La storia dell’orinatoio di via del Teatro, troppo vicino alla Madonna con bambino

MAURO PONTI
BASTIA – In via del Teatro, di fronte al numero civico 17, c’era un vespasiano. Uno dei tanti che fungevano da sentinelle a salvaguardia del pudore, da scarico rapido per le incontinenze maschli. Spesso la loro collocazione era posta, per ovvi motivi, vicino alle osterie; in questo caso c’era sì la bettola di “Picchino”, in piazza Umberto I, ma la famiglia che abitava il civico 17 viveva il disagio piuttosto che l’utilità del servizio. Tutti i tentativi promossi dal capo famiglia, presso le autorità competenti, allo scopo di far rimuovere quella struttura erano falliti. La presenza dell’orinatoio era ritenuto infatti indispensabile in un’epoca contrassegnata da case fatiscenti, bagni all’aria aperta e il fiume come vasca per idromassaggio. Erano anni che la madonnina col bimbo in grembo, posta nell’edicola, senza numero civico, sul muro a poche decine di metri dal “vespasiano”, mal sopportava quel transito indecoroso di uomini briachi, barcollanti e dalla vescica gonfia: scalpitava per intervenire. Alla Madonna con Gesù bambino in grembo gli abitanti dei vicoli accreditavano qualità protettive. La credenza, che sfiorava la scaramanzia, si era consolidata durante la seconda guerra mondiale quando nonostante gli aerei anglo-americani bombardassero, quasi ogni giorno, il vicino aeroporto di Sant’Egidio soltanto danni di scarso rilievo erano stati procurati a quelle povere e decadenti abitazioni e il popolino aveva subito associato i fatti a lei, la Madonnina. Insomma la Madonnina “contava” eccome! Ma lo scandalo si ebbe quando nulla lo lasciava presagire: in occasione del Corpus Domini, quando la processione imboccò via del Teatro. Come sempre apriva il corteo sacro Scanapino, col passo traballante e la croce tra le mani, subito dietro lo stato maggiore della chiesa che faceva da apripista al Santissimo, portato a spalla da quattro energumeni, seguiti dalla moltitudine dei fedeli. Il “vespasiano”, ogni anno, in quella circostanza, veniva avvolto in una coperta damascata color rosso bordeaux. Razionalmente resta inspiegabile come al passaggio del Cristo quel paramento, così ben ancorato, cadde mostrando le “vergogne”. Il priore, a quell’attimo di sconcerto e di silenzio, contrappose, intelligentemente, il tono di voce più alto rimarcante il rosario e il passo rapido di chi s’affretta perché altrimenti perde il treno. Il Cristo accelerò non prima di guardare la Madonnina e se stesso bambino. Ci fu cenno d’intesa? Nessuno può dirlo, ma tutti possono ricordare che, nelle domeniche successive, il priore parroco, dal pulpito più ascoltato dalla gente d’allora, inveì contro chi “permette l’esistenza di certe vergogne” in condominio con l’immagine più sacra della cristianità. La pressione della pubblica opinione sull’amministrazione comunale divenne insostenibile e i tecnici, incaricati di relazionare sulla cosa, ammisero l’incompatibilità del sacro col profano e così, con la “pezza d’appoggio” in tasca, il sindaco emise l’ordinanza d’abbattimento del vespasiano.

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