Bastia

ROMA LIBERATA

di VITTORIO FELTRI
la prima pagina di liberoDicevamo alcuni giorni fa che l’Italia è cambiata maggiormente nell’ultimo mese che nei sessanta anni e rotti della storia repubblicana. All’improvviso gli elettori hanno voltato le spalle alla divinità a cui avevano creduto ciecamente: la sinistra. Perfino Roma, da tempo roccaforte inespugnabile dei progressisti, è stata conquistata dal Popolo della Libertà. Segno di una mutazione profonda e probabilmente ancora in atto. Da notare che a battere Rutelli è stato Alemanno, uomo coraggioso, addirittura temerario, ma non ancora considerato una star del centrodestra: eppure ha sorpassato l’avversario di vari punti e con una disinvoltura sorprendente. La sua performance del tutto inattesa (almeno nella misura indicata dalle urne) conferma la tendenza del Paese a sbarazzarsi del vecchiume di cui gli ex del partito comunista e affini sono ancora portatori, consapevoli o inconsapevoli. Le prediche del passato impregnate di buone intenzioni e di idealismi sterili non attecchiscono più, suonano falsotte e hanno perso ogni forza suggestionante. Il sospetto è che la gente, afflitta da problemi concreti come l’ordine pubblico, la disciplina dell’immigrazione e i prezzi insostenibili delle case, avverta una sorta di fastidio nell’udire i discorsi evasivi e gli inviti alla tolleranza e all’integrazione pronunciati dai leader del Pd. E abbia deciso di affidare le sue speranze (guai a tradirle) al Popolo della Libertà sostenuto, nella Capitale, dai suffragi decisivi degli aficionados dell’Udc e della Destra storaciana. Rutelli paga, oltre alla personale inconsistenza, anni di cattiva amministrazione cittadina alla quale egli contribuì non poco stando al Campidoglio. Così come Veltroni ha pagato, alle consultazioni politiche, le nefandezze antipopolari del governo Prodi. Alemanno è atteso da un compito difficile: sistemare Roma ridotta davvero male, e meritarsi la fiducia riposta in lui dai romani con tanto entusiasmo. Se non lo facesse sarebbe una sconfitta non solo sua ma della politica nel senso ampio del termine, quella politica senza la quale sarebbe il caos sognato da Grillo e simili. Ma il nuovo sindaco è attrezzato, lo ha dimostrato nel ruolo di ministro delle faccende agricole ricoperto un quinquennio accanto a Berlusconi. Alemanno è un tipetto tutto di un pezzo, una persona perbene che lavora sodo. Ce la farà. Se non ce la facesse lui, chi altro? Per il Pd e il suo leader si annunciano tempi cupi. Qualche compagno importante ha una voglia matta di fare la festa a Walter Veltroni. Cose squallide, già viste. C’è sempre bisogno di un capro espiatorio che si sacrifichi per tutti. Se danno la colpa a lui, si sentono innocenti. La realtà però è diversa e più complessa. La batosta non dipende da un dirigente ma dalla dirigenza, in questo caso dalla sua incapacità di capire il Paese, i suoi umori e le sue esigenze. La sinistra per rialzarsi necessita d’un bagno di umiltà che le consenta di tornare in sintonia con gli elettori del Centro, del Sud e del Nord. Altrimenti l’onda lunga del 14 aprile la sommergerà completamente.

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