Bettona A marzo l’udienza preliminare per il depuratore. La procura: “Ecco come inquinavano”
PERUGIA – (Pant) E’ stata fissata per lunedì 14 marzo l’udienza preliminare davanti al giudice Massimo Ricciarelli per i presunti illeciti nello smaltimento dei reflui degli allevamenti suinicoli nel depuratore di Bettona. Il sostituto procuratore Manuela Comodi presenterà la richiesta di rinvio a giudizio per 26 indagati, tra amministratori e tecnici comunali, soci e dirigenti della Codep (la cooperativa che gestisce l’impianto comunale) e responsabili locali dell’Arpa. Secondo le indagini svolte dai carabinieri del nucleo ecologico guidati dal capitano Giuseppe Schienalunga, avrebbero costituito una vera e propria associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, responsabile di disastro ambientale, avvelenamento delle acque e abuso d’ufficio. Ipotesi di reato, queste, respinte dalle difese dei 26 indagati rappresentati tra gli altri dagli avvocati Ubaldo Minelli, Alessandro Bacchi, Francesco Falcinelli e Nicodemo Gentile. Al termine dell’udienza, il gup Ricciarelli deciderà se rinviare a giudizio gli indagati. L’indagine, chiamata “Laguna de Cerdos”, nasce dall’esposto dell’ex sindaco di Bettona Stefano Frascarelli nel 2006 e di altri che volevano portare alla luce un “sistema”. In tre anni ha evidenziato, secondo il pm Comodi – che nell’ordinanza del 29 luglio 2009 firmava undici arresti e apriva una strada sconosciuta nell’Umbria verde – una imponente attività di smaltimento illecito di rifiuti industriali di origine zootecnica, “un sistema ben consolidato e fortemente collaudato negli anni individuando l’intero ciclo dal momento della produzione dei rifiuti fino alla loro abusiva utilizzazione finale sui terreni, il tutto pilotato con perizia dal sodalizio attraverso un’efficientissima rete costituita da aziende produttrici dei rifiuti, un impianto comunale di depurazione, automezzi messi a disposizione per i trasporti e connivenze di pubblici ufficiali”. Enormi quantitativi di rifiuti sono stati così “smaltiti mediante spandimento su limitatissime superfici di terreno (300 ettari invece dei 3mila necessari secondo la legge) per fittizie attività agronomiche (e senza autorizzazione) realizzando delle vere e proprie discariche abusive ed arrecando un enorme e non definibile danno all’ambiente e alla salute”. Danno che, sostengono gli inquirenti, ha comportato l’avvelenamento di acque destinate all’alimentazione umana e un vero e proprio disastro ambientale su una vasta area dovuto all’elevata concentrazione di azoto contenuto nei rifiuti. In sostanza per l’accusa, la Codep era il baricentro dell’intera movimentazione illegale, gli amministratori comunali i complici, l’Arpa ne favoriva gli illeciti.
Corriere-2011-01-12-pag21