Bastia

Riflessioni sugli anziani

Cosa progetta Bastia per gli anziani? Dal paese con cittadinanza più giovane del comprensorio, forse diventerà fra le più vecchie, ci stiamo preparando? Da Progetto Bastia N°3

di Nadia Cesaretti

Sintesi dell’articolo completo che trovi al link  https://progettobastia.it/2023/05/anziani/

A Bastia nel 2031, secondo i dati Istat ci saranno 3.000 anziani, molti soli; il modello familiare di anni fa è saltato, i nati diminuiscono, le famiglie sono sempre più esigue, i figli vanno spesso fuori per lavoro, le abitazioni sono piccole. Ancora a Bastia vi sono rapporti di parentela, ma fra poco il problema si farà sentire con urgenza. Che fare?

A Bastia vi sono efficienti centri diurni per anziani autosufficienti o parzialmente autosufficienti, promossi dall’Asl o da privati. Occorre incentivarli e pensare a come affrontare fin da ora la qualità della vita degli anziani e malati non autosufficienti di domani. Trovare, riconvertire spazi adatti a loro. Le badanti straniere, che aiutano e assistono ora i nostri anziani saranno sufficienti e competenti? 

È meglio rimanere in casa propria, quando c’è, con una badante estranea, oppure pensare di incentivare, creare strutture controllate, con personale esperto, magari non le solite RSA che fanno pensare ad anticamere della fine della vita, strutture progettate con creatività e competenza?

Le paure della vecchiaia

Tutte le stagioni della vita portano con sé il tratto della problematicità, ma nella società contemporanea la vecchiaia viene percepita come qualcosa da nascondere o di cui potere fare a meno. Forse perché misuriamo la vita non più con la vita, ma con l’utile. Pensiamo invece a strutture che hanno lo scopo di aiutare e umanizzare la vita delle persone. Nel tempo della vecchiaia non releghiamo l’anziano allontanandolo dalla vita stessa, cioè non stacchiamolo da quello che dovrebbe essere la connessione generazionale.

C’è bisogno di anziani nella nostra società, ma finché la società non guarderà con occhi nuovi a questa necessità, non saprà inventare e strutturare servizi per anziani. Vivere da soli per gli anziani è drammatico soprattutto quando si dirada la rete sociale, familiare, degli amici. Gli anziani temono l’isolamento più della malattia. Isolamento vuol dire abbandono dell’ambiente familiare e del mondo dove si è vissuto.

Soluzioni abitative e assistenziali

È opportuno permettere agli anziani di vivere i loro ultimi anni dove hanno sempre vissuto all’interno della loro casa o famiglia. Questo richiede nuove soluzioni abitative e assistenziali, che siano adeguate all’esigenza dell’anziano. Vanno incrementate politiche attive per sostenere un’assistenza domiciliare integrata e continuativa con possibilità di cure mediche a domicilio e con la distribuzione di servizi che ora sono centralizzati. Tutto ciò non è semplice, ma un’alleanza attenta tra famiglie, sistema sanitario e sociale, volontariato hanno mostrato, in altre città, risultati sorprendenti. D’altronde con l’assistenza domiciliare sanitaria e sociale si evita di affollare gli ospedali e ricoveri in RSA che patiscono anche loro lunghe liste d’attesa.

Va incrementata la figura del care-giver professione già presente, inquadrare nella normativa altre figure per sostenere al meglio i nostri anziani.

Nei paesi del nord Europa vi sono delle esperienze interessanti, radicate sostenute dalle stesse Amministrazioni pubbliche. Si tratta del cohousing, una specie di vicinato elettivo in cui coesistono abitazioni private e servizi comuni; gli spazi abitativi sono costruiti in modo tale da salvaguardare la privacy di ciascuno e insieme soddisfare il bisogno di socialità consentendo una risposta efficace alla gestione di svariate questioni pratiche.

Va ribadito il diritto degli anziani a rimanere a casa propria, evitando il ricorso alle soluzioni residenziali che portano isolamento. Laddove non fosse possibile rimanere in casa propria c’è da preferire, progettare convivenze, case famiglia, senza allontanare gli anziani dai luoghi dove hanno vissuto.

Collocare questi luoghi al centro della città, in modo che gli anziani possano “vivere” l’energia della vita operosa. Sviluppare soluzioni di condivisione spontanea tra due o più anziani, mantenimento di rete di relazioni di persone conosciute, amiche. Comunità in alloggi pensate per persone con una ridotta autonomia funzionale, piccole unità familiari (fino a 7-8 posti letto) dove si assicura una vita relazionale soddisfacente.

Tenere presente che “la relazione è il fondamento dell’affettività” (V. Andreoli) e potere stabilire relazioni è costruire legami. I sentimenti sono dei legami tra persone, che formano un insieme che comunica attraverso uno scambio tra donare e ricevere: un bisogno esistenziale.

Cosa progetta Bastia per gli anziani? Ci stiamo preparando ad una città con popolazione sempre più avanti con l’età? Una città è bella da vivere oltre che per la comodità, per il tessuto viario, abitativo, anche per i servizi adatti alla comunità che la vive.

Recapiti

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