DUE LETTERE. Dal tono franco e cortese. Così l’architetto Renzo Piano ha messo una croce sulla salvaguardia dell’ex casa-famiglia da lui progettata trent’anni fa nell’ex area Giontella a Bastia (nella foto). «L’edificio non solo non è più usato ma non è più utilizzabile per gli scopi per cui era nato. E francamente non me la sento di farne una battaglia»: così scrive l’archistar al sindaco di Bastia Umbra Stefano Ansideri,
primo promotore di una vasta opera di ristrutturazione dell’area. Un colpo per chi da mesi si è mobilitato per salvare l’ opera del maestro: in testa il professor Paolo Belardi, docente di disegno e architettura al dipartimento di ingegneria civile dell’Università di Perugia e l’associazione bastiola Oicos. Mentre avevano finora propeso per la demolizione il sindaco Ansideri (foto a destra) e la Asl 2, proprietaria della struttura. Una casa modulare in stato di degrado. Era stato tuttavia lo stesso sindaco di Bastia, dopo varie pressioni, anche mediatiche, a chiedere un parere sul da farsi a Piano. Che due giorni fa ha risposto, vergando una lettera con la sua inequivocabile firma dal pennarello verde. Nella missiva l’architetto ripercorre in breve la storia del sistema di «casa evolutiva», la casa ampliabile, con le pareti mobili, che ha ispirato il quartiere Rigo di Corciano e poi la struttura di Bastia. Ricordando il rapporto con la Vibrocementi Perugia, l’azienda di prefabbricati che ne ha promosso la sperimentazione e la dedica del progetto specifico di Bastia alla legge Basaglia. «Fu per me un progetto di militanza a favore di una legge e di un uomo per cui ho sempre nutrito rispetto e ammirazione», scrive Piano. Che alla fine chiude: «L’opera fu eseguita in modo difforme rispetto al progetto originale; mi risulta anche che la stessa in seguito fu ampiamente manomessa. Con questo non intendo ora rinnegarla ma in generale non credo alla ‘sacralità’ dell’opera (tanto meno in questo caso) mentre invece ho sempre creduto nella visione umana di Basaglia». Un apprezzamento l’architetto l’ha rivolto anche a Carlo Rossi, il giovane ingegnere che proprio sulla casa evolutiva umbra ha incentrato la sua tesi di laurea il maggio scorso. A lui Piano ha scritto appunto la seconda lettera. «La sua risposta alle mie numerose domande — racconta Rossi — è stata per me una sorpresa. E a rendermi felice è stato tanto più il libro ‘Giornale di bordo’ che mi ha allegato, autografato e completo di post-it all’interno per segnalare le parti d’interesse. Malgrado la sua risposta, la mia sensibilità per le tracce del contemporaneo continuerà comunque ad esserci». Chiaro in questo senso anche il parere di Belardi: «La mia posizione ideologica non cambia. Renzo Piano (il cui punto di vista peraltro è più che comprensibile) può permettersi di scartare l’ex casa famiglia: l’Umbria (e soprattutto Bastia Umbra) no! Perché Ovvero rimango dell’idea che la nostra regione deve cominciare a tutelare non solo il passato eccellente, ma anche il passato recente. Soprattutto quando è obliato ed emarginato. E siamo pronti a tante altre battaglie perse». Nel frattempo rimane in piedi (forse più saldamente) il prototipo di “casa evolutiva” di Solomeo, di proprietà della Prefabbricati Generali, già Vibrocementi.
Marta Gara