di RENATO FARINA
Siamo in grado di stabilire l’identità nazionale di Prodi: è romeno, nel senso di Ceausescu. Governa senza maggioranza, confida nella capacità di intortare gli italiani avendo le tivù e i giornali dalla sua. Gli auguriamo una fine molto migliore di quella del suo predecessore di Bucarest. Ha cercato di ingannarci. Ha detto ieri: «Quello che dovevamo fare lo abbiamo fatto e continueremo seriamente a vigilare e a fare in modo che questi atti non si ripetano più». Ma la realtà è più forte. Lo sbatte a terra. Vediamo perché. Prodi e Veltroni (anche Walter più che americano è transilvano, nonostante il buonismo) si vantano di aver provveduto ottimamente e per tempo all’emergenza connessa all’arrivo dei rom, con decreti e leggi, espulsioni e moratorie. Per il passato danno la colpa al governo Berlusconi. Inoltre i loro quotidiani di riferimento annunciano: «La destra dà la caccia ai rom» (L’Unità). La caccia alle signore di Roma e di altre parti d’Italia da parte dei criminali è stata incentivata dalla pura demagogia dei tipi di cui sopra. Il 2 gennaio Libero annunciò il disastro prossimo venturo. Annunciavamo un’invasione di «30mila zingari». (Ingenui. Ne sono arrivati dieci volte tanto). Il 27 dicembre del 2006 il governo Prodi aveva accompagnato l’ingresso in Europa della Romania e della Bulgaria con una specie di pacca sulle spalle. Con squisita bontà il ministero dell’Interno ordinò a questori e prefetti, con “tele gramma urgentissimo” datato 3 gennaio 2007: «I cittadini neo comunitari non possono essere espulsi… i cittadini romeni e bulgari non potranno più essere considerati stranieri». La pappa è pronta
Venite fanciulli, qui la pappa è pronta. Non era obbligatorio. Non era una conseguenza meccanica dell’allargamento dell’Unione Europea, ma una volontà politica. Si poteva infatti fare in modo che Milano e Roma non diventassero la Mecca di chi non ha né arte né parte. I rom di Romania sono emarginati nel loro Paese, considerati dai connazionali una disgrazia da spedire al primo fesso. E chi se non l’Italia di Prodi? Il buon senso diceva che in Italia avrebbero cercato di arrivare per campare più che per lavorare. E se per il cibo provvede la Caritas, per i risparmi serve il furto con destrezza e violenza. Prodi lo sapeva. C’erano allarmi precisi da parte della nostra ambasciata. Tenere lontani i romeni nomadi sarebbe stata alla fine la cosa giusta. Soprattutto per gli abitanti delle periferie destinati ad avere a che fare con l’accattonaggio molesto, e spessissimo con il delitto che non è mai micro per chi si vede spezzata la vita dal trauma di uno scippo che ti sbatte a terra, e in certi casi giunge allo stupro e all’assassinio. Ma anche per i rom medesimi, specie per i loro bambini, costretti ad essere esche da elemosina o ladri. Sul sito beppegrillo.it c’è questa domanda: chi ha condotto le trattative per consentire questi ingressi. Una rispostina ce l’abbiamo: il governo Prodi. Berlusconi nel 2004 decise una moratoria per i nuovi dieci Stati membri sugli ingressi per lavoro subordinato. Esagerò addirittura: per la Polonia patria di lavoratori duri e di badanti in gamba, si sarebbe potuto evitare. Ma che cosa ha fatto Prodi? Ha rinunciato a qualsiasi restrizione per tutti e dieci i Paesi. Con due eccezioni fasulle. Per Romania e Bulgaria ha stabilito una moratoria con deroghe così estese da rendere ridicolo il vincolo. Avanti rom
E dire che si poteva far valere il blocco – come in Gran Bretagna – ancora per cinque anni. Invece: niente. Avanti rom! Potete venire purché dichiariate di essere lavoratori del settore agricolo e turistico alberghiero, di quello domestico e di assistenza alla persona, edilizio e metalmeccanico. È ugualmente prevista l’apertura immediata per il settore del lavoro stagionale. Cioè? Tutti. Libero si permise di lanciare l’allarme: raccolse l’accusa di razzismo dai politici e dai quotidiaani di sinistra. “Linguaggio da Ku-Klux-Klan”, fui personalmente bollato dal direttore di Liberazione Piero Sansonetti. Veltroni sostenne che la situazione di Roma era sotto controllo. Ora noi diciamo: c’è o no un concorso politico, una complicità governativa nell’omi cidio della povera signora Reggiani? Non c’è forse un combinato disposto di presunzione culturale e buonismo devastatore, a caratterizzare l’azione della classe dirigente che ci comanda? Penati – che pure è di sinistra – si mosse diversamente da Prodi e Veltroni in provincia di Milano: polso fermo contro chi va contro la legalità. Per dire che non conta la tessera ma la testa. Adesso siamo al colmo della spudoratezza. Il prefetto di Roma è una persona seria, si chiama Carlo Mosca, capisce che l’emergenza criminale si sta trasformando in un’emergenza umanitaria per molti bambini che non possono certo essere sbattuti fuori mettendone a rischio vita e salute. E allora che fa? Chiede soccorso al cardinal Camillo Ruini, Vicario del Papa per Roma. Testuale: «Domando aiuto alla Chiesa. Ho pregato il cardinal Ruini di mettere a disposizione le proprie strutture». Come direbbero i radicali e Repubblica: interferisce negli affari di un altro Stato. Ci sembrava più laica e repubblicana la proposta di Cossiga di proporre al presidente Napolitano di mettere a disposizione per campi rom la sua tenuta di Castelporziano. Invece no: si chiede la supplenza della Chiesa, mentre le si levano – come ha documentato Libero – le sovvenzioni per cattedrali ed edifici artistici, destinandoli demagogicamente al terzo mondo – cioè a qualche dittatore. E i cocci alle parrocchie
È così questo governo: fa entrare la gente in Italia per fare la figura del benefattore cristiano e ottenere in tal modo i voti di preti, monaci e gente sensibile. Tanto poi i guai di questa amena generosità prodiana se li sobbarcano i sudditi di Ceausescu Prodi, e il mantenimento della truppa di “cittadini neo-comunitari” tocca alle diocesi e ai conventi, i quali debbono provvedere ad ammortizzare il pericolo della spaventosa povertà che si tirano dietro i rom: con alloggi, mense, disponibilità di volontari. Quanti delitti in più ci sarebbero se non ci fossero i preti e le suore a sopperire? Quanti crimini in meno se non ci fosse stata la manica larga di Prodi e Veltroni? Intanto il portavoce giornalistico di Prodi e Veltroni – la Repubblica di Ezio Mauro – organizza campagne contro la Chiesa, perché sull’ospitalità data ai rom e ai barboni paghino le tasse. Questi pretazzi si vergognino: nutrono i rom, e non rilasciano neanche ricevuta fiscale.
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