di OSCAR GIANNINO*
Il premier ha mentito su Telecom e il suo braccio destro prende in giro l’Italia
Caro direttore, la libera stampa serve pure a qualcosa. Non tanto quando si parla di politica, argomento sul quale a ciascuno è legittimo tifare per questo o per quello, a patto di dichiararlo al lettore. È quando si tratta delle vicende economiche e finanziarie, che giornali come Finanza&Mercati e Libero servono mille volte più degli altri. Perché, per esempio sulla vicenda Telecom, si possono spiegare al lettore tutti gli enormi errori compiuti da Tronchetti Provera e dai suoi in cinque anni, cosa che Corriere e Sole non possono fare visto che ce l’hanno come azionista. E al contempo si può insieme insorgere come un sol uomo senza che il lettore sospetti lo si faccia per fare sci sci al proprio azionista, ora che è esplosa la bomba atomica delle improprie inframmettenze della Prodi merchant bank da Palazzo Chigi. Una cosa da Quarto Mondo, perché oggi neanche più nel Terzo i governi si permettono di allungare le mani impunemente su società quotate che valgono in Borsa trenta miliardi di euro: per timore che altrimenti il grande capitale estero volga le spalle e metta su quel Paese una croce sopra. Invece, nell’Italia di Prodi avviene impunemente. Con un disprezzo totale di ogni elementare regola che vuole l’imprenditore libero di ciò che è suo, mentre il governo dovrebbe solo occuparsi di regole generali e non certo di assetti o compravendite proprietarie. Noi di Finanza&Mercati lo abbiamo scritto sin dal primo giorno, che Prodi mentiva affermando che della vicenda Telecom non sapeva nulla. Mentiva due volte perché non solo sapeva e ne aveva parlato con Tronchetti più volte, ma soprattutto perché era stato il governo a intervenire a piedi uniti nel processo decisionale della società. Prima appoggiando le proposte disegnate dal banchiere d’affari prodiano Claudio Costamagna della Goldman Sachs in cui anche Prodi aveva trovato riparo dopo la presidenza europea, proposte intese a far nascere da Telecom e Sky un terzo polo televisivo e multimediale per picchiare in testa Berlusconi. Poi, di fronte alla malaparata di un Murdoch che giustamente ha mandato a stendere chi dall’Italia gli proponeva di conferire la sua Sky a una Telecom dove sarebbe rimasto in minoranza, ecco da Palazzo Chigi un’altra bella trovata, il dettagliato piano fatto piovere sul tavolo di Tronchetti a inizio settembre. Se Tronchetti accettava di togliersi di mezzo dalla rete fissa, per uscire dal buco nero dei 40 e più miliardi di debiti, ecco che lo Stato avrebbe fatto intervenire la Cassa Depositi e Prestiti con un pacco di miliardi di euro, per assumere la partecipazione di controllo di una rete fissa scorporata e quotata in Borsa. La rete fissa telefonica sarebbe tornata pubblica secondo il disegno di “grande fratello” prodiano che vuole accorpare Terna, Sna e telefoni in un unico mostro di Stato, Tronchetti salvato ma impresentabile perché salvato dalla politica, Prodi e i suoi contenti. Il piano è su carta intestata della segreteria del premier, e inoltrato da Angelo Rovati, eletto deputato in quanto personale raccoglitore di finanziamenti elettorali di Prodi. Uno che grazie al ruolo ombra di collettore con rapporti di prim’ordine, ed ecco perché al suo matrimonio qualche giorno fa si è radunata tutta l’Italia del coté prodiano. L’opposizione deve svegliarsi Rovati non è stato molto bene in salute, e ciò mi induce a qualche remora nel dire ciò che segue, ma non è per malanimo. Il problema non è Rovati, che ieri dalla Cina s’è presa la colpa per coprire il mentitore, affermando che il piano è una elaborazione personale insieme a un amico che sa d’impresa e finanza. Non sapevano come ingannare il tempo, a palazzo Chigi, e allora dalla segreteria han pensato bene di recapitare un pensierino. Con tutto il rispetto, nessuno che conosca Rovati può credere unsecondo alla sua tesi, che è una schietta difesa del premier. Il problema non è Rovati, è Prodi. Il piano è roba sua e dei suoi banchieri, e che il premier dalla Cina abbia detto con faccia schifata che lui non ha niente da dire prova solo che è pronto a mollare nelle peste il povero Rovati, destinato al ruolo di vittima come i tanti che di Prodi si sono fidati, prima di sperimentarne nelle difficoltà le qualità machiavelliche. L’opposizione e Berlusconi devono svegliarsi. Pensate se una simile invasione di campo fosse venuta alla Telecom da un Bruno Ermolli su carta intestata di Berlusconi premier. La procura di Milano avrebbe aperto un fascicolo per associazione a delinquere ai fini di aggiotaggio, interessi privati in atti d’ufficio e chi più ne ha più ne metta. La Consob avrebbe immediatamente sospeso a fini cautelari il titolo Telecom per impedire ai soci l’incorporazione nel valore del danno patrimoniale minacciato dall’intervento di un premier affarista. Ricordatevi che per aver fatto una battuta ai giornalisti su quanto sarebbe stato utile ac corpare i marchi Ferrari e Alfa Romeo nel momento buio della crisi Fiat, Berlusconi fu massacrato, si disse che voleva farsi padrone in casa altrui, un pirla che non sapeva fermare la lingua. Un atto gravissimo di affarismo politico E ora che dall’ufficio del premier si mette per iscritto che solo con l’esproprio di Stato Tronchetti si può salvare dai debiti e dai provvedimenti dell’Autorità per le comunicazioni – fossi in Corrado Calabrò che la presiede, a proposito, ricorrerei al Capo dello Stato e alla magistratura, visto che quella frase è una violazione palese e gravissima dell’indipendenza garantita dalla legge – ora che tutto questo accade, possibile che a nessuno sia venuto in mente di chiedere l’immediata convocazione di una commissione parlamentare d’inchiesta? Nessuno che faccia uno straccio di esposto alla magistratura? Nessuno che mandi un atto interlocutorio alla Consob? Nessuno che capisca che un simile atto mette il nostro Paese alla berlina dei mercati di tutto il mondo, come giustamente ha scritto il Wall Street Journal? E i ds che Prodi e Rutelli tanto hanno bastonato l’anno scorso accusandoli di interessi impropri in vicende bancarie, che cosa fanno, dormono? Non hanno niente da dire, sugli artigli di Prodi in Telecom, dopo San-Intesa? Ma allora è proprio vero, caro direttore. Prodi è figlio della gallina bianca. A lui tutto è possibile, impunemente. Non l’avrei mai immaginato, di dover sperare che il suo più motivato nemico fosse alla fine un prudente equilibrista come Tronchetti Provera. Ma una cosa è sicura. Sicuramente l’Unione farà quadrato, la Procura non interverrà, e alla fine anche Tronchetti troverà la quadra. Ma, su Prodi, nulla potrà cancellare l’onta di questo gravissimo atto di affarismo politico. Potrà essere quadrata e compiacente, la legione di banchieri, giornalisti, brasseur d’affaires che gli è cresciuta intorno. Ma è un’Italietta che, da ieri, emana ancor più cattivo odore.
*Vicedirettore Finanza&Mercati
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