Vittorio Feltri
Già ieri, a botta calda, Libero si è occupato delle dimissioni di Enrico Mentana da direttore editoriale (settore informazione) di Canale 5. Ne abbiamo riferito con un articolo di cronaca raccontando i fatti senza emettere giudizi, visto che ancora non conoscevamo i contorni della vicenda.
Oggi, a bocce ferme, cerchiamo di riflettere sull’accaduto. Lo storico conduttore della principale emittente commerciale italiana, come ogni giornalista di razza, non intendeva rinunciare al trasferimento in prima serata del suo programma, Matrix, normalmente mandato in onda di notte, dato che la morte di Eluana, avvenuta in anticipo rispetto alle previsioni, non era una notizia qualsiasi. E sul piano strettamente professionale, meritava d’essere trattata tempestivamente così come d’altronde aveva deciso di fare la concorrenza con Porta a Porta di Vespa.
Quando all’amico Chicco hanno detto: no caro mio, niente modifiche ai palinsesti, si va avanti secondo la programmazione prestabilita, ovvio che egli si sia innervosito. Al posto suo avrei smoccolato quanto e più di lui. Un cronista di talento ama il proprio mestiere sempre, ma in presenza di un accadimento di particolare rilievo lo ama ancora di più e desidera mettere se stesso e la sua redazione alla prova, misurandosi con i colleghi.
È qualcosa di diverso dallo spirito sportivo che anima tutti, e di più intenso: scatta talvolta in noi addetti ai lavori una irrefrenabile voglia di fare; l’adrenalina invade ogni recesso del corpo, e quella voglia di fare si trasforma in frenesia. Ora, se uno ti ordina di lasciar perdere, come è successo a Mentana, la frustrazione è tale da sfociare nella più classica delle incazzature. Così è stato.
Enrico non ha sentito ragione. Hanno cercato di spiegargli che motivi contrattuali obbligavano l’antenna a rispettare i palinsesti e che comunque Matrix sarebbe stato trasmesso alla solita ora e sull’argomento autonomamente scelto dal conduttore. Però lui non si è trattenuto dall’esternare i suoi sentimenti: voi fra la tragedia di Eluana e il Grande Fratello date la priorità al reality? Che televisione è questa? Fin qui tutto normale.
In casi come questo il minimo ci si possa aspettare è una scenataccia da parte di chi è convinto delle sue opinioni e le esprime ad alta voce perché la passione supera la cortesia. Un uomo di temperamento si comporta coerentemente con quanto gli ribolle dentro.
Forse Mentana ha varcato il limite? Non so. Sta di fatto che, dopo le scontate rimostranze a difesa del proprio ruolo, egli ha dichiarato pubblicamente che di fronte all’inflessibilità dell’azienda era costretto a rassegnare le dimissioni. Ecco l’errore. Mai agire d’impulso sotto l’effetto dell’arrabbiatura (pur giustificata). Bisogna riflettere. Al massimo le dimissioni in determinate circostanze si minacciano privatamente; ma se si danno – affidandone la divulgazione alle agenzie di stampa – il rischio vengano accettate è alto.
Le hanno accettate.
Sicché, per cinque minuti di ira, Enrico si è fottuto lo stipendio non di quei cinque minuti, ma per un tempo privo di scadenza. Ne valeva la pena? Non credo. Nei suoi panni mi sarei morso la lingua, avrei detto a chi mi interrogasse sull’episodio che non era accaduto niente di grave, le solite beghe aziendali. E ci avrei dormito su prima di sbattere la porta.
Aggiungo. Sono persuaso che Mentana sia stato male interpretato. Non aveva alcuna intenzione di troncare i rapporti. Ha buttato lì una frase scema come capita mica soltanto a lui.
Perdio quante storie.
Piersilvio Berlusconi o altri si sono irritati a loro volta e la somma di due irritazioni ha provocato un casino francamente esagerato. Con risultati nefasti se una delle parti in causa – per esempio Mentana – non si spiegasse con l’altra per chiudere l’incidente in un percorso quasi ventennale e di sicuro soddisfacente, soprattutto per i telespettatori. Che non vanno privati di Mitraglia in cui si specchiano, trovandolo bravo e affidabile come in effetti è.
Ovvio, per fare un passo indietro occorre coraggio, il coraggio di chiedere scusa, magari. Forza Enrico, fallo. Dimostra chi sei, una persona seria e non un ragazzino isterico, impertinente e incapace di riconoscere una piccola debolezza, quella di essersi fatto trascinare dall’impeto tipico del giornalista vero. Chiedere scusa pubblicamente per aver generato un equivoco non è segno di arrendevolezza, bensì di maturità.
Tanto più che – parliamoci chiaro – Eluana è stata sfruttata in ogni modo, e pure vergognosamente, dai cattolici, dai laici, dal presidente della Repubblica, dalla politica nel suo complesso. E gli italiani a un certo punto erano disgustati dal can can, anche mediatico, e ieri sera, appreso della sua morte, hanno tirato un sospiro di sollievo. Meno male, poverina, se n’è andata; almeno cesserà di soffrire, e lor signori cesseranno di disputarsela per farne un trofeo.
Il Grande Fratello (a me non piace e non lo guardo) in effetti ha fatto il pieno di ascolti; idem X Factor su Raidue. Per una ragione: la gente, oppressa dalla spettacolarizzazione del dramma (e dalle speculazioni) ha cambiato canale e si è ristorata con l’evasione pura, forse un po’ cretina, però digestiva.
Infine un appello a Piersilvio. D’accordo. Enrico ha avuto un attacco di pistolaggine. E che sarà mai? Conviene privarsene per una simile sciocchezza? Siamo davanti a un fuoriclasse che voleva soltanto fare il suo mestiere e si è offeso troppo per non averlo potuto fare. Non una sera qualsiasi, ma nella circostanza della morte di Eluana, una notizia grossa.
Piersilvio si accontenti delle sue scuse, e torni a regalare a tutti noi Matrix, che con Mentana ci piace tanto.
È una preghiera personale.
Credo che parecchi telespettatori la pensino come me.
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