Bastia

Prove di società inter-etnica

Le proposte di don Francesco Fongo per migliorare l’integrazione 
 
 di ADRIANO CIOCI



BASTIA – Il rapporto tra le numerose comunità di stranieri presenti sul territorio e la cittadinanza appare sempre più spesso nel percorso pastorale del parroco don Francesco Fongo. Una sana integrazione nella società locale in questo senso non può essere il frutto di improvvisazione o di un programma privo di strategie.
In base a questi principi la chiesa locale sta mettendo a punto una serie di incontri preparatori che possano condurre, in primo luogo, alla individuazione delle necessità e successivamente a forme meno generiche di coesione.
«Ci eravamo proposti – dice don Francesco – di iniziare un serio lavoro di integrazione umana e sociale. Ora è necessario partire con qualche iniziativa, anche se modesta. E’ importante agire di comune accordo, coordinando le varie competenze. La nostra riflessione culturale potrà promuovere l’inserimento degli stranieri nel nostro territorio e il confronto con le loro culture».
Attualmente gli stranieri iscritti all’anagrafe bastiola come residenti sono circa 900 unità, poco meno del cinque per cento dell’intera popolazione.
La comunità più numerosa è quella albanese, seguita dalla marocchina, dalla rumena, dalla tunisina e da quella della Costa d’Avorio. Sino ad ora le iniziative di carattere sociale e culturale indirizzate verso gli stranieri, ed in particolare gli extracomunitari, sono state sporadiche e non hanno prodotto sufficienti momenti di coesione e di confronto.
Il parroco interviene anche su un altro fronte: quello della riscoperta della vera essenza della politica. «Sottopongo all’attenzione di tutti – dice – la necessità di creare una ”scuola di politica” che faccia riscoprire a tutti, soprattutto ai giovani, il valore dell’Educazione Civile e Politica e il senso del Bene Comune».
Inoltre don Francesco Fongo aggiunge che, a suo parere, «il polo museale dell’antica Chiesa di Santa Croce potrà essere un luogo e un’occasione favorevoli per ripartire con impegno guardando al futuro. A tale proposito mi si permetta una considerazione: si sta correndo il rischio di confondere la ”vera cultura” con una mentalità di sola conservazione. La cultura è memoria del passato, ma per costruire il presente e il futuro».


 

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