispetto al rischio di annegare, ecco la trovata di comodo: quel brutto figuro di un Berlusconi ha commissionato al fido Pollari e a Pio Pompa (il cui cognome peraltro farebbe sospettare attitudini diverse) dei dossier su magistrati e giornalisti in odore di comunismo. Possibile? Certamente, canta in coro la stampa chic delle banche fuse e dei capitalisti alla vaccinara. Il Cavaliere viveva nel terrore delle toghe e dei pennini rossi, sicché per pararne i colpi richiedeva una bella schedatura dei nemici. Pollari e Pompa, sempre pronti a esaudire ogni desiderio del sciur padrun di Palazzo Chigi, si sono così dati da fare per riempire faldoni di preziose informazioni sui servi della fallita rivoluzione corretta grappa. Le prove? Sono lì, nell’ufficio del Pio, a disposizione degli inquirenti: i famosi dossier. Che personalmente non ho potuto compulsare, per cui devo affidarmi alla descrizione fatta da Di Pietro, il quale se non altro di roba giudiziaria si intende, e ha detto: sono zeppi di ritagli di giornale e non dimostrano un fico secco, eccetto il fatto che il livello morale della compagnia del filo di ferro era ed è rasoterra.
Per questo Tonino è d’accordo con chi propone una inchiestaparlamentare senza scomodarei magistrati.
Ma figuriamoci se la sinistra e i suoi complici si lasceranno sfuggire l’occasione per inviare al leader dell’opposizione un elegante avviso di garanzia, come accadde nel lontano 1994. La storia,magari in forma caricaturale, si ripete. I tentativi di incastrare Berlusconi sono stati numerosi e sono noti: centinaia di ispezioni nelle sue aziende, interrogatori, rogatorie, controlli bancari, processi su processi. Risultato: zero più zero. Una pioggia di assoluzioni. Tuttavia i mestatori non si danno per vinti: pensa e ripensa, la idea sgorga dai loro cervelloni.
Prodi ha preso la cotta. La  maggioranza è una gabbia di matti. Il governo sta in piedi con le flebo. Mentre il Cavaliere avanza minacciosamente nei sondaggi. Allarme! Occorre fermarlo. Come? Diciamo che era il burattinaio del Sismi, degli spioni maledetti e amen. Finirà in niente, però intanto guadagniamo tempo e gli restituiamo tutta la cacca che ci ha buttato in faccia. L’operazione è partita avvalendosi dell’amplificazione dei quotidiani parenti stretti. Queste manovre funzionano sempre. Funzionarono contro la vecchia Dc, accusata di aver organizzato le stragi, da quella alla Banca dell’Agricoltura a tutte le altre. Perché non dovrebbero funzionare per sputtanare il Cavaliere, come se non fosse già stato sputtanato abbastanza? Eppure ci vorrebbe poco a smontare tutto: un ragionamento piccolo piccolo. C’è bisogno di Pompa per sapere quali sono in Italia i giornalisti di sinistra?
Leggete le firme sopra e sotto gli articoli e lo scoprirete. Non si ha voglia di sorbirsi la prosa pallosa dei pezzi? Non esiste problema. Acquistate il libro dell’Ordine nazionale dei professionisti e dei pubblicisti: i tesserati, tranne rare eccezioni, sono tutti rossi o almeno rosa o almeno Veltroniani. Quelli di Libero – causa un virus, mi ha garantito il presidente Bocca – non sono stati inseriti negli elenchi. Esclusi, depennati, forse epurati. È necessario pompare Pompa allo scopo di smascherare le toghe rosse? Scusate, le toghe di Magistratura
democratica di che colore sono, indaco, gialle? A volte se mi considero sento di essere nessuno; caspita, ma se mi confronto con certa gente ho la certezza di essere un gigante. Fate anche voi questo esercizio e verificherete di avere del genio.

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