Omicidio Masciolini il caso discusso in corte d’assise d’appello in via definitiva

I tre imputati maggiori da 90 anni scendono a 54 anni


Elio C. Bertoldi


PERUGIA – La sentenza di corte d’assise d’appello (presidente Salvatore Emanuele Medoro, a latere Silvio Magrini Alunno) stavolta e praticamente definitiva. Gli imputati, infatti, in teoria potrebbero ricorrere in Cassazione, e magari lo faranno anche, ma solo per allungare i termini della sentenza definitiva. La brutale rapina sfociata in omicidio volontario, che costò la vita all’agricoltore Luigi Masciolini di Ospedalicchio di Bastia Umbra, ha il suo verdetto: Francesco Rota ha avuto una condanna a 19 anni, Tomas Poropat a 18 anni e mezzo, Bruno Albini a 16 anni e mezzo e Antonio Scozzafava, che sarebbe rimasto fuori della porta dell’abitazione, a far da palo, 6 anni.
La sentenza è stata pronunciata ieri mattina. Il sostituto procuratore generale Giancarlo Costagliola, aveva dato il suo placet ad una sorta di patteggiamento proposto dalle difese, basato sul gioco delle attenuanti.
Gli imputati sono difesi dagli avvocati Daniela Paccoi (Albini), Silvia Egidi e Bruzzese (Poropat), Giulio Piras, Salvatore Eugenio Daidone (Rota) e Vincenzo Rossi (Scozzafava).
Le pene sono state graduate anche in base al comportamento processuale tenuto e al fatto che e stata presentata, ai familiari della vittima, un’offerta reale (risarcimento del danno).
L’omicidio Masciolini ha rappresentato uno dei punti più alti della criminalità operante in Umbria. Sia perché praticamen-
te gratuito (un pestaggio per rapinarlo di pochi euro: poco più di 500), sia perché la violenza da ‘Arancia meccanica” si era scaricata sui due anziani: appunto il Masciolini e la moglie, entrambi ottantenni.
I banditi avevano ritenuto buone le informazioni, che m realtà erano una leggenda più che metropolitana di campagna, secondo la quale l’agricoltore sarebbe stato in possesso di un tesoro, sotterrato vicino casa e frutto della vendita di alcuni terreni. Quella notte la banda, partita da Perugia e formata da un gruppo di nomadi, si era portata sotto la casa del Masciolmi e era entrata in azione, mentre la coppia di anziani coniugi già dormiva. Il povero agricoltore era stato riempito di botte per farlo parlare e poi legato e imbavagliato e lasciato sul letto insieme alla consorte, che aveva seguito lo stesso trattamento, anche se meno brutale. Tutta la notte e tutta la mattinata (l’allarme era scattato nel primo pomeriggio) la coppia era rimasta sul letto, impossibilitata a muoversi e a chiedere aiuto. Probabilmente dopo poche ore, dalla fuga dei banditi, Masciolini era spirato per difficoltà respiratorie (gli avevano fratturato delle costole, nel corso del pestaggio).
I rapinatori assassini avevano goduto di alcuni mesi di libertà, poi le intercettazioni ambientali (avvenute nel carcere di località Sabbione a Terni, dove era ristretto l’Albini) e le indagini dei carabinieri avevano portato a scoprire gli autori dell’omicidio e della rapina. In primo grado Albmi, Porropat e Rota erano stati condannati a trenta anni di’ reclusione, mentre per Scozzafava erano stati disposti sei anni. I quattro avevano presentato ricorso e, nemmeno un mese fa, avevano chiesto il patteggiamento allargato.
Ora la vicenda dell’omicidio Masciolini va in archivio.

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