IL PROCESSO

Da venticinque milioni a zero. In un pari e patta con il risarcimento patteggiato nel processo penale per cui la seconda sezione giuridisdizionale centrale d’appello della Corte dei conti ha accolto il ricorso di Gesenu, Tsa, Gest e cinque tra dirigenti e dipendenti delle società che hanno gestito la raccolta differenziata dei rifiuti tra il 2010 e il 2015 nei 24 Comuni dell’Ati 2. A cui, appunto, secondo i giudici contabili, gli otto citati non devono più nulla a titolo di danno erariale per i servizi di raccolta e smaltimento dei rifiuti pagati indebitamente e «solo asseritamente svolti». Era questa, infatti, la contestazione nata dalle indagini del Corpo forestale dello Stato e della guardia di finanza per cui era stato quantificato un danno di 25.303.530,53 euro ai Comuni di Assisi, Bastia Umbra, Bettona, Cannara, Castiglione del Lago, Città della Pieve, Collazzone, Corciano, Deruta, Fratta Todina, Magione, Marsciano, Massa Martana, Monte Castello di Vibio, Paciano, Panicale, Passignano sul Trasimeno, Perugia, Piegaro, San Venanzo, Todi, Torgiano, Tuoro sul Trasimeno, Valfabbrica per il «pagamento di taluni servizi (trattamento, smaltimento e recupero) uniformemente previsti nei contratti di affidamento del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani, ma non effettuati o effettuati irregolarmente rispetto alle prescrizioni contrattuali, riferibili al segmento temporale gennaio 2010 ottobre 2015». Un’accusa che ha retto, davanti ai giudici contabili, fino al maggio scorso, quando la Corte dei conti dell’Umbria ha condannato al pagamento le tre società insieme a Giuseppe Sassaroli, Giuliano Cecili, Roberto Damiano, Luciano Sisani e Luca Rotondi per quella «non corretta esecuzione dei contratti stipulati» con i Comuni e anche «fatture per servizi di gestione e di trattamento dei rifiuti in realtà mai espletati né dalla Gest S.r.l., né dalle società Gesenu S.p.A. e T.SA. S.p.A. preposte alla gestione degli impianti di smaltimento di Ponte Rio, Pietramelina e Borgogiglione». Ma l’appello ha ribaltato tutto. In forza della sentenza di patteggiamento firmata dal giudice Natalia Giubilei che ha rilevato sì le attività considerate scorrette, ma riquantificando il danno in 336mila euro e spicci per Gesenu e 200mila per Tsa, già versati ai Comuni. Da qui, per il secondo grado della Corte dei conti la mancanza del danno erariale, che c’era, era di gran lunga inferiore ai 25 milioni richiesti, ma è stato di fatto risarcito. Come sostenuto nei ricorsi degli avvocati, tra gli altri, Francesco Falcinelli, Marco Paone, Mario Rampini, Ubaldo Minelli e Chiara Lazzari che comunque hanno sempre sostenuto la correttezza dell’operato dei loro assistiti, che hanno accolto con «sollievo» la decisione. «Decisione ha commentato il cda della Tsa – che mette la parola fine a una vicenda lunga e dolorosa per l’azienda e per la comunità». Egle Priolo

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