Calendimaggio e polemiche Intanto prove di dialogo tra le opposte fazioni
Il priore dela Parte de Soto chiede il pagamento della multa di cinquemila euro
ASSISI – (Fla. Pag.) Potrebbero finire in tribunale le vicende del Calendimaggio 2010 relative al bando di sfida letto dalla Nobilissima Parte de Sopra che prendeva di mira personaggi in vista della Magnifica Parte de Sotto, con alcuni riferimenti sgraditi nei confronti alcuni partaioli rossi che per questo avevano querelato le controparti blu, cui sarebbe arrivata la ‘notifica’ che il giudice non ritiene possibile l’archiviazione del procedimento. Il bando di sfida dei mammoni era già stato al centro di una serie di ricorsi della Parte de Sotto al Consiglio dei Saggi, che avevano squalificato per due anni il Priore Aleardo Pelacchi, il Gran Cancellario Andrea Pennaforti e i due banditori che avevano materialmente letto un bando diverso da quello consegnato prima della sfida e ‘censurato’ dal presidente dell’Ente Calendimaggio Salvatore Ascani. Alle squalifiche si era aggiunta anche una multa da 5.000 euro che Sopra non ha ancora pagato, tanto che il Priore Delfo Berretti ha scritto ai Saggi chiedendo che “compatibilmente con gli impegni del collegio, venga anticipata la seduta prevista a novembre e che siano ivi decisi tutti i contenzioni in essere”. Berretti ricorda come le decisioni dei Saggi fossero state rinviate per esperire un tentativo di conciliazione, “ma a tutt’oggi non solo il sottoscritto non è stato contattato dal signor Mauro Casciola -l’ex massaro che si era impegnato a prendere contatti con me al fine di cercare una soluzione bonaria e che non fa più parte del consiglio della Parte de Sopra, cosa che gli rende impossibile trattare con Parte de Sotto”. Insomma, per il Priore “non c’è più spazio per alcun margine di trattativa” (per quanto riguarda le sanzioni), anche vista “la perla elaborata da un consigliere di Sopra che ha pubblicato in una pagina accessibile a chiunque una serie di insulti ingiuriosi e diffamatori nei miei confronti. Ritengo – conclude Berretti – che non possa né debba essere ritenuto ammissibile che mia figlia Margherita (per fare un esempio) trovi pubblicate sul web frasi pesanti e offensive nei confronti di suo padre”. Dopo i rinnovi dei rispettivi direttivi, le due Parti hanno comunque messo in piedi un accenno di dialogo su come evitare che fatti come il bando della ruota negli anni ‘80 o quello ancora senza soprannome del 2010, si ripetano. I vertici delle Parti si incontreranno per decidere una sorta di ‘patto tra gentiluomini’ comune che rafforzi le regole scritte.
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