di VITTORIO FELTRI


Strano che nessuno se ne sia accorto. Neanche i giornali intelligenti e fini, tipo Repubblica e Corriere della Sera, che al tempo – recente – del governo Berlusconi erano occhiuti, anzi occhiutissimi (superlativo iperbolico), e non si lasciavano sfuggire una virgola. Ora sono ciechi, forse volontari della cecità, sicuramente partigiani al punto da tacere la grande presa per il culo organizzata ai danni degli italiani deboli, quelli che avrebbero dovuto ridere nel vedere i ricchi piangere. Ci riferiamo ai veri poveri, ai pensionati. Affinché non ci si accusi di faziosità nel riportare la notizia, preleviamo il titolo da pagina quattro del quotidiano progressista fondato da Scalfari: “Pensioni. Ecco il mio riformismo. Prodi: da gennaio assegno più alto a 9.5 milioni di persone”. Esiste anche un occhiello (sopra il titolo). Ma prima di leggerlo, mi raccomando, indossate il pannolone: “Il premier prepara il conclave di Caserta. La priorità del 2007 è sviluppo, sviluppo, sviluppo”. Ancora: “Non c’è bisogno di cambiare fase. Insisto, è un cammino omogeneo che prosegue”. Vi prego di tenere ben presenti queste parole, comprenderete quale beffa è stata riservata agli anziani sfigati con assegno di quiescenza da fame. Il presidente del Consiglio con toni trionfalistici annuncia: da gennaio più soldi a quasi dieci milioni di povericristi. E un cittadino in buona fede pensa: era ora si pensasse anche a loro; guarda guarda, questo governo tanto criticato è migliore di quanto si supponesse. Infatti. Sapete cari amici di quanto aumenteranno – mediamente – le pensioni dei suddetti sfigati? Dieci-euro-dieci al mese. Centotrenta all’anno. Viene la nausea a fare queste precisazioni. Dieci euro al mese sono un’umiliazione per chi fatica e fatica ad arrivare al 27. Ma è la realtà. La realtà di Prodi e del suo governicchio senza dignità né pudore. Come siamo giunti a certe amare conclusioni? Abbiamo fatto il conto della serva, abituati come siamo alla volgare concretezza di chi non crede ai venditori di fumo e di incenso. La somma complessiva destinata ai 9.5 milioni di pensionati per effetto del calo delle detrazioni fiscali ammonta a un miliardotrecentomilioni di euro che, divisi per il numero dei percipienti (9.5 milioni), fanno appunto 130 euro l’anno ovvero dieci mensili. Già, dieci al mese. Se questa non è una solenne presa per i fondelli, dite voi cos’è. Era il caso di sbandierare ai quattro venti una simile trovata? Era il caso di spacciarla per un segno di attenzione della sinistra verso chi, dopo una vita di lavoro, riceve meno di mille euro ogni trenta giorni? Per favore, Romano Prodi, un minimo di decenza. Lei sa, signor premier, che con dieci euro si riesce a stento ad acquistare sette litri di latte, il quale costa un euro e trenta centesimi al litro? Sa, signor premier ben nutrito di mortadella e tortellini che con dieci euro si comprano quattro chili e mezzo di pane (qualità così così)? Si capisce che non ha mai messo piede in un supermercato, che non ha mai avuto il problema di fare la spesa, che il menage di casa sua è affidato a una coppia di filippini, altrimenti sua moglie le avrebbe detto: scusa Romano, ma sei ubriaco? D’accordo, presidente, lei fa il bauscia per questioni di bassa bottega politica, e questo passi. Ma farlo sulla pelle dei pensionati poveri, sfotterli in questo modo denota una mediocrità morale allarmante. Identica a quella dei giornali fintochic che si prestano a fare da cassa di risonanza alle sue birbonate da imbonitore di piazza. E lo fanno per tornaconto. Ma prima o poi i poveri si accorgeranno: se i ricchi stanno con i comunisti o c’è qualcosa che non va nei ricchi o c’è qualcosa che non va nei comunisti.

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