Bastia

Please Diana, musica per evadere dalla realtà

«Crediamo molto nella nostra musica ed in quello che facciamo»
di DANILO NARDONI
Bastia Umbra
Quello che desideriamo fortemente è uscire da una realtà provinciale che ostacola lo sviluppo professionale del musicista». Sono questi i sogni, o almeno i desideri, di una giovane e talentuosa band di provincia. I Please Diana, partendo da Bastia Umbra e Assisi, hanno tutte le carte in regola per fare il grande salto. Ma sono consapevoli che la strada è lunga e tortuosa.
«Se riusciremo ad ottenere questo — proseguono — sarebbe già un ottimo risultato e continueremo a lavorare fieri dei risultati ottenuti in passato e delle possibilità che il futuro ci riserva. Siamo davvero soddisfatti di quello che siamo riusciti a costruire fino ad ora perché crediamo molto nella nostra musica ed in quello che facciamo come singoli musicisti, perciò siamo certi che avremo tante altre cose da dire».
Ma per conoscere meglio questi cinque ragazzi facciamo anche un passo indietro, rispetto a quello che sono stati: «Oggi — dicono — rispetto alle precedenti esperienze si è palesata subito una grande organizzazione, e con del duro lavoro, ben finalizzato, si è raggiunta presto una profonda alchimia fra i membri del gruppo».
Tra pregi e difetti, nel loro caso la bilancia pesa più dalla parte dei punti di forza: «Non solo secondo noi, ma anche a detta di altri, il nostro punto di forza è l’energia che esprimiamo con la nostra musica e l’impatto che abbiamo durante i concerti. Il nostro difetto principale è probabilmente l’esperienza.
Siamo tutti musicisti molto giovani e abbiamo quindi ancora moltissimo da imparare e da migliorare, ma questo non ci spaventa e anzi possiamo dire di aver fatto degli enormi passi avanti in questo primo anno insieme».
Per quanto riguarda la scelta del nome, la storia che ci raccontano i membri della band è abbastanza strana. «Il nome — spiegano — non è stato scelto tanto per il suo significato, quanto per la gradevole assonanza tra le parole. Ci ha ispirato, in particolare, un brano dei Silverchair: “Ana’s Song (Open Fire)”. Le parole con cui inizia il brano sono “Please die Ana”, perciò abbiamo pensato di mescolare insieme le lettere e di cambiare il significato per ottenere, alla fine, il nome della nostra band». Parlando del genere che fanno sicuramente la definizione più calzante è quella di “alternative/indie rock”. E per i testi è evidente una scrittura di getto, «che nasce da sensazioni provate in particolari momenti e poi trascritte quasi in tempo reale». Quindi, attraverso musica e testi, qual è il “messaggio” o meglio le sensazioni che principalmente volete esprimere? Nelle nostre canzoni gli argomenti affrontati sono, principalmente, il senso di libertà e l’evasione dalla realtà. Questi due concetti emergono da situazioni quotidiane che tutti siamo costretti ad affrontare, soprattutto noi ragazzi. Problemi come la mancanza di lavoro, il futuro incerto, la mancanza di possibilità
per allargare i nostri orizzonti ci toccano in continuazione».
La scelta della voce femminile è stata fatta dopo averci meditato sopra?
«La formazione originale era stata pensata in modo differente. La scelta della voce femminile è arrivata in un secondo momento e non è avvenuta in maniera ponderata. Successivamente ci siamo resi conto che è stata una scelta veramente azzeccata».
Come vanno i rapporti fra di voi? Siete un gruppo affiatato anche fuori dallo studio e lontano dal palco?
«Far parte dei Please Diana è come far parte di un gruppo di amici molto affiatati senza i quali difficilmente riusciresti a stare. Pensiamo che la nostra forza sia anche in questo. Ci frequentiamo molto spesso anche al di fuori dell’ambito musicale e non riusciamo ad essere seri per più 10 minuti. Questo clima così amichevole ci permette di sopportare le tensioni e lo stress e di sostenerci a vicenda. Questo lo si capisce anche osservandoci nei concerti. Ci sono sempre dei piccoli momenti in cui di fronte all’imperfezione o all’errore durante l’esecuzione i nostri sguardi si incrociano magari con
l’intento di rimproverarsi come può sembrare a molti, ma poi quello sguardo serio diventa subito un sorriso».
Cosa bolle in pentola per quanto riguarda futuri concerti o partecipazioni a festival, rassegne, concorsi?
«Stiamo facendo il massimo per poter essere presenti in tutto il territorio nazionale. Recentemente abbiamo suonato a Pesaro, per il contest Rock al Centro, e a breve avremo alcune date a Roma. Nel frattempo stiamo anche preparando uno show acustico per poter suonare anche nei piccoli club».

