Bastia

ROGO LAICO PER IL PAPA

di VITTORIO FELTRI


I laicisti (che fa rima con comunisti) cantano vittoria dopo aver appreso che la visita del Papa alla Sapienza di Roma, in occasione del via all’anno accademico, è stata annullata in seguito alle «note polemiche». Hanno accolto la “lieta novella” con grida e cori di giubilo, e non si rendono conto di aver fatto, invece, una meschina figura. Gli oscurantisti sono loro, non il Papa. Gente incapace per formazione culturale e politica di rispettare altre idee all’infuori delle loro, ammesso ne abbiano una oltre all’anticlericalismo ottocentesco. L’episodio di intolleranza contro il Pontefice conferma che il Sessantotto, di cui ricorre il quarantesimo anniversario, non è finito, e che fra studenti e professori continua un’alleanza avversa al liberalismo, al confronto delle opinioni. Stupisce che le ostilità al Papa siano cominciate in una facoltà scientifica frequentata da persone interessate – almeno si supporrebbe – a studiare e a ricercare, evitando sterili speculazioni politiche estranee a chi abbia trovato nella scienza un motivo di vita. Ma tant’è. Come il rettore ha annunciato l’invito a Ratzinger sono scoppiate le contestazioni. Un gruppo di docenti di fisica ha scritto una fatwa in puro stile Bin Laden, e gli studenti, notoriamente inclini al conformismo, ne hanno approfittato per occupare, minacciare sfracelli eccetera. Cose già viste in passato e che non hanno prodotto nulla di buono. Quindi siamo al replay e ciò non induce all’ottimismo circa il futuro delle sgangherate università italiane. Da sottolineare che alla Sapienza sono impegnati suppergiù duemila professori. Nessuno ha fiatato per criticare il plotoncino degli antipapisti. Sicché la sala stampa del Vaticano ieri ha diramato un comunicato col quale si chiude – male – la vicenda. Il Pontefice non andrà dove non è gradito, tuttavia invierà il discorso che aveva in animo di pronunciare alla cerimonia inaugurale. Il documento sarà letto? Forse sì. Però, dati i preliminari, temiamo sarà accolto da fischi tali da impedirne al pubblico la comprensione. Vedremo. Non è da sottovalutare il silenzio delle istituzioni, interrotto solo da vuote dichiarazioni di circostanza. Sarà per l’imbarazzo, sarà perché la maggioranza è sbilanciata a sinistra, sarà quel che sarà, è un fatto che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano – fino a questo momento non ha speso un aggettivo a favore di Ratzinger, tra l’altro capo di uno Stato straniero, il primo al quale in Italia sia stato tolto il diritto di parola. Quasi zitto anche il presidente del Consiglio Romano Prodi, cattolico per propria ammissione. Zitti i presidenti di Camera e Senato. Il solo ad aver usato espressioni degne di un Paese liberale, il ministro dell’Università Mussi. È davvero tutto incomprensibile. Dalle nostre parti non si nega il microfono ad alcuno: intervengono prostitute, criminali, lazzaroni impenitenti, rivoluzionari e disubbidienti, terroristi, ex brigatisti, assassini e balordi d’ogni tipo. Tutti eccetto il Papa. Il quale se profferisce verbo come minimo viene accusato di ingerenza, e se viene invitato alla Sapienza è costretto a non accettare per schivare i rigori della censura laica, democratica e antifascista. Scusate. Ci sarebbe perfino da ridere se non fossimo paralizzati dalla vergogna. Il rogo viene riacceso dagli eretici e dai miscredenti per bruciare il Pontefice. Paradossale. Quasi quasi mi dimetto da ateo.

Articolo in PDF:

Scarica qui il PDF

Exit mobile version