A Bastia i test d’ingresso di Infermieristica, Ostetricia, Logopedia Fisioterapia, Tecniche di radiologia e Tecnico di laboratorio
BASTIA UMBRA – E’ la dura vita del candidato.La sveglia che suona quando fuori è ancora buio, l’ansia di fallire, il viaggio in auto fino a Bastia Umbra, l’attesa per l’ingresso,l’identificazione e il bigliettino da pescare con le proprie mani per l’assegnazione del banco.E’ il giorno del test d’ingresso peri corsi dilaureadelle professioni sanitarie dell’università di Perugia. E’ martedì 11 settembre e in palio, per chi supereràilquiz, c’è unacarriera universitaria da portare avanti.Nel corso di Infermieristica c’è spazio per 320 ragazzi, più 15 per il contingente extracomunitario. Ostetricia, invece, ne accoglierà 25, più 2 “stranieri”. Il corso di laurea in Fisioterapia aprirà le porte a 25 nuovi studentiuniversitari, più 3del contingenteextracomunitario.Anche Logopedia farà spazio a 25 ragazzi, ma non ci sarà nessunposto“riservato”per gli extracomunitari. Stesso quadro per il corso di laurea in “Tecniche di radiologia medica per immagini e radioterapia”. Tecniche di laboratorio biomedico, infine, prevede l’ingresso di 25 candidati, più 2 extracomunitari.Nel piazzale di Umbriafiere a Bastia Umbra si presentano in tantissimi.Gli iscritti al 30 agosto, però, erano 1826. Più nove extracomunitari in totale. Tant’è che nei due padiglioni l’università ha predisposto 37 settori da cinquanta posti l’uno.
Dentrola busta chiusa c’èil famigerato test d’ingresso.Ottantadomande: 40di cultura generale, 18di biologia, 11di chimica e 11 di fisica e matematica.
Dentro o fuori, con due ore di tempo esatte per rispondere (bene) a quanti più quesiti possibili.
“Ma è un esercito”, commenta una ragazza appena scesa dall’auto dei genitori. Poi imbraccia subito il libro di anatomia e comincia a ripassare.
Ancora prima delle 7.30, orario indicato dall’università per presentarsi al test, il parcheggio di Umbriafiere è già nel caos. Traffico in tilt e pattuglia di vigili urbani intenta a regolamentare il passaggio dei veicoli.C’è chi è arrivato direttamente con la valigia, chi con la famiglia, chi da solo per evitare lo stress delle conversazioni forzate prima diunmomento cruciale.L’aria, trai candidati, è tesa anche senon sembra.Tutti tengono stretto in mano il modulo di iscrizione,la carta di identità e la ricevuta di versamento dei sessanta euro. “Ma tu hai studiato, stavolta?”, chiede un ragazzo che ha acceso tre sigarette una via l’altra. L’altro, più alto e più robusto, lo fissa e risponde: “E’ sempre lo stesso,io provo.Poi vediamo”.C’è anche chi, forse per ammazzare la tensione, fissa il vuoto senza dire una parola. Chi cammina con le cuffiette nelle orecchie e ripete le ossa del corpo umano,
chi sfoglia il giornale per prepararsi alle domande di cultura generale e chi non fa altro che giocherellare con il cellulare di ultima generazione. Poi le porte si aprono,eincominciala trafila per entrare nel padiglione 8 e nel 9. Alle 11, in tutta Italia,inizieranno ufficialmente i test d’ingresso.
“Non è possibile però, ci fanno arrivare prestissimo e ci lasciano qui fuori. Il problema non è il concorso,ma l’attesa.E’ snervante”, si lamenta Andrea. La mamma lo guarda paziente e lo incoraggia :“Dai, che poi alle 13 è tutto finito”. Sono partiti da Lecce, lunedì pomeriggio. Un viaggio lunghissimo per arrivare a Perugia, poi a Bastia.Non tutti, però, sono al primo tentativo. Giacomo è la seconda volta che si presenta: “Nel 2011 ho fallito e ho buttato un anno di tempo. Il problema è che non ho un ripiego. Io voglio fare Infermieristica,mipiace solo questo. Del resto non ne voglio nemmeno parlare.Poi ho sempre un piano b se sbaglio anche stavolta”.Giacomo lo descrive nei minimi dettagli, ma è meglio tralasciare.
Alle 10il “grosso” è fatto.Fuori dalle porte del padiglioni restano in pochissimi. Un ragazzoche di test ne ha fatti tantissimi. E così aspetta fino all’ultimo fuori, “tanto dentro che faccio. Sto seduto e basta”.Fuori c’è anche una ragazza che ha dimenticato la carta di identità. Niente documento, niente identificazione, niente test d’ingresso.Fissa il parcheggio e intanto chiama a ripetizione i suoi.Devono arrivare a Perugia e tornare in meno di un quarto d’ora. Sul filo del rasoio la macchina entra nel parcheggio, lei scatta e agguanta la carta di identità.E’ fatta, potrà fare il test.Alle 10.40 i portoni si chiudono e i padiglioni di Umbriafiere vengono isolati dal mondo.L’orologio digitale proiettato sul muro scocca le 11. Si comincia. Ottanta domande da affrontare. Alle 13 il tempo è scaduto. L’uscita ritardata dalle pratiche di consegna delle buste è quasi una liberazione. Il “domandone”, quello che ha messo in crisi tanti candidati, è questo: in che nazione si trova Melbourne? Gabriele vuole entrare a Fisioterapia: “C’erano troppi brani di comprensione logica. Era lungo e anche complicato”.Carolina, invece, è di un altro parere: “Io ho anche fatto quello di Medicina. E questo mi è sembrato molto più tranquillo”. Ilaria, tesissima all’ inizio della mattina, ha cambiato umore: “Sono stata concentrata e ho risposto a tutte le domande che sapevo. Se era difficile? Non so dirlo”.La parola definitiva, su chi è dentro e chi è fuori, la metterà il sito dell’Università con la
pubblicazione delle graduatorie.
di Lorenzo Federici
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