Nata nell’estate del 2011, la band ha poi inserito la voce di Gloria Bianconi

BASTIA UMBRA — Il gruppo è nato nell’estate del 2011. Il nucleo primario, con membri provenienti da Bastia Umbra e Assisi, comprendeva Alessandro Nardecchia al basso, Federico Croci alla batteria, Marco Sensi come cantante/chitarrista e Filippo Bovini alla chitarra. L’idea di inserire Gloria Bianconi alla voce è arrivata successivamente. Dopo il primo demo, nel 2012 iniziano l’attività live, partecipando a vari concorsi e suonando in giro per l’Umbria e non solo: fanno parte della line-up del Riverock Festival 2012, suonano all’Urban Club di Perugia, al Contestaccio di Roma e vincono la finale del Talent Show Festival 2012 di Nettuno.

In arrivo il loro primo disco ufficiale

Al Wild Flower Studio di Santa Maria degli Angeli il gruppo sta terminando le registrazioni di un album autoprodotto con 10 brani inediti

BASTIA UMBRA — Durante l’estate del 2011, i primi quattro membri dei Please Diana partoriscono insieme diversi pezzi, che vengono poi completati dal “funambolico” arrivo della cantante, Gloria Bianconi. Solo nel dicembre del 2011 ultimano il demo, contenente i brani “Sospiro”, “Cambiamenti” e “Quel posto che non c’è”.
«Al momento della registrazione del demo — raccontano — avevamo già un buon numero di tracce a disposizione e abbiamo quindi scelto quelle che ci sembravano più rappresentative. Comunque questo demo ha soltanto un valore dimostrativo, nel senso che era funzionale ad una prima presentazione della band, e fortunatamente è servito allo scopo. Proprio per questo è stato totalmente autoprodotto e registrato in home-recording a casa del nostro chitarrista».
Ma per i Please Diana ora i tempi sono più che maturi per un lavoro più completo: «Stiamo terminando le registrazioni del nostro primo album ufficiale al Wild Flower Studio di Santa Maria degli Angeli, che cogliamo l’occasione per ringraziare. Il cd conterrà 10 brani inediti e sarà autoprodotto, ma non escludiamo possibili aiuti in futuro, sperando che questo lavoro, in cui crediamo molto, susciterà l’attenzione di molte persone».
Dal lavoro vengono fuori tutte le loro influenze, riproposte e amalgamate insieme per un risultato molto originale. «Ognuno di noi dicono — ha un background musicale molto vasto, ma sicuramente gli artisti che ci hanno più ispirato in questo percorso sono Biffy Clyro, Foo Fighters e Paramore. Per quanto riguarda la scena alternativa italiana invece, prendiamo spunto da gruppi come Subsonica, Bluvertigo e Ministri».
I Please Diana ci svelano anche come viene costruito il loro momento compositivo: «Di solito la composizione di un brano parte sempre da idee molto semplici, che vengono poi sviluppate a tavolino. Preferiamo organizzare cosi il nostro lavoro perché questo metodo ci sembra meno dispersivo e ben finalizzato».

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