Bastia

POLITICI DA BUTTARE

di VITTORIO FELTRI


È scoppiato il petardo. Massimo D’Alema si è accorto che la politica batte in testa, come una vecchia automobile che ha fatto troppi chilometri e fatica a salire di giri, sbuffa, “tossisce”, alterna scatti a pause preagoniche. Il ministro degli Esteri ne ha parlato in una intervista a Maria Teresa Meli del Corriere della Sera e ha paragonato l’attuale congiuntura a quella degli anni Novanta, quando accadde l’imprevisto: la crisi dei partiti tradizionali, un po’ ottocenteschi, acciaccati dai successi della Lega, dalle tremende botte di Mani pulite, dall’ansia di cambiamento che spingeva alla rivoluzione. Il malessere di oggi ha origini diverse e non minaccia di montare fino a trasformarsi in terremoto. Tuttavia fa paura perché trasmette segnali di disgusto, di sfiducia verso il Palazzo. L’allarme di D’Alema non è caduto nel vuoto. De Rita si è espresso così: “menefreghismo disprezzante”. Illy sostiene: “C’è ancora troppa corruzione, i giudici non hanno concluso il lavoro”. Filippo Ceccarelli sulla Repubblica denuncia: “due italiani su tre non stimano il Parlamento”. E sullo stesso giornale, Ilvo Diamanti, sociologo col dono della prosa pulita, ha supportato la teoria dello sbandamento con statistiche meritevoli di attenzione. Si tratta di capire come mai soltanto adesso ci si renda conto dello scontento serpeggiante. A mio avviso da parecchio tempo si percepisce una grande delusione in tutti gli strati della società. Eccone i motivi: 1) La montagna di regole nuove fissate quindici anni fa ha partorito un topolino. Sostanzialmente non vi è stata alcuna mutazione nel sistema. Il pentapartito è stato sostituito dal Polo berlusconiano. (…) Il Pci si è scisso in due tronconi, ha inventato l’Ulivo con i democristiani di sinistra sopravvissuti. E gli antichi meccanismi si sono adattati a un bipolarismo imperfetto o, meglio, sgangherato. Null’altro. Il personale politico, i dirigenti di entrambi i fronti – salvo alcune eccezioni – sono i medesimi della Prima Repubblica: mestieranti, avvocaticchi, gente modesta che ha ripiegato sulla carriera parlamentare per mancanza di alternative. Specialmente al Sud, lo scranno di onorevole rappresenta ancora un punto d’arrivo o un mezzo sicuro per passare da un grigio anonimato al club dei notabili locali. Il deputato che rientra al venerdì nel proprio collegio è accolto dacompaesani che si levano il cappello e si inchinano; riceve i “clienti”, promette e talvolta mantiene. Se ce la fa a durare un paio di legislature, si garantisce una pensione di lusso e una ribalta da sfruttare a vita. Non importa se a Roma il peone non si è mai distinto, se in aula non ha mai aperto bocca, se è stato soltanto un numero. 2) Le campagne elettorali sono sempre più costose. Però chi investe e riesce a piazzarsi in una Camera gode di privilegi imbarazzanti. Un esempio per tutti. L’onorevole ha diritto a un paio di portaborse il cui stipendio è rimborsato dallo Stato. Il deputato rinuncia ai portaborse? Non importa. Il rimborso lo incassa lo stesso e invece di spenderlo in compensi se lo tiene. A fine mese il tribuno del popolazzo intasca non meno di ventimila euro. Buttali via. 3)Chivoglia sapere per filo e per segno quanti e quali siano i benefit degli inquilini del Palazzo si legga il saggio “La Casta” di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella. C’è da ridere e anche da incazzarsi. Gli italiani si incazzano. Pensano: a me tocca pagare tasse su tutto, sul reddito sullabenzinasugli alimentari (e Ici e Iva e contributi, una filza di balzelli), mentre lorsignori mangiano gratis, viaggiano gratis, percepiscono una bella indennità eccetera. Anche il barbiere è in offerta speciale, zero euro. Un tempo chi scriveva queste cose era liquidato con un termine spregiativo: qualunquista. Oggi usa: populista. A dimostrazione di quanta ignoranza sia permeato il linguaggio della politica. Il populismo è il babbo del comunismo, nativo della Russia. Né qualunquismo né populismo, in ogni caso, impressionano i cittadini. Che alzano le spalle e si limitano a disprezzare chi ricorre a simile lessico. Un fatto è assodato. La politica è talmente squalificata che nelle famiglie borghesi del Nord (grande o piccola borghesia, senza distinzione) non c’è un genitore che sogni per il figlio un avvenire da assessore o deputato. Studia o lavora, ragazzo mio. 4) Il livello dei politici è rasoterra. Nei programmi televisivi d’informazione (quelli di punta) si vedono le solite facce e si sentono dire le solite banalità, luoghi comuni. Quando Berlusconi era presidente del Consiglio, la sinistra (sindacati e simpatizzanti) era in bambola. Non trovava argomenti all’infuori di questo: gli stipendi non bastano, le famiglie crepano di fame, l’Italia è sull’orlo del precipizio, stiamo andando a catafascio. Oggi che c’è Prodi, e l’andazzo delle paghe e della pensione è immutato, la stessa sinistra – D’Alema in testa – descrive il Paese come un Eldorado: l’economia ha ripreso a correre; il Pil va da Dio; la disoccupazione è calata; gli occupati sono aumentati. E abbiamo pure il tesoretto. La verità? È tutto come una volta. Un po’ peggio. I poveri sono poveri. I ricchi se ne sbattono, altro che piangere. 