Bastia

Prende per il collo il figlio tredicenne e gli rompe una costola: condannato

LA SENTENZA

Cinque mesi di condanna e il pagamento di un risarcimento. Ma probabilmente non c’è risarcimento che tenga, se la parte lesa è tuo figlio. Una storia brutta, bruttissima. Come particolarmente brutte sanno essere le situazioni che vedono genitori e figli l’uno contro l’altro, con la violenza che esplode fra le mura di casa e che arriva addirittura in tribunale. Proprio come questo caso.

LA RICOSTRUZIONE

La follia di famiglia si scatena a Bastia. Ci sono un padre 54enne (all’epoca dei fatti, avvenuti a inizio 2020) e un figlio poco più che tredicenne. Un’età non facile, in cui spesso la ribellione all’autorità genitoriale e in particolar modo quella paterna si sostanzia in quotidiani atti di disubbidienza. Un discorso generale probabilmente applicabile anche a questo in particolare, perché pare che il padre sia arrivato a prendere per il collo il figlio e a provocargli delle ferite proprio al fondo di una lite. Comportamento assolutamente e comunque da censurare, dal momento che la via della violenza è sempre quella sbagliata per risolvere qualunque disputa e lite. Ma tant’è. Nelle carte giudiziarie e in particolare nel Decreto di citazione a giudizio firmato dal sostituto procuratore Gennaro Iannarone si legge come l’uomo avrebbe «afferrato al collo» il figlio «e sbattendo più volte contro il portone della sua abitazione (e contro la maniglia) gli cagionava una lesione personale, consistente in “frattura dell’arco anteriore dell’ottava costola di destra”». Una ferita tutto sommato di non gravissima entità da un punto di vista fisico. Ma le conseguenze psicologiche sul ragazzino e su tutto il rapporto familiare sembrano essere state particolarmente dolorose e dannose. Dopo quell’evento, la madre del minore (assistita dall’avvocato Gianni Dionigi) si è costituita parte civile nel processo nei confronti del marito, imputato per lesioni personali nei confronti del figlio aggravate, si legge ancora nel decreto di citazione a giudizio, «per aver commesso il fatto contro il proprio discendente».E se in fase dibattimentale si è molto discusso proprio sulle modalità di quanto accaduto, con l’imputato difeso dall’avvocato Gianfranco Angeli che ha duramente contestato le responsabilità a lui imputate sostenendo come le parole del minore «per acchiapparmi mi ha perso per il collo e mi ha sbattuto sulla porta» non avrebbero trovato riscontro nel referto di pronto soccorso dove si parla di spinta contro un mobile. Ma ora c’è da sperare in un rapporto che possa riprendere.

Mi. Mi.

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