CENTRODESTRA IL MOTIVO? «SCELTE POLITICHE NON CONDIVISE»
— PERUGIA — CONGRESSO PDL sotto la neve? Si, ma al di là del gelo siberiano che fa tremare gli umbri, si direbbe che, nel partito, la temperatura è cresciuta parecchio. Prima la rivolta dei sindaci e degli amministratori comunali che mettono in scena una loro polemica mozione, poi il rovente dissenso manifestato da Massimo Mantovani, lo stratega di non lontani successi territoriali (Todi, Assisi, Deruta…) conquistati dai berlusconiani. Il Congresso provinciale convocato per questa mattina a Ponte San Giovanni ha scandito per settimane un silenzioso conto alla rovescia, ma ora, all’improvviso, si è trasformato in un prorompente incendio. Il merito, o la colpa (secondo i fautori di un dibattito indispensabilmente unitario) è del sindaco di Montefalco, Donatella Tesei, e di Massimo Mantovani, entrati a gamba tesa alla vigilia di un confronto che doveva svolgersi all’insegna della più compatta tranquillità. La Tesei (assieme a Luca Briziarelli, Passignano, e ad altri numerosi amministratori comunali) ha deciso, per la segreteria provinciale, di contrapporre la propria candidatura a quella del duo Andrea Lignani Marchesani-Massimo Monni che, nominati dai vertici nazionali, hanno coordinato il partito perugino negli ultimi tre anni. La Tesei e il suo gruppo reclamano considerazione, rispetto e spazio nel contesto di un confronto interno che, a loro avviso, è quasi inesistente. Massimo Mantovani picchia ancora più duro: arricchendo la requisitoria con decine di episodi legati a nomi di dirigenti del Pdl, ha, in sintesi, mosso due particolari rilievi: uno di ordine politico, l’altro di tipo regolamentare. In sintesi: «I coordinatori umbri (fatto salvo Luciano Rossi) hanno continuato a curare i loro personali interessi, rifiutandosi di fare politica vera e privilegiando la loro particolare bottega. Sono andati dietro alle preferenze, non ai voti del partito. Si sono chiusi nel recinto, lasciando ai margini chi poteva dare contributi per la crescita generale. Con ciò dimostrando la volontà di non competere, malgrado tanti segnali ci dicano che è possibile rovesciare il sistema della sinistra umbra. Si son fatti dare gli ordini da Roma, soprattutto da Cicchitto». E sul regolamento: «Ho scritto al segretario nazionale Alfano per chiedere il rinvio del Congresso perché soltanto una minima parte dei nostri 6mila iscritti ha ricevuto la dovuta convocazione congressuale. E’ evidente che si vuole fare una riunioncina con gli esiti scontati».
Gianfranco Ricci

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