5)Aproposito di pensioni. Se ne discute da anni. Si annunciano riforme risolutive cheperò non vengono attuate. Fu Marini il primo ministro del Lavoro, nel ’90 e dintorni, a tentare una revisione. Fallimento. Poi ci provò Berlusconi. Fallimento. Poi ci provò Dini. Fallimento. Poi ci provò Maroni. Fallimento. Adesso è il turno di Prodi. Fallirà pure lui. Anche perché i sindacati – autentici dinosauri -nonsi rassegnano al fatto che la gente campi più a lungo e riscuota l’assegno troppi decenni per consentire alle casse dell’Inps dinonprosciugarsi. L’effetto è scontato. Si allarga la base di chi incassa e si restringe quella di chi versa i contributi. L’unico rimedio è andare in quiescenza a 65/68 anni, uomini e donne (che ci vanno con cinque anni d’anticipo, cioè molto presto). Ma una cosa del genere non si può dire, è equiparata alla bestemmia. Sicché si tira avanti senza riformare un tubo. 6) La legge elettorale è un tormentone. Non se ne può più. Desideravamo il maggioritario e ci hanno dato il semimaggioritario. Casini e Fini hanno modificato in parte la norma, e ne è uscita una schifezza che non piace neppure a chi l’ha scritta e approvata. Oggi la riforma è un’emergenza. O la si fa o non si scioglie il Parlamento. Non la faranno, così resteranno inchiodati al seggio. Molti parlamentari però hanno il terrore del Referendum, che la stravolgerebbe. Quindi polemiche, polemiche. E immobilismo totale. Dei referendum si fidano pocogli italiani, perchéne han-no votati una caterva, inutilmente. 7) La sanità è poco apprezzata. Un decreto ha aumentato la quantità di spinelli che si possono fumare. Poiuntizio guida ilpullmandopo essersi sparato una canna, fa secchi alcuni bambini e finisce in galera.Boh! Comefanno i cittadini a comprendere? E la giustizia? Non migliora mai. Prendono tre maestre e una bidella le sbattono in galera con l’accusa di pedofilia. Da quando in qua le donne sono pedofile? Infatti i giudici scoprono che forse è una bufala e le maestre e la bidella escono di galera. Due romene uccidono una ragazzaa ombrellateeunaè già stata scarcerata. Intanto Corona, il fotografo bullo di Vallettopoli, è dentro da due mesi e non si sa perché. Prigione preventiva. Non era un orrore? Sì, lo era e lo è. Ma non per Corona. Perché? È odioso. Però, che bella motivazione. 8) Dispiace se affronto il nodo delle ferrovie? Siamo l’unico Paese industrializzato (il sesto o settimo del mondo) a non avere l’Alta velocità. Bloccata dal governo su sollecitazione dei Verdi. Pazienza. E la Bassa velocità, quella deipendolari? Salite su un treno locale se avete il coraggio, signori Parlamentari. C’è da vomitare. Un cenno agli aerei. Abbiamo gli aeroporti più scassati del mondo civile; ma non sarebbe niente se gli apparecchi volassero. Manco per niente. L’Alitalia è nella palta da venti-anni-venti. È tecnicamente fallita. Ma quei bravi ragazzi che ne riscuotono lo stipendio (un numero spropositato) pur consapevoli di aver contribuito a massacrare la Compagnia di bandiera, sapete che fanno? Scioperano. Intelligenti. Cosa si aspetta a chiudere bottega? Chesiano d’accordo i sindacati. Andate a scopare il mare. 9) Autostrade. Incredibile. Sono le medesime degli anni Sessanta. Di mezzo secolo fa. Avete presente quella del Sole? Percorretela, se avete fegato. E la Milano-Brescia? Altro che centrodestra e centrosinistra. È un miracolo che ai politici non abbiamo ancora tagliato la testa. Non si condanna un Paese a stare senza aerei, a stare anche senza macchine perché le autostradesonoobsolete, e care.Come trasportiamo le merci, a dorso di mulo? In compenso dobbiamo pagare pagare pagare tasse tasse tasse. Non viene il sospetto che vi inseguiranno coi forconi? Crisi politica? Disaffezione? Ma va’ là. Solo ripugnanza e desiderio di mettervi le mani addosso. 10)Vi piacciono le scuole? Ci sono più insegnanti che studenti. Ogni tre minuti assumete dei precari laureati che non sanno fare altro se non stare seduti in cattedra, a scaldarla. Gli edifici fanno ribrezzo. Sporchi, luridi. Si fumano più spinelli nei pressi delle aule che dentro le discoteche. Peròmancano gli asili-nido per le donne che lavorano. E anche le materne. Veniamo agli ospizî per anziani. Se non ci fossero quelli dei preti, i nostri nonni, cari laici dei Dico e dei Direi, creperebbero per strada. Se non ci fossero gli oratori e le parrocchie, dove andrebbero i ragazzi a trascorrere il tempo libero, nei centri sociali dei noglobal? La Giustizia italiana si regge sul sistema carcerario. Bene. Recatevi in visita a una galera. Un insulto alla dignità dell’uomo. 11) Per concludere, la spazzatura, i rifiuti. Napoli, la Campania sono sepolti nella sporcizia, da sempre. Il Comune e la Regione sono rossi da decenni. A Brescia e a Milano con l’immondizia bruciata (inquinamento vicino allo zero) si riscaldano migliaia di condominî, e non c’è in giro un sacchetto di sporcizia. Perché a Napoli, in Campania la gente ha la sozzeria al collo? Detto tutto questo vidomandate, signori della politica, perché ci state sulle scatole. Occio ai forconi. Ve li infileranno nella schiena dove la carne si fa morbida.

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