Bastia

Pozzi inquinati a causa della trielina

E’ la causa più probabile anche se si attendono i risultati definitivi Cittadini inferociti

BASTIA UMBRA – Rinnovata l’ordinanza sindacale che vieta l’utilizzo delle acque che provengono dai pozzi privati. Il che significa che i cittadini che fino a poco tempo si approvvigionavamo in modo indipendente rispetto alle norme dettate dall’ acquedotto comune e, soprattutto, che non dovevano pagare per ricevere l’acqua, adesso si ritrovano a dover provvedere diversamente: ovvero a dover acquistare acqua minerale o a dover contrarre un contratto con l’Umbra Acque. Il punto è che quest’ultima decisione non deriva da una libera scelta, bensì dal fatto che l’Arpa, agenzia regionale per l’ambiente, ha dichiarato, ribadendolo anche ieri, che dai controlli effettuati sulle acque in questione risulta che queste contengano una sostanza che, con buona probabilità, potrebbe essere simile alla trielina. Sono ancora ignote le cause della presenza della sostanza presso le falde acquifere, le indagini non escludono ancora molteplici ipotesi, sebbene la natura chimica dell’inquinamento lasci immaginare che tutto potrebbe essere stato causato da scarichi non a norma compiuti da qualche attività specifica. La verità verrà alla luce solo al termine degli approfondimenti in corso, per cui ancora non si sa quanto si dovrà aspettare. L’attesa non aggrada molto la cittadinanza, specie quella colpita dal divieto e, cioè, residente presso via dei Platani, via dei Mandorli, la strada statale Centrale Umbra 75, il confine comunale con Assisi, via dei Tigli, il percorso ciclo-pedonale e via dei Ginepri. “Per quale motivo dobbiamo pagare per utilizzare l’acqua che potremmo attingere gratuitamente dai nostri pozzi? – chiedono provocatoriamente alcuni cittadini della zona bastiola di San Lorenzo – non è giusto che a pagare le scorrettezze di qualcuno dobbiamo essere noi, che quasi tutti abbiamo orti e campi da annaffiare e animali da custodire. Come potremmo farci risarcire i danni, non solo economici, che stiamo subendo?”
Alberta Gattucci

Corriere-2010-08-25-pag21

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